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Monza: la diciassettenne aggredita da marocchino racconta

Aprire un quotidiano, ascoltare il telegiornale, e quasi non stupirsi neanche più – cosa tanto pericolosa quanto agghiacciante – di quel che la cronaca riporta.
Potrebbe forse toccarci più da vicino sapere che lo scorso sabato, proprio in centro Monza, c’è stata un’aggressione ai danni di una diciassettenne, che per convenzione chiamerò Nicole. Pur conoscendola, con quanto più tatto possibile, ho chiesto alla ragazza se le andava di raccontare quel che le è accaduto, rispondendo a qualche domanda.

Nicole, mi racconteresti la storia dall’inizio? Che cosa è successo?
«Sabato, nel pomeriggio, mia mamma riceve una chiamata da un ragazzo che dice di essere mio amico e di aver bisogno del mio numero di telefono. Mia madre gliel’ha dato.»
Ma scusa, il numero di tua madre? Come faceva ad averlo?
«Non ne ho idea, sto cercando ancora una risposta.»
Ok, lui ha il tuo numero. Poi che è successo?
«Io questo ragazzo lo conoscevo di vista. Un amico dei miei amici, un ragazzo marocchino che quando incrociamo ci fermiamo a salutare. Niente di che. Ha iniziato a chiamarmi in maniera insistente, io dopo un po’ rispondo e mi dice solo di farmi trovare quella sera in centro a Monza, perchè voleva parlarmi.»
Quindi quella sera eri a Monza?
«Sì, sono andata con i miei amici al cinema. Una serata tranquilla, poi loro sarebbero andati a ballare, ma io no. Dovevo tornare a casa presto. Fuori dal cinema, lo vedo. Era in macchina. Ma io ho fatto finta di niente, e mi sono diretta con tre amiche verso il centro. Siamo entrate in un posto a mangiare qualcosa, lui arriva e mi chiede di uscire. Io non volevo, lui insisteva e diventava sempre più maleducato. Una delle mie amiche voleva venire con noi, ma lui continuava a dire di no, che doveva parlarmi a quattrocchi. Usciamo, e mi dice di salire in macchina. Io chiaramente non volevo, faccio per andarmene, ma lui mi afferra per un braccio e mi sbatte in macchina.»
Scusa, ma in tutto questo nessuno ha visto? Tu non hai urlato?
«No, ero bloccata. Tremavo come una foglia. Appena è partito son saltata giù dalla macchina e sono corsa via, mentre lui mi urlava che sapeva dove e a che ora mio padre sarebbe venuto a prendermi. Non so come, perché io non l’avevo detto a nessuno se non a mio padre.»
Hai chiaramente raccontato ai tuoi genitori quel che è accaduto. Che è successo il giorno dopo?
«La domenica sia io che mia madre abbiamo ricevuto chiamate su chiamate. I miei genitori mi hanno portata dai carabinieri, ho raccontato tutto quanto, ho detto tutto quello che sapevo su di lui, e loro si sono limitati a darmi consigli, del tipo «se tu lo dovessi vedere ancora, parlaci serenamente.» Ma cosa vuol dire?!»
Ah, beh. Un saggio consiglio, sicuramente. Ma sono riusciti a trovarlo?
«Sì. Domenica sera io ero con un mio amico, siamo passati davanti alla caserma dei carabinieri e uno di loro mi è venuto incontro chiedendomi se ero la ragazza che aveva sporto denuncia quella mattina, perché forse l’avevano trovato. Mi portano davanti a lui, e io l’ho riconosciuto chiaramente. Gli fanno svuotare le tasche e trovano dell’erba e un coltellino. Il permesso di soggiorno dice di averlo lasciato a casa. Poi mi hanno lasciata andare dicendo che lo avrebbero portato in caserma. Però non lo so
Tu hai più rivisto questo ragazzo?
«No, né io né i miei amici. So solo che domenica pomeriggio era andato a chiedere in giro dove abitassi, e guarda caso quando l’hanno trovato era proprio vicino a casa mia.»
I tuoi genitori? Come stanno? Cos’è cambiato?
«Dire che sono preoccupati è a dir poco, e hanno ragione. Mi chiamano continuamente, anche la mattina a scuola non vado più col pullman, mi porta mio padre. A mia madre viene la pelle d’oca appena sente squillare il telefono.»
Tu come stai?
«Io ho paura. Faccio fatica persino ad addormentarmi, forse perché è appena successo, ma mi sono spaventata.»
Non ti sei chiesta nulla sull’ambiente che frequenti? Credi che conti qualcosa?
«Io non penso che quello c’entri. Io credo solo che quello che è successo non sia minimamente giustificabile.»

http://www.newstorm-ita.com/articoli/aggressione-a-monza-parla-la-vittima-diciassettenne/148954/

Sesto San Giovanni, maxi rissa tra immigrati in un parco

Sesto San Giovanni, maxi rissa in un parco
Corriere della Sera
Tanto che per scoprire la rissa che ha coinvolto almeno quattro cittadini di origine romena, nella zona della stazione ferroviaria di Sesto San Giovanni, c'è voluta la chiamata da parte dei sanitari del pronto soccorso del Cto di via Bignami, dove gli

Surreale: nigeriano tenta stupro, ma non lo arrestano perché…

BOLZANO. Una studentessa trentina di 23 anni è stata molestata sessualmente da un nigeriano di 33 anni, mentre aspettava il treno alla stazione del treno di Bolzano. L’uomo – dopo l’arresto – è stato denunciato per violenza sessuale.

I fatti sono avvenuti giovedì sera alle 22.50. La polizia ferroviaria di Bolzano, coordinata dal sostituto commissario Vincenzo Tommaseo, riceve una chiamata da un ragazzo che si trova a Trento. Dice che la sua fidanzata si trova sul binario 4 a Bolzano e che l’ha chiamato chiedendo aiuto.

Immediatamente, gli agenti escono e cercano la giovane. La 23enne indica un uomo di colore che sta fuggendo, dicendo di essere stata toccata e palpata nelle parti intime da lui. L’extracomunitario viene fermato e identificato. Si tratta di un cittadino nigeriano di 33 anni. Lo straniero era già stato notato dalla polizia, ma sembrava tranquillo. La studentessa è sotto choc. Vuole solo tornare a casa. Sale sul treno delle 23.01 e torna a Trento. Ieri mattina, infine, ha però presentato denuncia contro il suo aggressore che è stato denunciato per violenza sessuale.

Il nigeriano, infatti, si era avvicinato alla ragazza mentre si trovava nella sala d’attesa. All’inizio sembrava volesse solo scambiare due chiacchiere, fin quando non ha iniziato a toccare le gambe della studentessa. La trentina si è alzata ed è uscita a fumarsi una sigaretta, respingendo lo straniero.

Ma poco prima delle 23 ha preso la valigia ed è scesa nel sottopassaggio per raggiungere il binario 4 per prendere il treno. E proprio mentre si trovava nel sottopassaggio è stata raggiunta dall’extracomunitario. L’uomo ha iniziato a offenderla e ribadendo che doveva stare ferma se non voleva passare dei guai.

Quando ha visto che non c’era nessuno, l’ha spinta contro il muro e l’ha toccata nelle parti intime, costringendola a stare immobile. Fortunatamente, la studentessa è riuscita a liberarsi dalla presa, fuggendo verso il binario 4. In quei pochi istanti, ha avuto il tempo di chiamare il fidanzato che l’aspettava a Trento per chiedere aiuto. Non è riuscita a fare altro, talmente era spaventata. Il cittadino nigeriano, invece, l’ha raggiunta, continuando a parlarle e facendole degli apprezzamenti volgari. L’ha molestata fin quando non ha visto arrivare gli agenti e poi ha cercato di fuggire. L’uomo è stato denunciato, appunto, per violenza sessuale. Se la giovane vittima lo avesse denunciato subito, la polizia lo avrebbe arrestato. Ma la studentessa, in quel momento, non ha potuto fare altro che prendere il treno per lasciarsi il suo aggressore alle spalle.

http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/cronaca/2013/05/17/news/studentessa-molestata-alla-stazione-1.7084898

Insomma, c’è uno stupratore libero perché l’ha denunciato la mattina dopo? Surreale. Come è surreale che una donna non possa prendere il treno la sera tardi, perché gli immigrati sono in agguato. Questo è il vero “femminicidio”.

Firenze: picchia ragazzina e la trascina in giardino per violentarla

Dopo una serata passata tra amici al chiosco di piazza Puccini, una giovane di 16 anni è stata seguita da un Peruviano di 20 anni e raggiunta tra via Baracca e via Forlanini. Il ragazzo l’ha condotta con forza dietro una siepe per violentarla. Sono iniziati interminabili minuti di terrore per la minore, colpita ripetutamente da pugni alla testa e gettata a terra. Il giovane prova a baciarla, la palpeggia. Lei resistite ulrando con tutto il fiato che ha in gola. Provvidenziale una chiamata al 113 da parte di una residente nella zona che racconta agli agenti di aver udito urla disperate: “Basta, basta, lasciami stare”, gridava la ragazza. La volante interveniete immediatamente –  siamo intorno alle 3.30 – sorprende il balordo completamnete ubriaco addosso alla sua vittima. Viene neutralizzato e arrestato per violenza sessuale. La giovane, in stato di choc, viene asportata per accertamenti all’ospedale di Santa Maria Nuova, ha sul collo diversi graffi ed echimosi all’altezza del torace. L’incubo è finito. Intanto Renzi gioca al “politico internazionale”.

Sant’Anna, residente individua due spacciatori: la Polizia li arresta e … – PerugiaToday


PerugiaToday

Sant'Anna, residente individua due spacciatori: la Polizia li arresta e
PerugiaToday
Le “Volanti” e un equipaggio del Reparto Prevenzione Crimine Umbria-Marche hanno proceduto all'arresto di due giovani tunisini per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. L'attività è nata a seguito di una chiamata al 113 da parte di
Perugia, spacciavano eroina al parco S. Anna dai tavoli di un bar Umbria 24 News
Spacciavano dal tavolino del bar, arrestatiGiornale dell’Umbria
DROGA: ALTRI DUE ARRESTI A PERUGIATerni in rete

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Reggio Emilia: “Nuovi italiani” escono da scuola e rapinano negozio

Hanno anticipato l’uscita da scuola e hanno pensato bene di fare una sosta all’Oviesse per rifarsi il guardaroba, ma senza passare per la cassa. Una volta scoperti, però, la reazione è stata piuttosto violenta: uno ha mandato in ospedale una commessa colpendola con una gomitata al volto; l’altro ha cercato di fuggire, ma una volta intercettato dai carabinieri ha reagito colpendo i militari.

E’ l’epilogo della vicenda che vede come protagonisti due giovanissimi, ora arrestati dai carabinieri del Nucleo Radiomobile della compagnia di Reggio. Si tratta di Rafael Lima De Sales, 19enne di nazionalità brasiliana residente a Bagnolo: è accusato di rapina impropria. E dell’amico Nana Quainoo Obed, ghanese di 20 anni abitante in città: deve rispondere del reato di tentato furto e resistenza a pubblico ufficiale.

Tutto è accaduto venerdì, verso le 13.

Nel negozio di abbigliamento in via Emilia San Pietro i due sono alla ricerca di alcuni capi di abbigliamento. Li scelgono, li provano. Poi, però, invece di andarli a pagare li nascondono in uno zaino.

La mossa, però, non sfugge all’occhio del personale preposto alla sicurezza che interviene. Il giovane ghanese riesce a fuggire, mentre il brasiliano viene bloccato: non prima, però, di riuscire a rifilare una violenta gomitata al naso della responsabile dell’esercizio commerciale, causandole un trauma che le richiede di passare al pronto soccorso dell’ospeldae Santa Maria Nuova: ne avrà per un paio di giorni.

Dall’Oviesse, intanto, parte la chiamata al 112. Sul posto interviene una pattuglia del Radiomobile.

Sul posto i militari hanno modo di accertare quello che è accaduto: il tentato furto di abbigliamento sportivo per un valore di quasi 100 euro.

I carabinieri si sono subito messi alla caccia del ragazzo ghanese. Non c’è voluto molto: poco dopo lo hanno rintracciato nei pressi del parco del Popolo. La descrizione corrispondeva esattamente a quella fatta dai gestori dell’Oviesse.

Il giovane, in un ultimo tentativo di scappare dai carabinieri, non ha esitato a ribellarsi alla stretta del militare che lo aveva fermato, causandogli una lesione al braccio – tre i giorni di prognosi – prima di essere comunque bloccato definitivamente dai colleghi. Per lui è scattato l’arresto per furto aggravato, violenza e resistenza a pubblico ufficiale.

Ieri mattina i due, difesi dall’avvocato Marco Pinotti, sono comparsi davanti al giudice, Cristina Beretti. L’arresto è stato convalidato e, in attesa del processo, sono stati rimessi in libertà.

"I "nuovi italiani" sono una risorsa"

Integrazione a Brescia: nordafricano la sbatte contro muro e cerca di stuprarla

Brescia. Lei piange, ancora sotto choc. Le parole le escono a fatica. «Mi ha sbattuto contro il muro, mi ha afferrata per la gola e ha cercato di violentarmi. Non credo che riuscirò mai a dimenticare lo sguardo di quell’uomo, i suoi occhi pieni di odio». A parlare è una ventiseienne, di Brescia, che ieri mattina è stata vittima di un tentato stupro mentre camminava lungo via Industriale, in città, diretta al lavoro. Mancavano pochi minuti alle 7. Il buio della notte aveva già lasciato il posto alle prime luci del giorno. Il suo aggressore «un nordafricano, di 30-35 anni, alto e di corporatura robusta» l’ha aspettata nascosto dietro a un angolo. «È sbucato all’improvviso. Mi è saltato addosso e mi ha immobilizzata contro un muro. Aveva i pantaloni abbassati», prosegue la ragazza. «Non riuscivo a reagire. Ero paralizzata dalla paura e lui era troppo forte per me. Mi diceva che voleva avere un rapporto, che voleva fare sesso con me».  Per alcuni, interminabili, istanti la giovane ha temuto il peggio. Si è guardata attorno nella speranza di vedere qualcuno che potesse intervenire in suo aiuto, ma in giro in quel momento non c’erano né passanti né automobilisti. «Improvvisamente, non so nemmeno io come, ho trovato la forza per urlare con tutto il fiato che avevo in gola», racconta. Fortunatamente la reazione della ragazza ottiene l’effetto desiderato: l’immigrato, spaventato, molla la presa e decide di darsi alla fuga per paura che le urla della vittima possano attirare l’attenzione di qualcuno. Una volta al sicuro, la ventiseienne telefona subito con il cellulare al 113, che dirotta la chiamata ai carabinieri. Dopo pochi minuti, una pattuglia arriva in via Industriale.
LA VENTISEIENNE descrive ai militari il suo aggressore e riferisce di averlo già incrociato per strada un paio di volte nelle scorse settimane. «In quelle circostanze, però, si era limitato a farmi qualche pesante apprezzamento, forse perché non eravamo soli. Io l’avevo mandato a quel paese e avevo tirato dritto».  In serata, la denuncia ai carabinieri, che sono sulle tracce dell’uomo. Ora la giovane ha un solo desiderio: «Quel mostro deve essere arrestato», dice tra un singhiozzo e l’altro. «Forse solo così riuscirò a superare lo choc. Io sono stata fortunata, ma ci sono tante ragazze che questa fortuna non l’hanno avuta. Quell’uomo è pericoloso».  Altre lacrime. Quindi, lo sfogo: «Queste persone vanno fermate. Servono leggi che tutelino maggiormente le donne perché ognuna ha il diritto di camminare serenamente per la strada senza la paura di poter incontrare uomini così. Purtroppo, però, nessuno fa niente, se non quando è ormai troppo tardi».
Nessuno fa niente. Non è tempo di fare qualcosa?

Roma, bimba rom sotto il sole per due ore – Il Messaggero


Il Mattino

Roma, bimba rom sotto il sole per due ore
Il Messaggero
ROMA – Gli occhi restano socchiusi, sotto il peso di un dramma vissuto ogni giorno. Le gambe, minuscole, sono abbandonate, i piedini segnano l'asfalto caldo. Le testa ciondola, un lamento interrompe la litania di una voce di donna chiamata «mamma» che
Roma, bimba rom sotto il sole per due ore: sfruttata dalla madre per l Il Mattino

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Grosseto, rapinato in casa con cacciavite alla gola: presa banda multietnica

Grosseto, 14 aprile 2013 – È stato malmenato, immobilizzato e minacciato con un cacciavite dalla punta lunga più di 10 centimetri, mentre la sua casa veniva messa a soqquadro alla ricerca di preziosi ed oggetti di valore. E’ quanto accaduto ieri sera a Grosseto al proprietario di un appartamentoal primo piano di un condominio poco fuori dal centro cittadino. Intorno alle 22.30, alla Centrale operativa della Questura è arrivata una chiamata: una persona, in comprensibile stato di choc e molto agitato, riferiva di aver subito una rapina da ladri armati di coltelli. Sul posto, è immediatamente giunta una Volante della Polizia, mentre un’altra pattuglia si è messa subito alla caccia dei furfanti. La banda è stata individuata poco tempo dopo in una zona non lontana dall’abitazione saccheggiata. Alla vista delle forze dell’ordine, i rapinatori sono fuggiti a tutto gas a bordo di una Nissan Qashqai, mentre la Volante si è messa all’inseguimento del Suv.

Dopo essere usciti allo svincolo di Grosseto Nord ed aver imboccato l’Aurelia, i banditi si sono diretti in direzione di Follonica, braccati dai poliziotti. L’inseguimento, condotto a quasi duecento all’ora, è proseguito fino all’altezza dell’uscita per la Città del Golfo, quando la Volante ha sorpassato il Suv, tagliandogli la strada. A quel punto, la Nissan è stata costretta ad interrompere la fuga, anche perché nel frattempo era giunta in supporto degli agenti anche un’altra macchina della Polizia stradale, che ha bloccato da dietro il veicolo dei banditi. Messa alle strette, la banda è scesa dall’auto e ha provato a darsela a gambe, ma nel giro di trenta secondi è stata fermata dalle forze dell’ordine e i quattro rapinatori sono stati arrestati. Si tratta di un serbo di 21 anni, di un italiano di 55 anni, di un macedone di 30 anni e di un ragazzo di 17 anni, straniero, ma residente in Italia.

Tutti quanti hanno alle spalle numerosi precedenti per reati contro il patrimonio, anche se erano completamente sconosciuti alla Polizia di Grosseto. La vittima della banda multietnica è stata colpita in fronte da un violento pugno, quindi uno dei furfanti gli ha immobilizzato la testa, girandola verso il basso, e gli ha puntato un lungo cacciavite al collo. Il bandito ha intimato all’uomo di dirgli dove si trovasse la cassaforte, minacciando di ucciderlo. Intanto, anche gli altri due rapinatori chiedevano all’aggressore di ammazzare il proprietario dell’appartamento, poi hanno messo a soqquadro la piccola abitazione alla ricerca di oggetti di valore. La vittima ha ripetuto più volte di non possedere una cassaforte e soltanto quando hanno capito che l’uomo stava dicendo la verità i banditi sono scappati, portando via numerosi preziosi.

Al momento dell’arresto, le forze dell’ordine hanno recuperato tutta la refurtiva, nascosta all’interno del Suv ed hanno inoltre trovato quattro cacciaviti, utilizzati dalla banda per compiere il furto e per minacciare il proprietario della casa. L’uomo è dovuto ricorrere alle cure dei medici del Pronto soccorso a causa di alcune echimosi al volto e di un piccolo taglio sul collo provocato dalla pressione del cacciavite. Al momento, tre rapinatori sono stati rinchiusi nel carcere di Grosseto, in attesa della convalida dell’arresto, mentre il minorenne è stato condotto nel carcere minorile di Firenze.

http://grossetonotizie.com/grosseto-svaligiano-un-appartamento-e-aggrediscono-il-proprietario-minacciando-di-ucciderlo/

http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/toscana/2013/04/13/Aggredito-cacciavite-rapinato_8548713.html

http://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2013/04/13/news/picchiato-e-minacciato-di-morte-in-casa-quattro-arresti-1.6874984

Roma – Aggressione a una guardia giurata: in manette tre peruviani – Roma Daily News

Roma – Aggressione a una guardia giurata: in manette tre peruviani
Roma Daily News
Così i Carabinieri Motociclisti del Nucleo Radiomobile di Roma intervenuti a seguito di una chiamata al pronto intervento 112, fatta dalla Guardia Giurata, hanno arrestato 3 cittadini peruviani, di 37, 38 e 50 anni, tutti operai, con l'accusa di

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