Rom razziano tombini: bambina cade dentro e rimane incastrata

13-02-2014

Rubano il tombino per vendere la ghisa, ma una bambina ci cade dentro. Torna la paura martedì pomeriggio nei dintorni di Roma e scatta la polemica a Pomezia e dintorni. Sono ladri di rame, ma anche di ghisa e altri metalli. E’ la tendenza degli ultimi tempi, anche a causa della presenza massiccia di rom e altri immigrati che “raccolgono” metalli e poi li rivendono al mercato nero.

LA PRIMA VITTIMA. Così anche a Pomezia il fenomeno è diffuso, al punto da essere noto anche ai cittadini comuni. E stavolta c’è anche la vittima. Si tratta di una bambina del quartiere di Campo Ascolano, rimasta incastrata dentro al buco creatisi dopo che un tombino in una via del quartiere era stato asportato e il foro non era stato segnalato da nessuno per diversi giorni. «Oltre a quello in cui è caduta la bambina, ce n’è un altro pericolosissimo per le auto, in quanto si trova al centro strada e, con il buio, non si vede bene. Questa cosa è stata comunicata all’Amministrazione comunale da diverso tempo, ma nessuno è intervenuto» lamentano alcune voci del quartiere.

PERICOLO PER AUTO E PEDONI. I tombini divelti sono apparsi in varie strade, ai lati come al centro, e in tutti i casi risultano pericolosissimi sia per le auto in corsa che li evitano come possono, sia per i pedoni. «Ma il pericolo maggiore arriva la sera – ci spiega un’altra passante – quando è buio e i tombini non segnalati diventano dei buchi neri pericolosi». «Vogliamo maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine, mentre all’Amministrazione comunale chiediamo il ripristino delle condizioni di sicurezza dei tombini. Stavolta è andata bene: dobbiamo aspettare il morto per intervenire sul serio?». Proprio così, ma intanto la prima vittima è arrivata. Niente di grave per fortuna, la bambina ha riportato soltanto alcuni lividi ed escoriazioni. E tanta paura. Ma il problema sicurezza è ancora lontano dall’essere risolto.

http://www.cinquequotidiano.it/cronaca/litorale/2014/02/12/pomezia-rubano-tombino-bambina-ci-cade-psicosi-generale/#.UvzJSEA01VM

A Roma va in scena il sacco dei tombini. La stima più che attendibile è che nella Capitale ne manchino all’appello almeno 1.650. Un business saldamente in mano ai nomadi che li smontano per rivendere la ghisa. I rom, però, non si fermano qui. Il loro giro d’affari si allarga a tutti i materiali ferrosi in generale, dalle catenelle delle altalene nei parchi ai supporti dei segnali stradali. L’effetto è devastante: le strade sono diventate un vero e proprio terreno minato.

Le zone più colpite sono quelle periferiche, le meno popolate o di nuova edificazione, perché qui si ruba con maggiore sicurezza. Si va da Monte Sacro alla Pisana, dalla Muratella alla Tiburtina, passando per l’Aurelio, Casetta Mattei, Corviale, Torrevecchia, Ponte Mammolo e Rebibbia, solo per citarne alcune. Tutto avviene alla luce del sole, come la grande processione quotidiana di nomadi che intorno le 9 del mattino, passano sul viadotto della Magliana spingendo carrelli strapieni del metallo depredato. Una scena desolante che non dà l’idea di essere in una capitale europea.

Per capire la portata del fenomeno, il caso emblematico è il III Municipio, la zona di Monte Sacro, che comprende uno spicchio di città compreso fra Nomentana e Salaria, popolato quasi quanto Bologna: l’ultimo dato disponibile indica che lungo le strade locali sono stati asportati oltre 150 tombini. Facendo una media di 110 pezzi mancanti a municipio e moltiplicando per i 15 distretti capitolini, si arriva a 1.650 tombini spariti. I furti di ghisa diminuiscono notevolmente nel I e II Municipio, aree troppo centrali.

Se si pensa che all’amministrazione comunale rimettere un solo tombino nuovo costa l’equivalente di circa 350 euro, si arriva a una cifra che sfiora i 580.000 euro per ricollocarli, mano d’opera compresa. A condizione che si riesca a scongiurare altri furti, altrimenti questa emorragia di denaro continuerà. Ai nomadi il guadagno per tombino rubato, frutta dai 40 ai 100 euro, il giro d’affari quindi si aggira sui 115.000 euro (conteggiando i tombini oggi mancanti).

Rientrando nel particolare e facendo un breve giro esemplificativo, particolarmente colpita è l’area dei Viadotti dei Presidenti, in III Municipio. In più tratti presenta dei new jersey in plastica bianca e rossa infilati nelle aperture sulle carreggiate e sui marciapiedi per segnalare la presenza dei buchi non ancora richiusi da grate e coperchi metallici nuovi. Un’altra decina di «chiusini» sono stati rubati da poco ma alcuni non sono stati ancora segnalati: questi ultimi si trovano fra il viadotto Segni e il viadotto Gronchi, appena passato il cavalcavia di Vigne Nuove in direzione Bufalotta. Sono un vero pericolo per chi si dovesse fermare per un’emergenza, soprattutto se a bordo di uno scooter o di una moto e nelle ore più buie. In tutto sui Viadotti ne mancano più di una trentina. Sempre nello stesso municipio sono stati rubati su via della Bufalotta, nella zona di Cinquina, su via della Marcigliana e a via di Tor San Giovanni.

Il problema va avanti da mesi, in molti casi le aperture non sono state chiuse con nuovi pezzi. I primi individuati come responsabili di tali razzie sono i gruppi di nomadi (la vicinanza di campi amplifica il problema) in combutta con alcuni sfasciacarrozze e rottamatori di scarti in ferro già definiti dal Gruppo Sicurezza Pubblica ed Emergenziale della Polizia di Roma Capitale come «poco accorti alle normative», quando lo scorso settembre ci fu l’ennesimo sgombero della baraccopoli rom al viadotto della Magliana. Anche l’Eur è stato preso di mira dai saccheggi portati avanti dai nomadi della Magliana.

Il problema però non riguarda, come detto, solo i tombini in ghisa. «Viene depredato tutto ciò che è in ferro, dalle catenelle dei giochi dei bambini all’interno dei parchi attrezzati con scivoli e altalene, agli sportelli delle cabine elettriche e del gas, i cartelli e i segnali stradali compresi i pali cui sono affissi – racconta il consigliere regionale Fabrizio Santori – Avrò ricevuto una ventina di segnalazioni sui soli tombini in varie zone di Roma. Ma è impressionante vedere sul viadotto della Magliana la lunga processione di nomadi a piedi con carrelli pieni di materiale in ferro fra rubato e raccattato».

A Corviale questo fenomeno lo conoscono bene: a fine gennaio nell’area del campo di rugby hanno rubato tutti i pozzetti e i tombini. Da mesi ormai ci fanno i conti anche i passegeri della metropolitana che prendono il treno alla stazione di Ponte Mammolo. Una scena surreale con i cittadini che in via Furio Cicogna e via Vittorio Valletta per non rimetterci le penne fanno lo slalom tra i tombini asportati.

http://www.iltempo.it/roma-capitale/cronaca/2014/02/13/ecco-gli-ultimi-zingari-predoni-si-fa-strada-il-business-del-tombino-1.1218703

EVIDENZA, Roma

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