“Scusi, ha il biglietto?”, Africana gli spacca il naso

16-03-2018

L’ennesimo episodio di violenza, accaduto sabato alle 21,15 sulla tratta Porta Garibaldi-Chiasso con l’aggressione di un capotreno, dimostra ancora una volta come l’intero personale di mezzi di trasporto pubblico sia esposto quotidianamente alla violenza di delinquenti e sbandati.

L’unica colpa della vittima, questa volta, è stata chiedere ad una donna nordafricana se fosse regolarmente munita di biglietto. Come risposta il dipendente Trenord si è beccato un bel cazzotto sul naso.

La donna è riuscita a dileguarsi tra i vagoni, mentre l’uomo è rimasto in testa alla carrozza ad attendere l’arrivo dei vigilantes in servizio sul convoglio. Alla fine non si sa se la donna sia riuscita ad arrivare a destinazione o sia scesa prima. Fosse smontata anche a Greco Pirelli avrebbe comunque viaggiato gratis. Questo è uno dei tanti casi che affligge la città e le sue periferie. Nessuno è stato risparmiato: agenti di stazione e controllori delle metropolitane, conducenti di autobus, persino vigili e poliziotti in divisa. Tutti vittime di chi pretende di viaggiare sui mezzi pubblici senza pagare il biglietto, di scavalcare i tornelli delle metro (e quanti se ne vedono) o tenersi lontano dalle obliteratrici senza rispondere a nessuno. Che si tratti di treno, bus, tram o metro, gli addetti sono in balia di tutti questi soggetti che non rispettano le regole (quando va bene) e le persone.

Nonostante i dati, presentati dalla commissione Mobilità dall’Atm lo scorso 9 febbraio abbiano registrato un calo significativo delle aggressioni ai danni del personale (nel 2017 sono stati 75 casi, contro i 106 del 2016) tra i dipendenti resta la rabbia, paura e tanta desolazione.

La pagina Facebook «Tranvieri di Milano» ne è testimonianza. Precedenti che fanno sentire sempre meno sicuro chi lavora, ma anche chi deve usufruire dei servizi di trasporto. Si passa dal pestaggio dell’11 marzo a opera di un rumeno (sorpreso a scavalcare i tornelli) ai danni di un dipendente Atm, a quello di qualche giorno prima. Sempre un «portoghese», beccato dal controllore della linea ferroviaria, ha pensato bene di minacciare il dipendente e mostrare i propri genitali ai passeggeri. Pensando non fosse sufficiente, ha rincarato la dose mollando qualche schiaffo ai poliziotti intervenuti. E poi come dimenticare l’assalto al capotreno col machete della banda di latinos. Si finisce col chiedersi se le 5mila telecamere, i 3.800 teleallarmi, le cento guardie giurate, messi a disposizione da Atm, o i 54 convogli scortati giornalmente dalla polizia ferroviaria, le 30mila pattuglie impiegate nelle stazioni e gli 8mila agenti a bordo treno, siano sufficienti a scongiurare questi attacchi di violenza. Ma la risposta non è quasi mai affermativa. «Siamo soli», ripetono i dipendenti. Sembra quasi uno slogan, scandito dalle fermate via gomma o via ferro.

http://www.ilgiornale.it/news/milano/nordafricana-aggredisce-capotreno-ancora-violenza-sui-mezzi-1505820.html

EVIDENZA, Milano

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