Prato: topi e schiavi nei laboratori cinesi

23-02-2012

[stextbox id=”info” color=”000000″ align=”left” bcolor=”000000″ bgcolor=”f3ef9a”]Questa è “la concorrenza” alla quale noi Italiani ed Europei, dovremmo sottostare. Questo è il degrado che i Cinesi, idolatrati da Napolitano e dai media, portano nelle nostre città. Non si comprende come mai, la furia di questo governo vaghi tra Cortina e Sanremo ma non faccia mai capolino nelle Chinatown delle nostre città: non mandi quell’ebetonto di Riccardi il governo a Prato, mandi delle belle ruspe e dei blindati coi quali radere al suolo le fabbriche del degrado e della morte cinesi. E se queste sono le condizioni schiavili dei Cinesi nelle fabbriche dei loro connazionali in Italia (gli immigrati portano ricchezza come vedete), immaginiamo quelle degli operai in Cina con i quali, secondo i liberisti alla Monti e alla Bersani, dovremmo competere.[/stextbox]

Sono tra le prime immagini dei laboratori clandestini gestiti dai cinesi in Italia. La città è Prato e il filmato mostra il risultato di un’indagine della Guardia di finanza tesa a stroncare il lavoro nero e l’attività illegale dei money transfer.  E che utilizzerà filmati inediti e servizi girati in esclusiva dalle forze dell’ordine. Le immagini più crude della fabbrica clandestina di Prato sono quelle che riguardano i bambini. La vita delle donne che cuciono, delle moderne schiave, si svolge tutta dentro uno stanzone, lì si dorme, si mangia, si lavora e lì si fanno vivere i figli. Che dormono tra le macchine e la sporcizia. Donne, bimbi e topi sono coinquilini. I finanzieri mostrano alle telecamere la colla che i padroni del laboratorio hanno steso sul ripiano di un frigorifero per tentare di immobilizzare i ratti. Anche in questo caso cibo ed escrementi sono contigui. Edoardo Nesi, lo scrittore pratese premiato quest’anno con lo Strega, aveva raccontato con grande efficacia nel suo ultimo libro la cronaca di un blitz delle forze dell’ordine in un sottoscala. Ma la forza delle immagini aggiunge qualcosa in più e ci si domanda se nell’Italia culla dei diritti sindacali, per di più nella civilissima Toscana, si possa tollerare il risorgere dello schiavismo. Quello sfruttamento crudele e inumano – non va dimenticato – serve ad alimenta un perverso modello di business come quello creato dai cinesi nel distretto parallelo di Prato. E illegalità dopo illegalità si passa successivamente ai money trasfer e al denaro sporco e globalizzato.

http://www.corriere.it/cronache/12_febbraio_22/fabbrica-tessile-prato-cinesi-schiavi_f7fbee5a-5daa-11e1-8d58-29f34aaed5a4.shtml

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