Massacro di Lignano: scoperto legame con banda di immigrati

05-09-2012

Tracce telefoniche uniscono il massacro di Lignano all’assaltal’migrante di Portogruaro organizzato da un nipote xenofilo del senatore Pd Basso

UDINE – Da Lignano a San Stino di Livenza. Un filo rosso collegherebbe le due località sullo sfondo dell’orrendo assassinio di Rosetta Sostero e di Paolo Burgato. Proprio ieri mattina gli investigatori che da tre settimanestanno dando la caccia senza sosta ai killer dei due coniugi massacrati nella lavanderia di casa nella notte fra il 18 e il 19 agosto, sono tornati nel Veneziano dopo che la settimana scorsa avevano effettuato un controllo in un appartamento di Bibione.

Hanno controllato un gruppo di moldavi, tre uomini e una donna, sospettati di potere essere in qualche modo legati al delitto che per efferatezza ha sconvolto l’intero Nordest. I carabinieri del capitano Fabio Pasquariello, comandante del Nucleo investigativo provinciale di Udine, hanno contattato i colleghi di Portogruaro per acquisire tutta la documentazione concernente una rapina in villa, avvenuta circa due anni fa, e che scosse dal profondo per modalità e brutalità tutto il Veneto Orientale.

A destare l’attenzione del pool, coordinato dal sostituto procuratore Claudia Danelon, impegnato sul duplice omicidio della cittadina balneare friulana, è l’aggressione, avvenuta il 21 ottobre 2010, ad Antonella Brocca, 55 anni all’epoca dei fatti, medico di base, moglie dell’ex senatore Pd Marcello Basso.

La donna fu sorpresa e picchiata a sangue al rientro a casa, appena scesa dall’auto, attorno a mezzanotte, nella bella residenza in riva al fiume Livenza. Ricoverata in ospedale, quaranta i giorni di prognosi per le percosse ricevute, una delle quali permanenti alla mandibola. Erano in due. Sapevano che sarebbe stata sola: la figlia a Bologna, il marito in Sardegna. L’avevano aspettata nascosti sotto un albero, camuffati con una tuta da meccanico, scarpe antifortunistica e una maglietta legata in viso. Armati di una roncola rubata il giorno precedente nel capanno degli attrezzi. Violenti e determinati.

Cercavano la cassaforte dove erano sicuri ci fossero almeno 80mila euro in contanti. Si dovettero “accontentare” esattamente della metà, in gioielli. Furono catturati nel giro di due mesi, a dicembre, grazie alle indagini svolte dai militari del capitano Roberto De Paoli e del maresciallo Gianmarco Geminiani. Doloroso anche dal punto di vista familiare l’esito finale dell’inchiesta: il basista infatti fu individuato in uno dei nipoti, un ventenne, dell’esponente del Partito democratico e più volte sindaco di San Stino, accolto in casa come un figlio adottivo. Lo scorso giugno patteggiò tre anni di reclusione. Quali esecutori materiali invece furono inchiodati due suoi amici stranieri, entrambi di 23 anni: Ali Istrefi, albanese, due anni e otto mesi con patteggiamento, e Andelmounim Ennaji, marocchino, tre anni con rito abbreviato.

Sui motivi che legano la rapina di Lignano a quella di San Stino vi è il più stretto riserbo. Pare che ci siano delle tracce telefoniche considerate interessanti.

Intanto proseguono gli accertamenti scientifici a cura dei Ris di Parma del colonnello Giampietro Lago, considerati decisivi per dare una svolta alle indagini. Due i summit operativi che si sono susseguiti in Procura a Udine per vagliare gli esiti dei riscontri sui reperti raccolti e catalogati, effettuati finora dagli specialisti dell’Arma: confermata la presenza sulla scena del crimine di almeno due persone, un uomo e una donna, rintracciate biologicamente grazie ai campioni di dna, e di frammenti cheratinici, cioè capelli, rimasti impigliati nel cinturino dell’orologio di Paolo Burgato, che ha cercato di difendersi dalla furia dei suoi carnefici.

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/coniugi_sgozzati_filo_rosso_fra_lignano_e_la_rapina_a_casa_dellex_senatore_basso/notizie/217744.shtml

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