Milano – Zingari scatenati assediano quartiere, è escalation di furti e aggressioni: gente si ribella

26-10-2013

FIACCOLATA IN VIALE CERTOSA PER LA SICUREZZA NEL QUARTIERE

Cinque volte basta, in uno sfogo collettivo. Basta furti nei negozi, nelle case e nei box. Basta con le aggressioni e gli scippi. Basta con la delinquenza minorile e l’accattonaggio. Basta con la paura. Basta con un campo rom che si è affacciato un anno fa al Musocco, ha colonizzato gli edifici dell’ex Italmondo e si è ingigantito al punto da rendere impossibile un censimento: almeno 500 occupanti, nomadi stanziali, moltissimi bambini. Sono loro, lo specchio di questa realtà. I bambini – i neonati accoccolati nei passeggini e i fratelli maggiori – affollano anche questo corteo che incanala in viale Certosa l’esasperazione del quartiere. Senza gridarla, con dignità. Uno striscione. I volantini. Le fiaccole. C’è una Madonnina all’angolo di via Pareto: «Prega per noi». È un cammino stanco e doloroso.

Era dalla stagione dell’allarme sicurezza, sindaco Letizia Moratti, primavera 2007, che Milano non vedeva una protesta così partecipata. Ma questa è spontanea, nata nei negozi e nelle assemblee di condominio. Raduno alla Certosa di Garegnano alle sei del pomeriggio, una passeggiatina fino al cimitero Maggiore, mezz’ora di giro e si ritorna alla piazza. Un migliaio di residenti almeno. Le parti offese sfilano per prime: tengono teso lo striscione del comitati. C’è la signora Rosa, 70 anni, strattonata e scippata della collana in via Punta Licosa: «Erano in due. Zingari. Nell’aggressione si è ribaltata la carrozzina e la mia nipotina, 23 mesi, è caduta giù. Piangeva. Tremo ancora». Dopo la signora Rosa, e prima di scappare sull’auto d’un complice, i due ladri si sono accaniti sulla fioraia Ceriani. È qui, con Rosa, a dettare il passo: «La gente è terrorizzata, non va più al mercato. Era un’isola felice, un bel quartiere residenziale. Non più, non ora. Siamo stanchi». Gli uomini mostrano la faccia più dura: «Aspettano che ci facciamo giustizia da soli?». La frustrazione è anche sui manifesti: «Reagire!».

Questa periferia è un paesone. Si conoscono tutti. Le agenzie vendono appartamenti nuovi a 2.600 euro al metro quadro. C’era il maxi campo rom di via Triboniano: è stato smantellato per fare strada all’Expo. Ma i nomadi sono ricomparsi. Oltre il lago dei Tigli, verso Rho. Nelle aree industriali dismesse di via Montefeltro e via Brunetti, all’Italmondo. Dicono Salvatore Crapanzano ed Emilia Dragonetti, presidente e portavoce dei comitati: «Da molti mesi il quartiere Certosa è circondato da insediamenti abusivi sempre più estesi e degradati, accompagnati da un crescendo di furti, scippi, aggressioni sempre più violente… Nell’ultima settimana due persone sono finite all’ospedale». Nella fiaccolata s’inserisce Riccardo De Corato (Fd’I): «Solidarietà ai cittadini sotto assedio». La replica del vicesindaco Ada Lucia De Cesaris: «Questa giunta sta risolvendo situazioni di degrado e abbandono ereditate da amministrazioni precedenti».

Il Comune ha programmato un blitz verso metà novembre. Questa è la lettera inviata il 23 ottobre al presidente di Zona Simone Zambelli: «l’intervento di allontanamento» sarà svolto «in maniera adeguata per evitare la rioccupazione come avvenuto lo scorso anno». Palazzo Marino ha informato il prefetto e s’è accordato con i proprietari dei palazzi: «L’area sarà ripulita, gli stabili parzialmente demoliti e messi in sicurezza». È aperto il dialogo con la comunità rom: si cercano posti nei centri di emergenza e viene offerto un percorso di integrazione, per chi accetterà. Riflette l’assessore alla Sicurezza Marco Granelli: «Senza una politica sociale rischiamo soltanto di spostare le occupazioni da uno spazio all’altro della città».

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/13_ottobre_26/basta-furti-rapine-degrado-viale-certosa-residenti-rivolta-4762971c-3e16-11e3-bd5b-1a8e5e5a5692.shtml

Dire che l’assessore Granelli ‘riflette’ è una parola un po’ grossa. La ‘politica sociale’ sua e di Pisapia è quella che ha portato a questi scempi.

EVIDENZA, Milano

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