Malata di Tbc partorisce senza controlli: esposti centinaia tra mamme e neonati

13-06-2012

IMMIGRAZIONE: PANICO PER CENTINAIA DI MAMME

 

Prima al Gemelli. Ora la Tbc è entrata nell’Umberto I. Con la differenza che lì era partita da un’infermiera. Qui da una giovane straniera incinta, ricoverata per partorire. La paziente ha esposto al rischio di contagio in ospedale centinaia tra pazienti, medici, infermieri e visitatori, 305 per l’esattezza, che hanno avuto contatti diretti con lei, ventiduenne del Bangladesh, che dal 30 dicembre al 9 maggio scorsi è stata visitata quattro volte nel Pronto soccorso ostetrico e una volta in quello centrale dopo aver dato alla luce il figlio nella sala parto della clinica ostetrica del policlinico. Ora la donna è in isolamento allo Spallanzani. Alla richiesta di accertamenti, annunciati da una lettera del direttore sanitario, Vincenzo Renzini, sono seguiti i test, avviati in questi giorni, non ancora la profilassi né le terapie per quanti, personale, pazienti e visitatori, sono stati in contatto stretto con la donna. Ai genitori dei bambini nati in marzo, in contemporanea con il figlio della donna colpita, è arrivata invece una telefonata dai centri di Prevenzione o da quelli di Igiene pubblica delle Asl alle quali fanno riferimento le puerpere.

Ora bimbi e genitori dovranno sottoporsi agli esami, alla profilassi prevista per tutti e all’iter terapeutico per i positivi ai test. “Dalla Asl RmB siamo stati convocati tutti alle 9 di domani (oggi; ndr) in via Bardanzellu”, ancora Barone, “e aspetteremo insieme gli accertamenti, con il rischio di essere contagiati lì se non lo siamo già stati all’Umberto I”. La giovane paziente si è presentata per la prima volta nel Pronto soccorso ostetrico il 30 dicembre scorso con minaccia di parto prematuro. Vi è tornata l’8 febbraio e il 7 marzo; il 10 è stata ricoverata per partorire il giorno dopo. Passano due mesi e, il 9 maggio, dal Pronto soccorso centrale, viene ricoverata a Malattie infettive. Tempo qualche ora, però, e la donna arriva allo Spallanzani dov’è ancora sotto terapia in isolamento con la diagnosi di “tubercolosi bacillifera“. Il bambino è stato allontanato dalla donna. Il direttore sanitario dell’Umberto I, Renzini, con una lettera del 17 maggio aveva informato del caso Tbc il direttore del dipartimento di Ostetricia, Pierluigi Benedetti Panici, chiedendo di “comunicare con sollecitudine tutti gli spostamenti della paziente, l’identificazione delle manovre a rischio di trasmissione diretta eseguite sulla donna, l’elenco del personale che ha avuto contatti stretti con lei specificando se siano state adottate le procedure di sicurezza per l’assistenza a pazienti con sospetta Tbc, l’utilizzo di protezioni respiratorie, l’elenco nominativo dei pazienti che sono stati in contatto stretto con la paziente”. Torna l’allarme tra i cittadini. Allarme noto agli operatori sanitari, soprattutto quelli dei reparti Malattie infettive e dell’Istituto Lazzaro Spallanzani, perché la Tbc è una malattia riemergente: per contrastarla occorrono interventi seri di prevenzione e non appelli sporadici. (13 giugno 2012)

http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/06/13/news/tbc_un_caso_allumberto_i_rischio_contagio_controlli_per_medici_pazienti_e_visitatori-37086826/

Magari servirebbe bloccare l’immigrazione e controllare tutti quegli immigrati provenienti da Paesi dove è endemica.

Ricapitolando: vengono qui, usano gratuitamente le nostre strutture sanitarie e sociali togliendo spazio ai nostri malati, e in cambio, espongono donne e bambini a malattie mortali.

AGGIORNAMENTO

Appena avviati, i controlli per i neonati che, tra il 10 e il 15 marzo all’Umberto I,  sono stati in contatto stretto con la donna colpita da “tubercolosi  bacillifera”. E, con l’allarme, si riaffacciano interrogativi e problemi  che da un decennio accompagnano il riemergere della tubercolosi nel  nostro Paese.
“L’identificazione tempestiva della Tbc”, spiega  Francesco Nicola Lauria, primario della divisione che ospita in  isolamento la donna, “è la chanche che consente di evitare molti contagi  isolando il paziente per sottoporlo a una terapia pronta ed efficace”.  Ma non sempre è così, spesso ci sono ritardi diagnostici. “Sì”, ancora  Lauria, gli immigrati che sono i più  colpiti per le loro condizioni di vita spesso disagiata e perché  riattivano l’infezione latente contratta nei Paesi d’origine dove la  tubercolosi è endemica”. E l’altra causa? “La Tbc è una patologia che  per la sua bassa diffusione in Italia è poco conosciuta dai medici”.

http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/06/14/news/tbc_donna_in_isolamento_separata_dal_figlio_neonato-37154943/

Abbiamo aperto le porte all’inferno

http://identità.com/blog/2011/11/18/epidemie-e-immigrazione-addio-antibiotici/

http://identità.com/blog/2012/01/13/tubercolosi-il-batterio-che-uccide/

http://identità.com/blog/2012/03/20/allarme-arriva-la-tubercolosi-totalmente-incurabile-con-limmigrazione/

http://identità.com/blog/2012/04/03/milano-italia-emergenza-tubercolosi-multiresistente/

http://identità.com/blog/2012/04/16/immigrazione-dossier-tubercolosi/

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