Scandalo a Napoli: immigrati trasformano una piazza in un “campeggio islamico”

29-07-2012

Napoli, 29/07/2012 – Benvenuti al “camping piazza Carlo III”. Da mesi una comunità multietnica di senzatetto vive e dorme all’ombra di Palazzo Fuga. Nell’ex Albergo dei poveri venivano lasciati i bambini indesiderati, nei giardinetti di piazza Carlo III si sono accampati uomini e donne che nessuno sembra volere. I più numerosi sono i marocchini. Poi ci sono immigrati dell’Europa dell’Est e alcuni algerini.
Dividono il cibo e pregano insieme. Il cantiere all’interno dell’area, invece, quando vanno via gli operai, è utilizzato come spogliatoio, mentre la zona a ridosso è stata trasformata in latrina pubblica. Corde per stendere i panni ad asciugare uniscono gli alberi. Infine due poltroncine sono state sistemate sul quel che resta del prato, dove spiccano anche asciugamani e molti cartoni. I materassi di giorno sono conservati tra i rami, nel velleitario tentativo di difenderli da scarafaggi e topi: vengono tirati giù la sera, dopo cena.
Dopo che la comunità ha mangiato la pasta e il riso cucinati all’aperto grazie a un artigianale barbecue. “Ma solo dopo il tramonto, perché siamo in Ramadan. Di giorno né cibo né acqua” precisa Verid, marocchino di 48 anni. Racconta che nel suo paese era un carabiniere, ma che dieci anni fa è stato costretto a fuggire da Marrakech. “Tutta colpa di un incidente stradale con l’auto di servizio  –  sostiene  –  avevo un lavoro e una famiglia: ho perso ogni cosa. Vivo a Napoli da due anni. Forse ritornerò in Marocco (ottima idea): stare in Italia è sempre più difficile”. Verid, al contrario del significato del suo nome che vuol dire “solo”, dice di avere tanti amici e un grande nemico: l’alcol. “Bevo per passare il tempo”, confessa. Vino di bassissima qualità contenuto in grossi boccioni che il gruppo si passa di mano in mano.
Tutto avviene all’aperto, tra cumuli di immondizia, davanti alle mamme che portano a spasso i bambini e a chi vorrebbe utilizzare la piazza per rinfrescarsi dal caldo torrido dell’estate. Per denunciare la situazione di assoluto degrado dei giardini di piazza Carlo III è stato fondato anche un comitato civico che, oltre a presentare una sfilza di segnalazioni, ha aperto una pagina su Facebook su cui vengono “postate” le foto del “campeggio” dove abita anche Davide, algerino di 40 anni. Sorride nonostante sia privo di un po’ di denti. Vive in disparte rispetto agli altri che l’accusano di non essere troppo religioso.
Anche Davide ha una “tanica” con un intruglio dal colore incerto che versa in una piccola fiaschetta da whisky. “Sono in Italia da dieci anni  –  racconta  –  qui sto bene, gli italiani sono buoni”. Saranno buoni, ma chi abita a piazza Carlo III non è felice di trovarsi sotto casa un accampamento di clochard e ne chiede lo sgombero. “La situazione è diventata intollerabile  –  accusano i residenti  –  forse bisognerebbe recintare i giardini e chiuderli almeno durante la notte, come fanno a Londra”.

http://napoli.repubblica.it/cronaca/2012/07/29/news/camping_di_disperati_davanti_a_palazzo_fuga-39951254/

Già, proprio come fanno a Londra dove a causa del degrado “migrante” hanno dovuto recintare e chiudere i giardini pubblici. In un paese civile i giardini sono aperti e accessibili a tutti, dove ci sono tanti immigrati bisogna evidentemente abbandonare questa fantasia della civiltà. Bisogna adeguarsi allo stile delle società multietniche  e quindi erigere muri e barriere, accettare di vivere fra terrore e degrado. Si tratta di situazioni molto simili a quelle che in Grecia hanno portato i cittadini esasperati ad organizzarsi per liberare (con la forza, è inevitabile quando lo stato è assente) i giardini di Atene trasformati in luoghi di bivacco per immigrati islamici impegnati nelle loro lagnose preghiere.  La soluzione, cari cittadini che giustamente protestate, non è imitare Londra ma rimpatriare questi ospiti indesiderati. E’ così difficile da capire?

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