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Verona: chiede carità con una mano e con l’altra borseggia gli anziani


Verona Sera

Verona, chiede carità con una mano e con l’altra borseggia gli

Verona, chiede carità con una mano e con l’altra borseggia gli anziani: altro arresto per la 24enne. In quattro anni è stata beccata quattro volte. Alcuni cittadini si erano recati Addirittura, in uno di questi furti, quello del 2 gennaio, in

 

Rom caccia povero italiano: “Qui non puoi stare!”

CREMONA – Decine di passanti, clienti e commesse hanno assistita alla scena: da una parte un italiano, curato, dallo sguardo sofferente ma dignitoso, che si avvicina a passo lento a chiunque transiti davanti al supermercato, per chiedere aiuto; dall’altra una giovane rom che si avvicina all’uomo che chiede l’obolo e che gli dice senza mezzi termini che se ne deve andare da lì, che quella non è la sua zona, che quello è il posto dove staziona una sua parente.

http://www.laprovinciacr.it/news/cronaca/76976/Lite-tra-questuanti–la-rom.html

Zingara picchia il figlio che non chiede elemosina

Picchia figlio che non chiede elemosina
(ANSA) – NAPOLI, 19 GEN – Il figlio di otto anni si rifiuta di chiedere l’elemosina e lei lo strattona e picchia per strada, in via Marina, nel cuore di Napoli, fino all’arrivo dei Carabinieri che denunciano la donna, una rumena di 30 anni, per
Mamma picchia il figlio che non chiede elemosinaAGI – Agenzia Giornalistica Italia
Si rifiuta di chiedere l’elemosina, la madre lo picchiaVesuvius.it
Napoli, madre picchia il figlio: si rifiuta di chiedere l’elemosinaUltime Notizie Flash
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Uccise tre persone a picconate, Kabobo vuole sconto di pena


Milano, 10 dicembre 2013 – La difesa di Adam Kabobo, il  ghanese che lo scorso maggio ha ammazzato a colpi di piccone tre passanti a Milano e recentemente ha tentato di strangolare il compagno di cellaha chiesto il giudizio abbreviato, condizionato a un approfondimento della perizia psichiatrica.

In merito deve decidere il giudice per l’udienza preliminare Manuela Scudieri. In ogni caso i legali che assistono Kabobo hanno chiesto in subordine l’abbreviato semplice, che in caso di condanna concede lo sconto di un terzo della pena.

PERIZIA PSICHIATRICA – Kabobo si trova, sin dall’inizio della sua detenzione, nel reparto psichiatrico del carcere. “Appena arrestato era stato messo in una cella da solo – aveva chiarito l’avvocato – ma poi gia’ da pochi giorni ha avuto altre persone con lui”. Secondo il difensore, pero’, “il pericolo che accadessero episodi violenti” di aggressione era stato evidenziato chiaramente nella perizia psichiatrica che ha messo nero su bianco, oltre alla sua “pericolosita’ sociale”, sia il rischio di gesti suicidiari e autolesivi che di atti “eterolesivi”.

Perizia che pero’, sul fronte processuale, ha descritto Kabobo come capace di partecipare al procedimento penale e “capace di volere” al momento del fatto, tanto che pochi giorni fa il gip Andrea Ghinetti, accogliendo la richiesta del pm Isidoro Palma, ha disposto per il ghanese il processo con rito immediato, fissando l’udienza per il 28 gennaio in Corte d’Assise.

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Non c’è Sky: detenuto massacra di botte agente

TORINO 24 Set – Aggrediti due agenti della polizia penitenziaria. E’ accaduto ieri mattina all’interno del carcere delle Vallette di Torino. Dove un detenuto marocchino di 28 anni ha colpito con calci e pugni i due per futili motivi, provocandogli diverse contusioni.
La denuncia arriva direttamnete da Osapp, sindacato autonomo di polizia penitenziaria. “L’episodio di ieri – sottolinea Leo Beneduci, segretario generale Osapp – al di là delle dirette conseguenze la dice lunga sulla situazione di un istituto penitenziario quasi completamente abbandonato a se stesso e in cui il personale teme ogni giorno di più per la propria incolumità nel prestare servizio in ambienti privi di controllo”. Per mettere fine ad una situazione esasperata ed esasperante, in cui gli stessi agenti sono continuamente esposti alle continue aggressioni di detenuti senza scrupoli, Beneduci chiede che “il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria si assuma le proprie responsabilità disponendo la sostituzione di direttore e comandante di reparto e per dare ai poliziotti in servizio – conclude – i necessari supporti”.

http://www.perotorino.it/attualita/16387-torino,-carcere-delle-vallette-detenuto-aggredisce-agenti

Stazione: Zingari ‘padroni’ dei distributori di ticket Atm, Pisapia ‘monitora’

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“Quello è il capo – dice l’impiegato Atm nella cabina del mezzanino, indicando un rom sulla quarantina – insulta gli altri questuanti e dà loro ordini. Sono una banda, sempre gli stessi. La conseguenza è che ultimamente, per intere giornate, quasi Un balletto con ruoli definiti e una regia affinata nel corso di centinaia di prove. Ognuno chiede l’elemosina di fronte alla ‘sua’ emettitrice, mentre un uomo controlla che nessuno pretenda soldi dal viaggiatore capitato al vicino di posto. Succede ogni giorno sotto la fermata Centrale della metropolitana, linea Verde. “Quello è il capo – dice l’impiegato Atm nella cabina del mezzanino, indicando un rom sulla quarantina – insulta gli altri questuanti e dà loro ordini. Sono una banda, sempre gli stessi. La conseguenza è che ultimamente, per intere giornate, quasi nessuno acquista biglietti alle emettitrici automatiche”. È vero: dai distributori presidiati dai rom i viaggiatori appena arrivati a Milano si tengono alla larga, preferendo mettersi in fila all’unico sportello con la presenza di un venditore.

Uomini e donne, adolescenti e anziani. Aspettano di fronte alle macchine e si offrono di aiutare chi passa a fare il biglietto per la metropolitana. Una volta che il turista si ferma – e accade molto
di rado – pretendono o prelevano il resto dalla cassetta della restituzione, come ricompensa per il ‘favore’ non richiesto. Se ai distributori di biglietti ferroviari, nella hall della stazione, la presenza di mendicanti è tenuta sotto controllo dai passaggi degli agenti della Polfer, nel mezzanino del metrò la richiesta di elemosina è organizzata e costante. “Chiamiamo la polizia ferroviaria, ma ci dicono che non è loro compito intervenire – racconta il dipendente Atm – ripetono ogni giorno che in metropolitana i controlli spettano ai vigili”.


La stessa Atm precisa: “Cerchiamo di contrastare questi comportamenti facendo passare ronde di nostro personale, ma non possiamo intervenire direttamente perché è un problema di ordine pubblico”. I vigili, dal canto loro, sostengono di non sapere come gestire la situazione, al punto
che in più occasioni i ghisa presenti alla Centrale hanno avanzato la proposta di spostare o addirittura rimuovere le emettitrici.

“Purtroppo oggi non esistono strumenti legislativi contro l’accattonaggio molesto – dice Daniele Vincini, segretario del sindacato dei vigili Sulpm – il sindaco dovrebbe varare ordinanze per permetterci di allontanare queste persone dalle emettitrici “. Anche quando le ordinanze
c’erano, sotto la giunta Moratti, le cose non andavano molto meglio. “Le sanzioni non le pagava nessuno – dice Danilo Tosarelli, delegato dei ghisa per Usb – è indispensabile un lavoro di intelligence per individuare chi gestisce e sfrutta il fenomeno”. L’assessore alla Sicurezza, Marco Granelli, spiega: “Da mesi la polizia locale ha intensificato i controlli contro scippo e accattonaggio molesto nelle zone turistiche”. E nello specifico, “monitoriamo i fenomeni di accattonaggio davanti ai distributori automatici Atm – dice Granelli – questi episodi coinvolgono le fasce sociali più fragili, come persone vittime di dipendenze da alcool e droga e giovani rom. Vengono allontanate, ma capita che nell’arco di pochi giorni si ripresentino, oppure ne arrivino di nuove”.

Granelli è geniale. Non dipenderà mica dal fatto che li ospitate nei campi nomadi?

BRUZZONE CHIEDE UNA PETIZIONE POPOLARE PER DIRE “NO … – Liguria Notizie


Liguria Notizie

BRUZZONE CHIEDE UNA PETIZIONE POPOLARE PER DIRE “NO
Liguria Notizie
«La Liguria insegna gli antichi mestieri ai nomadi e trova lavoro ai Rom. È un affronto per i nostri giovani che cercano una occupazione, e la Lega Nord darà battaglia affinché il provvedimento sia fermato» spiega Bruzzone commentando il lancio, da
Bando antichi mestieri e critiche della Lega, Rossetti: “Il Carroccio Il Vostro Giornale

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“Siamo immigrati, non paghiamo il conto”: e tentano rapina

 

Fanno una pizzata, bevono birre. Quando è il momento di saldare il conto, però, uno dei commensali tira fuori la pistola e, oltre a non pagare, chiede l’incasso della serata. Nella notte tra venerdì e sabato, il titolare della pizzeria, affiancato da due fratelli e da alcuni dipendenti, ha messo in fuga i malviventi dopo una violenta rissa. Due persone però sono rimaste ferite, in modo non grave. L’episodio è accaduto verso le 2 nella pizzeria Zizò di via Ratti. Protagonisti quattro cittadini ucraini. Dopo aver mangiato una pizza in giardino, uno di loro si è alzato e arrivato alla cassa, ha estratto l’arma e intimato al titolare di consegnare l’incasso.

Siracusa, Allarme Tubercolosi, 40mila positivi: l’hanno portata i ‘profughi’

SIRACUSA – La città di Siracusa starebbe incubando da mesi un’epidemia di tubercolosi pronta ad esplodere: circa 40 mila soggetti sono risultati positivi ai test Tbc, e dunque sarebbero potenzialmente malati, basta un piccolo stress e il bacillo diventa attivo. Almeno secondo quanto racconta il Fatto Quotidiano del 16 luglio che riporta le cifre ufficiali fornite dal gruppo nazionale di studio dell’Aipo (Associazione italiana di penumologia) e convalidate dall’Oms. Scrive il Fatto:

SI PRESUME che la malattia sia arrivata in special modo con gli immigrati del Corno d’Africa, gli immigrati del Corno d’Africa sono spesso gli stagionali di Cassibile. Dunque tra gli anelli deboli della catena compare la voce: controlli sanitari. Nell’atto aziendale dell’Asp, in data 2010, pensate, manca proprio la voce dispensario tubercolare. Nel frattempo Rossitto denuncia la mancanza di strumenti, di materiali, di competenze, chiede alla dirigenza mezzi adeguati, richieste sovente con esito scarso. Rossitto poi verrà trasferito in pneumologia.

All’Asp di Siracusa continuano a dormire sonni tranquilli, ma nel frattempo la situazione è del tutto fuori controllo. Scrive il Fatto che il dispensario tubercolare di via Bufardeci è in corso di smantellamento ma ancora attivo

Il responsabile transita un’ora al giorno, confidano alcuni pazienti in attesa. I pazienti in attesa possono essere malati, sono nello stesso piano degli uffici della Medicina del Lavoro e dello Sport, dove non di rado accedono anche i bambini. Il meetup del M5s ne fa ampiamente riferimento all’interno dell’interpellanza presentata a Zito. Chi si ammala non ha molte chance: di saperlo, innanzitutto. L’Asp di Siracusa non prevede l’antibiogramma e l’esame colturale, fondamentali nel riconoscimento dell’infezione e soprattutto fondamentali nella prevenzione e contrasto della malattia nella forma farmaco resistente, quella che produce infezioni farmaco resistenti (e che contagia infezioni farmaco resistenti): ovvero quando la malattia diventa inesorabile, incurabile, si è spacciati insomma.

Fonti mediche accreditate, contattate da Blitz Quotidiano, ci assicurano che si tratta comunque di malattia tubercolare latente. Quali rischi corrono quanti sono stati esposti al contagio? “Per chi dovesse risultare positivo ai test c’è la possibilità, stimata intorno al 5 per cento, che si sviluppi la malattia nei successivi due anni. In ogni caso per queste persone è possibile eseguire un trattamento preventivo efficace che riduce quella probabilità del 60 per cento”. Un altro 5% è a rischio per tutta la vita: ergo, di quei 40 mila, al massimo 4 mila potrebbero ammalarsi.

Consultando i dati del Ministero della Salute si rileva che in tutta Italia ogni anno vengono notificati circa 4500 casi di tubercolosi attiva, e dunque le cifre riportate dal Fatto Quotidiano, se riferite alla sola realtà di Siracusa, ipotizzano un numero troppo elevato di casi. La situazione andrebbe valutata attentamente.

http://www.blitzquotidiano.it/salute/siracusa-torna-tubercolosi-rischio-epidemia-fatto-quotidiano-40-mila-positivi-test-1620598/

Stupratore marocchino scompare dopo scarcerazione: vittima chiede danni allo Stato

PORDENONE 04 luglio 2013 – Violentata la sera di San Valentino a un distributore di benzina di Pordenone. Era il 2005. Il suo aggressore ha già scontato la condanna: i 10 anni inflitti dal Tribunale sono diventati 7 anni e 4 mesi grazie allo “sconto” di pena ottenuto in Corte d’Appello. Adil Hrizi, marocchino di 33 anni all’epoca residente a Pravisdomini (Pordenone), è sparito non appena si è lasciato alle spalle il cancello del carcere.

Inutile ogni tentativo di rintraccio fatto dall’avvocato Alberto Fenos.
 Questo significa che per la vittima è sfumata la possibilità di ottenere il risarcimento di 200mila euro stabilito dai giudici. C’è, tuttavia, una possibilità. Il legale, infatti, ha promosso un’azione contro la Presidenza del Consiglio dei ministri per ottenere quanto spetta alla giovane pordenonese a cui l’aggressore ha stravolto la vita.

Il ricorso sarà discusso dalla sezione civile del Tribunale di Trieste, perchè in questi casi la competenza si radica presso la sede dell’avvocatura dello Stato. All’avv. Fenos, forte di un caso simile accaduto a Torino e del conseguente pronunciamento della Corte d’Appello, non è rimasto che citare la presidenza del Consiglio dei ministri puntando sul fatto che il nostro Governo è inottemperante alla direttiva comunitaria che impone allo Stato italiano di istituire un fondo di solidarietà per le vittime di un reato intenzionale violento che non hanno la possibilità di ottenere un risarcimento perchè il responsabile – in questo caso il trentatreenne nordafricano – è sfuggito alle richieste risarcitorie.

Nel suo ricorso l’avvocato Fenos ricorda che la sua assistita è stata vittima di «un feroce abuso sessuale subito da uno sbandato, ubriaco, senza lavoro, oggi di fatto irreperibile». Che la giovane donna ha pagato duramente per la violenza subita: tre anni di psicoterapia ci sono voluti per tornare lentamente alla normalità, intrattenere nuovamente relazioni personali, affettive e sentimentali, per non temere il buio e i contatti con altre persone. L’impossibilià di essere risarcita per quanto patito l’ha ulteriormente mortificata ed è per questo che allo Stato vengono ora chiesti danni per 250mila euro.

La vicenda sconvolse la provincia di Pordenone. La ragazza aveva 24 anni e si fermò in un distributore di benzina di viale Venezia per fare il pieno. Il suo aggressore, arrivato a bordo di una macchina rubata, la violentò e la rapinò dell’auto. Fu successivamente catturato dai carabinieri dopo un inseguimento. Era a bordo di un’altra auto rubata.

http://www.gazzettino.it/nordest/pordenone/lo_stupratore_esce_dal_carcere_e_non_paga_la_vittima_chiede_i_danni_allo_stato/notizie/300264.shtml