Tag: avvocati

“Nuovi italiani” si divertono a distruggere auto in sosta: oltre 20 quelle danneggiate

Tre giovani stranieri originari di Ecuador e San Salvador sono stati arresti poco prima dalle volanti della polizia nel posteggio interrato dell’Esselunga di Camerlata, tra via Paoli e via Badone.

I tre sono accusati di avere danneggiato e saccheggiato – più danneggiato, in realtà, che saccheggiato – circa una ventina di automobili posteggiate lungo via Rimoldi e all’interno dell’autosilo del supermercato. Li ha sorpresi una guardia giurata di Sicuritalia, che attorno alle 4.30 è riuscita a bloccarne due, prima di richiedere l’intervento delle volanti della polizia, i cui agenti hanno provveduto al resto.

In cella di sicurezza sono finiti due giovanissimi padri di famiglia, entrambi ecuadoregni, e un 24enne, originario di San Salvador, quest’ultimo pescato dai poliziotti mentre tentava di nascondersi sotto un’auto. In mattinata, assistiti dagli avvocati Davide Pozzoli e Christian Mazzeo, sono comparsi davanti al giudice Walter Lietti, che ha convalidato gli arresti e ha rinviato il processo, rimettendo tutti in libertà.

http://www.laprovinciadicomo.it/stories/Cronaca/martellate-alle-auto-camerlata-tre-arresti_1007875_11/

Il problema è che si riproducono. E con lo Ius Soli, i loro figli sarebbero italiani. E potrebbero fare come i loro “amici” di Stoccolma.

Favorivano ingresso clandestini: sette arresti, anche due avvocati – Il Giorno


Il Giorno

Favorivano ingresso clandestini: sette arresti, anche due avvocati
Il Giorno
Mantova, 29 aprile 2013 – La Polizia di Mantova ha arrestato sette persone, tra cui due avvocati italiani, accusate di aver favorito l'ingresso in Italia di circa 250 stranieri mediante l'illecito utilizzo della procedura per la concessione dei nulla

L’autopsia: «Un solo colpo al cuore scagliato con violenza dal Peruviano»

La coltellata ha rotto pure una costola. Il figlio intanto si avvale della facoltà di non rispondere
L’interrogatorio andato in scena ieri mattina al Bassone, è durato giusto qualche minuto.
Il tempo necessario all’indagato per dire al giudice delle indagini preliminari, Nicoletta Cremona, che si avvaleva della facoltà di non rispondere. Nessuna sorpresa, dunque, nel faccia a faccia tra il magistrato e il Eder Jhonny Cutipa Dominguez, 29 anni, accusato dell’omicidio del padre andato in scena nella notte tra giovedì e venerdì scorso a Lurago Marinone. Questa soluzione era già stata anticipata dagli avvocati dell’uomo, padre di un bambino di appena tre anni. «Non è in condizione di sostenere un interrogatorio, piange in continuazione», avevano rivelato i legali Renato Papa e Stefano Legnani.
Ed in effetti, anche ieri di fronte al giudice Eder non sarebbe riuscito a trattenere le lacrime per un omicidio che, dice, non voleva commettere.
In cella, ha in compenso parlato con i suoi avvocati, chiedendo informazioni sulla famiglia, sulla compagna, sulla madre e, come detto, soprattutto il figlio piccolo. Il gip di Como, accogliendo le richieste del pubblico ministero Simona De Salvo, ha convalidato l’arresto e disposto la permanenza in carcere. Un delitto terribile, con un solo colpo di coltello al cuore, come confermato dai risultati dell’autopsia effettuata dall’anatomopatologo del Sant’Anna Giovanni Scola.
Il colpo è stato inferto con una tale violenza che ha rotto pure una costola. Padre e figlio avevano trascorso la giornata a Milano, per prendere il biglietto aereo per Lima che avrebbe riportato in patria Venancio Jhony Ramirez Dominquez, 50 anni, arrivato in Italia un anno fa per cercare di riappacificarsi con il figlio e conoscere il nipotino. Prima di rientrare a Lurago Marinone, il brindisi d’addio in un bar del capoluogo meneghino, forse con qualche bicchiere di troppo. Poi il ritorno nella Bassa Comasca e il litigio che esplode improvviso. Una furibonda lite scoppiata pare per ruggini antiche, legate a quando ancora la famiglia – 20 anni fa – viveva in Perù. Tensioni e botte alla moglie (la madre di Eder), che portarono alla separazione della coppia e alla partenza della madre (con i due figli) per l’Italia. Era infatti da ben 17 anni che Eder, con la sorella e la mamma, vive nella nostra Penisola, ben inseriti nel tessuto sociale di Lurago Marinone. Poi, come detto, un anno fa il padre era arrivato anche lui in Italia per conoscere il nipotino.
Quello stesso piccolo portato fuori di casa e di corsa dalla convivente di Eder, prima che quest’ultimo infliggesse il colpo fatale al padre.