Mantova: scandalo dei falsi profughi a 1350€ al mese. Aggiornamento

31-08-2012

Falsi profughi, dopo le polemiche il Comune è per il rimpatrio: il prefetto vuole invece ‘inserirli nel mondo del lavoro’. Dei clandestini che si sono finti profughi, poco egregio prfetto?

Il Comune di Mantova è disponibile a stanziare fondi per agevolare il rimpatrio dei profughi nel loro Paese d’origine. La proposta è stata avanzata a sorpresa ieri mattina in prefettura dall’assessore comunale al welfare Arnaldo De Pietri, che solo poche ore prima aveva lanciato il suo monito travestito da appello: «Sulla questione profughi a Mantova – aveva detto – lo Stato ha fatto il pasticcio e lo Stato adesso deve trovare una soluzione coinvolgendo anche le prefetture».

De Pietri non cambia una virgola di quanto dichiarato sull’edizione della Gazzetta di Mantova di mercoledì, anzi apre all’ipotesi, perlomeno per quanto riguarda l’amministrazione comunale di via Roma, di un aiuto a prefetture e governo «laddove si ravvisi la possibilità di un rimpatrio per mancanza dei requisiti del richiedente».

L’assessore, presente al tavolo settimanale convocato ieri mattina a Palazzo di Bagno per fare il punto sulla gestione dei 132 migranti africani arrivati dalla Libia nel maggio dell’anno scorso e già costati alle casse dello Stato 2 milioni e mezzo di euro, ha ricordato che i Comuni non hanno le disponibilità finanziarie per sobbarcarsi i costi dell’accoglienza dopo la scadenza (31 dicembre 2012, ndr) delle convenzioni stipulate dal governo con i centri che da mesi stanno ospitando i migranti (sei in provincia di Mantova).

E se il governo centrale a partire dal 2013 non sborserà più i soldi per vitto e alloggio dei migranti, ha chiaramente fatto capire De Pietri, il mantenimento di chi ha chiesto lo status di rifugiato non può essere caricato sul groppone dei Comuni.

«Certo – ha commentato l’assessore al termine dell’incontro – nessuno pretendeva che oggi da Mantova arrivasse la soluzione, ma le prefetture devono comunque sollecitare il governo centrale a trovare una via d’uscita a quello che ormai dall’anno prossimo rischia di diventare un problema di ordine pubblico. Ecco perché il Comune di Mantova ha lanciato la proposta, che spero sia seguita dagli altri Comuni, di offrire un proprio contributo laddove si profili la possibilità di un rimpatrio».

Che la questione sia politica e nelle mani dell’amministrazione centrale lo hanno detto ieri mattina anche i funzionari della prefettura. «Sono questioni nazionali – è stato chiarito – durante l’emergenza profughi le prefetture, insieme a tutti gli altri enti, possono solo gestire la situazione, ma le scadenze o le proroghe dell’emergenza le può decidere solo il governo centrale».

Il vice prefetto Angelo Araldi ha ammesso che la scadenza delle convenzioni e quindi lo stop dei contributi (45 euro al giorno per profugo) che lo Stato eroga ai centri di accoglienza in effetti crea un clima di incertezza. «Ma non esiste – ha detto – l’automatismo per cui se un migrante dopo il 31 dicembre si troverà in un determinato comune sia proprio l’amministrazione locale a doversi sobbarcare le spese di assistenza. Inoltre vanno valutate anche le ipotesi di inserimento lavorativo e quelle relative al rimpatrio qualora non sussistano i requisiti».

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