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Allarme baby-gangs a Varese: parla una vittima

Riguardo questo, una vittima lancia un appello: http://tuttiicriminidegliimmigrati.com/varese-nella-morsa-delle-baby-gangs-di-immigrati/

Varese – «Paura? No. In quel momento ho sentito soltanto una grande rabbia. Rabbia per non poter fare niente». Marco (il nome è di fantasia), è un ragazzo di 16 anni che vive nel Gallaratese.
Un anno fa è stato aggredito da una baby gang, fenomeno che a Varese sta purtroppo diventando sempre più frequente, come dimostra il blitz dell’altro giorno in stazione ai danni di un ventenne e quello di corso Moro contro due fidanzatini: «Vicino al McDonald’s di Busto – racconta – Erano in tre. Ma di fatto soltanto uno di loro mi ha aggredito. Gli altri due gli facevano da guardaspalle».
L’aggressore, poi identificato, aveva all’epoca 17 anni. «Gente di m….. – aggiunge Marco – Insomma gente che è meglio evitare – dice spiegando il perché dell’anonimato richiesto – vorrei evitare di andarci di mezzo o che magari facciano qualcosa alla mia famiglia».
La tecnica utilizzata dalla baby gang è stata classica: il ragazzino accerchiato e isolato dal gruppetto di amici. Le minacce di botte: faccia a faccia con tre persone.
«Nel mio caso volevano i soldi. Continuava a chiedere i soldi – racconta il ragazzo – Ed è lì che mi è montata la rabbia. Erano in tre, io ero da solo. Rabbia per non poter reagire, per non essere in condizioni di fare niente. Nessuna paura, soltanto rabbia. Probabilmente per una ragazza è diverso. Probabilmente è peggio». Frustrazione e impotenza. Sei all’angolo, chi ti aggredisce è poco più vecchio di te.
Ma la gang è composta da più persone, mentre tu sei solo. Dura qualche minuto, poi finisce. Marco ha fatto la scelta giusta: «Ho denunciato quello che era successo», racconta il ragazzo.
Ha spiegato l’accaduto ai genitori e poi si è rivolto alle forze dell’ordine. Molti ragazzi non lo fanno. Molti stanno zitti per paura. «E sbagliano – spiega l’adolescente – Certo c’è un attimo di apprensione. Pensi che magari potrebbero vendicarsi. Ma stare zitti è la cosa più stupida che si possa fare». E per più di una ragione.
«La prima – dice Marco – è che se tutti stessero zitti questi continuerebbero indisturbati a fare ciò che fanno. E quello che è capitato a te, tacendo, gli consenti di farlo a qualcun altro. E questo non è giusto».
La seconda ragione è pratica e sensata. «Se stai zitto, se subisci, si accaniranno contro di te. I bulli ragionano così. Se la prendono con quello debole, con quello che resta in silenzio. Così può accadere che, se credono tu sia così la prima volta pretendono dieci euro, poi ne vorranno venti , poi ti minacceranno per avere il cellulare» prosegue Marco. E così via.
Alcune delle aggressioni registrate nel corso dei mesi hanno lasciato le vittime in mutande. Letteralmente.
Nel senso che i baby rapinatori tra minacce e botte oltre a cellulari e denaro si sono fatti consegnare anche vari capi di abbigliamento firmati. «Io ho superato quello che mi è successo – racconta Marco – Non ho minimamente cambiato le mie abitudini o smesso di frequentare i posti che di solito frequento. Non ho paura. E cambiare il modo di comportarsi, essere apprensivi sarebbe come dar loro soddisfazione».
«È successo, ho denunciato, è superato. Continuo per la mia strada: gente così non va nemmeno calcolata». Sulla denuncia Marco insiste: «Anzi faccio appello a chiunque si trovi in questa situazione:ditelo. Rivolgetevi alle forze dell’ordine. Altrimenti – conclude il ragazzo – è come se vi avessero aggredito due volte».

http://www.laprovinciadivarese.it/stories/Cronaca/io-vittima-di-una-baby-gang-ho-reagito-denunciando-tutto_1038426_11/

“Filmiamo i borseggi” nella metro, per il Fatto sono ‘pericolosi giustizieri’

 

Il rischio della giustizia fai da te in metropolitana contro i borseggiatori. Cittadini che “vigilano” sulla sicurezza nelle stazioni più affollate della Metro A più frequentate dai turisti. Filmano con i cellulari i tentativi di borseggio e condividono i video su un blog ‘Romafaschifo’. Scambiano informazioni e propongono soluzioni, spesso molto forti, su come risolvere il problema dei piccoli borseggiatori, spesso di etnia rom, che popolano le metro derubando i turisti distratti. Aspiranti rondisti contro baby rom. E’ il caso diGiulia, una studentessa napoletana che da mesi lancia i suoi video nel web. Le soluzioni? Ecco qualche commento ai video postati su Facebook: “Io spero sempre che prima o poi salti fuori qualche giustiziere della notte che faccia giustizia da solo, visto che a questi nessuno fa niente”, scrive un anonimo. E la percezione dell’insicurezza a scatenare la rabbia degli utenti. Una percezione corroborata dalle risposte dei vigilanti privati che lavorano nelle stazioni della metropolitana: “Noi abbiamo le mani legate, non possiamo fare niente”. La situazione sembra lasciata all’improvvisazione – e soprattutto alle reazioni – dei viaggiatori che sono circa 300 mila al giorno. Minimizza il portavoce dell’azienda dei trasporti della Capitale, Vincenzo Saccà: “Non ne facciamo un problema di ordine pubblico. La statistica è dalla nostra parte. Finora non è mai successo niente”. E forse proprio perché non è successo nulla, l’Atac (l’azienda di trasporti capitolina) ritiene di dover fare dei tagli su questa voce del proprio bilancio: nel 2012 la spesa per vigilanza privata e pulizie è diminuita di oltre 3,5 milioni di euro rispetto al201149,5 milioni del 2012 contro 53 milioni del 2011. Fonti Atac riferiscono che anche il 2013 è un anno caratterizzato da ulteriori tagli. Gli agenti dell’Italpol, incaricati alla sicurezza nelle stazioni di Roma dicono di non poter intervenire per contratto: “Noi abbiamo il compito di salvaguardare il patrimonio e non di fare ordine pubblico”. Ma mentre si taglia sulla sicurezza, le forze di polizia, grazie a una convenzione tra Atac e Regione Lazio, viaggiano gratis. Come deterrente contro i furti. La percezione dell’insicurezza, però, è rimasta la stessa: sono comparsi cartelli, scritti da semplici cittadini, che avvertono i turisti di fare attenzione ai borseggiatori. C’è anche chi ha ripreso, all’interno della metropolitana, la reazione di un viaggiatore che assiste a un tentato borseggio: “Ti prendo a bastonate se non te ne vai”. Abbiamo contattato anche l’assessore ai Trasporti del Comune di Roma, Guido Improta, che non ha voluto però rispondere alle nostre domande sul tema  di Annalisa Ausilio e Loredana Di Cesare

 

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Uccise tre persone a picconate, Kabobo vuole sconto di pena


Milano, 10 dicembre 2013 – La difesa di Adam Kabobo, il  ghanese che lo scorso maggio ha ammazzato a colpi di piccone tre passanti a Milano e recentemente ha tentato di strangolare il compagno di cellaha chiesto il giudizio abbreviato, condizionato a un approfondimento della perizia psichiatrica.

In merito deve decidere il giudice per l’udienza preliminare Manuela Scudieri. In ogni caso i legali che assistono Kabobo hanno chiesto in subordine l’abbreviato semplice, che in caso di condanna concede lo sconto di un terzo della pena.

PERIZIA PSICHIATRICA – Kabobo si trova, sin dall’inizio della sua detenzione, nel reparto psichiatrico del carcere. “Appena arrestato era stato messo in una cella da solo – aveva chiarito l’avvocato – ma poi gia’ da pochi giorni ha avuto altre persone con lui”. Secondo il difensore, pero’, “il pericolo che accadessero episodi violenti” di aggressione era stato evidenziato chiaramente nella perizia psichiatrica che ha messo nero su bianco, oltre alla sua “pericolosita’ sociale”, sia il rischio di gesti suicidiari e autolesivi che di atti “eterolesivi”.

Perizia che pero’, sul fronte processuale, ha descritto Kabobo come capace di partecipare al procedimento penale e “capace di volere” al momento del fatto, tanto che pochi giorni fa il gip Andrea Ghinetti, accogliendo la richiesta del pm Isidoro Palma, ha disposto per il ghanese il processo con rito immediato, fissando l’udienza per il 28 gennaio in Corte d’Assise.

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Ius soli: arrestato 14enne pakistano che terrorizzava giovani

Brescia 18 settembre 2013 – Un gruppetto di amici un po’ esaltati che terrorizzava i giovani del paese con minacce ed estorsioni, senza alcuna remora quando c’era bisogno di ricorrere alla violenza. Una vera baby gang il cui ‘capetto’ altro non era che un ragazzino di 14 anni, di origini pakistane, finito agli arresti domiciliari per rapina, estorsione e appunto lesioni. Vittima prediletta un ragazzo appena più grande, un 17enne residente in zona: negli ultimi mesi era stato preso di mira più volte, tanto da non poter più uscire di casa da solo. Un paio di giorni fa l’ennesima aggressione: avvicinato dal 14enne poi arrestato, era stato minacciato e percosso, gli erano stati rubati gli occhiali da vista. Il giovane figlio di immigrati ha poi chiesto un vero riscatto: “Se vuoi indietro i tuoi occhiali devi darmi 50 euro”. Il giovane aggredito allora ha trovato il coraggio che cercava, e ha raccontato tutto ad una pattuglia della Polizia Locale. Le indagini si sono risolte in tempi brevi: il ragazzino violento è stato rintracciato e arrestato. Ora si trova agli arresti domiciliari, in attesa di nuovi sviluppi.

http://www.bresciatoday.it/cronaca/baby-gang-montichiari.html

 

 

Magrebini aggrediscono donna e bambino brandendo una catena

Non c’è pace in via Emilia ovest, in quell’area che termina con il cavalcavia della Madonnina e che vede affacciarsi il parco Ferrari, il purtroppo famoso palazzo Lamba, via San Cataldo, laterali e parallele. In questi giorni il degrado che già parla da solo si condisce di episodi criminosi. È ancora “fresco” il tentato stupro ad una ventunenne in via Guerrazzi, “colpevole” soltanto di essere uscita dal lavoro e di essersi incamminata per raggiungere la casa del fidanzato, che già è stato commesso un altro reato. Sempre ai danni di una donna, una mamma con il suo bambino di nove mesi e sempre di sera, non a notte fonda. Prima delle 22 dell’altra sera infatti era arrivata una chiamata molto preoccupata alla centrale della polizia che fa scattare sul posto una Volante. Un residente aveva spiegato come di fronte al palazzo Lambda, in strada, s’era creato un fitto capannello di gente. Un principio di rissa fra stranieri ed italiani, un mix piuttosto esplosivo. Il capannello si era formato invece perché una donna aveva subìto una aggressione a scopo di rapina: le sue urla, le sue richieste di aiuto avevano fatto scendere gente in strada.
La donna di 40 anni, come poi ha spiegato lei stessa agli agenti, era andata a fare una passeggiata nel parco Ferrari e stava rientrando a casa, con il bambino di nove mesi nel passeggino. Quando è stata all’altezza del palazzo Lambda è stata affrontata da due maghrebini. Uno aveva una lunga catena per chiudere le biciclette e la brandiva con fare eloquente, l’altro era entrato in azione, cercando in più tentativi di strapparle la catenina d’oro che portava al collo.
La mamma ha fato resistenza, ha urlato, si è formato il capannello di gente, è arrivata la Volante. Uno dei due banditi ha saltato la recinzione del palazzo e si è subito dileguato, l’altro ha avuto la brillante idea di infilare le scale dell’edificio. È stato così inseguito sino al quarto piano quando un agente l’ha raggiunto, sulla balconata, e gli ha infilato le manette ai polsi. Si tratta di un tunisino di ventisei anni, residente a Campogalliano: è stato pertanto arrestato per tentata rapina aggravata e per ubriachezza molesta. Tre mesi fa durante un controllo venne sorpreso, sempre ubriaco, alla guida senza la patente e con attrezzi da scasso ed alcuni coltelli. Con lui c’era un passeggero: magari potrebbe risultare il complice della rapina dell’altra sera. Ci sono pure le telecamere del palazzo che possono fornire indicazioni utili in questo senso, visto che i due sono stati immortalati. I dati del passeggero, infatti, sono già noti alla polizia dopo appunto quel controllo di maggio.

http://gazzettadimodena.gelocal.it/cronaca/2013/08/10/news/mamma-con-un-bambino-aggredita-da-rapinatori-1.7561533

Rapine in villa: immigrati puntano pistola alla tempia di imprenditore

VENEZIA 19 luglio 2013 – Aggredito, picchiato e rapinato. L’agguato ieri verso mezzanotte ai danni di Vanni Doretto, 46 anni titolare del ristorante “Ai Pini”, al civico 21 di viale dei Gabbiani del Lido Altanea di Caorle. Il commando, armato di pistola, si è fatto consegnare un bottino tra i 20 e 25mila euro, per poi legare la vittima in casa e scappare. Un colpo in piena regola che si è concluso con l’abbandono dell’auto con cui i malviventi si sono messi in fuga. Una Mercedes Classe A che i banditi hanno abbandonato a 100 metri dall’abitazione di Doretto, in via Pollastrona 8 ad Altanea. Da quella vettura gli investigatori dell’Arma hanno iniziato le ricerche, a partire dalle impronte digitali. Con ogni probabilità la banda, composta da tre persone, proviene dall’est Europa. Le imprecazioni pronunciate infatti alla vittima non lascerebbero molti dubbi sulla loro origine.

Doretto dopo aver chiuso il locale, si è diretto a casa con l’auto e al momento di scendere è stato subito aggredito dai tre, coperti in volto dal passamontagna. Con la pistola in mano (pare una semi automatica), il gruppo ha trascinato il ristoratore in casa, dove vive da solo. Lo hanno malmenato per farsi dire dove fosse la cassaforte, che l’uomo non ha mai installato. Ne è nata una colluttazione, in cui Doretto ha cercato di difendersi, ferendo uno dei banditi alla mano e strappandogli il passamontagna. Poihanno caricato la pistola e gliela hanno puntata alla tempia. La banda ha raccolto il consistente bottino in contanti, legando la vittima in casa con cravatte e cinture. Poi i tre si sono messi in fuga con la Mercedes che avevano a disposizione ed il cellulare del commerciante. In realtà i tre hanno percorso solo un centinaio di metri, poi hanno abbandonato l’auto, che non risulta rubata, poco dopo per mettersi in fuga tra i campi circostanti. A notare il gruppetto è stata una guardia giurata che vive in zona, che poi ha raccontato tutto agli investigatori.

Intanto Vanni Doretto è riuscito a liberarsi e a chiedere aiuto al 112 con l’aiuto del vicino. Subito sono arrivati i carabinieri della Compagnia di Portogruaro e di San Donà che hanno setacciato la zona, senza trovare i banditi. Una battuta durata per tutta la giornata con i militari della Compagnia diretta dal luogotenente Corrado Mezzavilla, mentre il Nucleo operativo diretto dal Maresciallo Gianmarco Geminiani con i colleghi dell’Investigativo, agli ordini del maggiore Carmelo Graci e del capitano Enrico Risottino, stanno indagando sul caso, molto simile a quello accaduto 24 ore prima a Noale.

http://www.gazzettino.it/nordest/venezia/assalto_in_villa_i_banditi_puntano_la_pistola_alla_tempia_di_un_imprenditore/notizie/306170.shtml

Nuovo caso Kabobo a Milano: egiziano danneggia auto e assale passanti brandendo bastone

Urlava e brandiva un tergicristallo bastone minacciando i passanti e colpendo le auto in sosta che ha tentato anche di rovesciare a mani nude mentre sbraitava al cellulare. Agli agenti intervenuti non ha risparmiato spintoni, sputi e insulti: in 5 per bloccare la sua “resistenza attiva”. Il protagonista di questo episodio segnalato ieri in viale Bligny 42 alle 13.10, e’ un 30enne egiziano senza documenti e con precedenti, arrestato per danneggiamento, resistenza e violenza. Numerose chiamate di residenti hanno allertato ieri le forze di polizia che hanno trovato l’uomo urlare al telefono e intanto danneggiare 3 auto parcheggiate, di cui una colpita in pieno da una bicicletta da lui lanciata e una smart che l’egiziano ha letteralmente provato a ribaltare afferrandola dal basso, da solo. Nel tentativo di bloccare l’uomo gli agenti sono stati colpiti e strattonati piu’ volte. Portato poi all’ospedale San Paolo per accertamenti psichiatrici, non sono emersi problemi, mentre non sono ancora disponibili gli esiti degli esami tossicologici e alcolemici effettutati, quindi l’uomo e’ stato messo in arresto.

http://milano.repubblica.it/dettaglio-news/milano-16:00/10733

Stranamente repubblica.it parla di “tergicristallo”, ma il tg regionale parla di bastone. Non che cambi nulla, ma forse è un modo di ‘addolcire’ la notizia.

Parroco xenofilo derubato di 240mila euro da Albanese

 

VICENZA – Per circa dieci anni ha preso in giro e «dissanguato» il suo ex parroco, raccontandogli che era in gravi difficoltà e in serie condizioni di salute, e ottenendo così da lui, in diverse trance, un’autentica fortuna: la bellezza di 240mila euro. L’anziano religioso vicentino ha dato credito fino all’ultimo all’ex parrocchiano e solo quando le sue bugie sono diventate troppo grandi si è deciso a dire basta. Quando ormai però era già tardi: nel frattempo il 79enne aveva esaurito tutti i suoi soldi e pure quelli altrui – mosso a pietà aveva infatti ottenuto dei prestiti da alcune famiglie.

 

Realizzato che era stato raggirato, che era stato preso in giro, il parroco ha denunciato alle forze dell’ordine l’albanese di 35 anni residente a Vicenza, che dovrà presentarsi a processo questa estate, per rispondere del delitto di truffa continuata ed aggravata. Secondo l’accusa lo straniero aveva trovato il modo di spillare soldi all’anziano religioso, oggi 79enne e in pensione. Impietosendolo e muovendolo a compassione, gli aveva raccontato che si trovava all’estero, da solo, e per giunta in serie condizioni di salute che lo costringevano a sottoporsi a continui e costosi interventi, e a spostarsi da un paese all’altro per seguire delle cure. Ma era solo una montagna di frottole. Che ora gli costeranno il processo. Quanto ai soldi ottenuti con il raggiro, sono inevitabilmente spariti.

http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2013/27-marzo-2013/prete-truffato-un-parrocchiano-spariti-250-mila-euro-10-anni-212372491546.shtml

Padova: pensionato umiliato, derubato e ridotto in schiavitù da due immigrati

CATTIVI MAESTRI

PADOVA – Arrestati dalla squadra mobile di Padova due romeni responsabili di vessazioni nei confronti di un pensionato padovano, di cui sfruttavano le condizioni di inferiorità fisico-psichica e solitudine con continue violenze ed angherie. Della vittima ora si stanno occupando i servizi sociali. I due arrestati, secondo quanto è emerso nelle indagini della polizia, costringevano il pensionato a prelevare in loro favore la sua modesta pensione, prosciugandogli il conto in banca, e occupando persino la sua abitazione.D’intesa con il pubblico ministero euganeo, Benedetto Roberti, a tutela della persona offesa, la squadra mobile ha compiuto un blitz arrestando i due romeni per estorsione pluriaggravata e circonvenzione di incapace. «Ho per le mani una gallina dalle uova d’oro» diceva George Constantin Buruiana, 31 enne al telefono con i familiari, vantandosi della sua condizione di supremazia psicologica sul pensionato padovano, di fatto ridotto al ruolo di cameriere dell’arrestato, finito in carcere assieme al connazionale 36enne Mari Mugurel. Dal conto corrente dell’anziano sarebbero spariti nel giro degli ultimi sei mesi almeno 10mila euro, e il pensionato era costretto a tollerare la presenza in casa sua di banchetti a cui partecipavano fino a una ventina di romeni. Il blitz degli uomini della polizia è scattato quando il pensionato è andato a ritirare la pensione in posta. Il denaro, fotocopiato preventivamente dagli investigatori, è stato trovato, 800 euro in tutto, addosso ai due arrestati poche ore dopo il prelievo. Dell’assistenza dell’anziano si stanno occupando i servizi sociali del comune di Padova. Il pensionato vive da solo senza nessun familiare prossimo, a quanto risulta, che si prenda cura di lui.

http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2013/4-febbraio-2013/pensionato-prigioniero-due-romeni-arrestati-2113835914700.shtml

Rapita e violentata si salva dall’ex compagno

L’ha minacciata per sette ore con un coltello

Rapita mentre andava al lavoro, violentata e minacciata di morte con un coltello. A salvare un’infermiera di 40 anni dalla furia dell’ex marito, che voleva vendicarsi dopo la recente separazione, è stato nominare il figlio. Atterrito dalla prospettiva di doversi occupare del figlio, l’uomo, un marocchino di 50 anni, ha risparmiato la vita alla ex. I carabinieri lo hanno trovato mentre vagava nelle campagne di Bernareggio, dove viveva.

http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/videodallarete/1002126/se-mi-ammazzi-nostro-figlio-resterograve-da-solo-rapita-e-violentata-si-salva-dallex-compagno.shtml