L’Italia nella morsa dell’insicurezza, ma a che servono le nostre tasse?

14-12-2013

L’Italia nella morsa dell’insicurezza, ma a che servono le nostre tasse?
di Andrea Pamparana

La qualità della vita di un cittadino in una città, grande o piccola che sia, è misurabile sulla base di diversi parametri. Dalla qualità dell’aria che respiriamo, dalla situazione della mobilità interna, quindi i problemi legati al traffico e al conseguente smog e l’efficienza/ inefficienza dei servizi di trasporto pubblico, da quella inerente lo stato delle strade e dei lavori infrastrutturali, sia straordinari che di normale manutenzione, dalla qualità dell’offerta culturale e in generale delle possibilità di dedicare ore al tempo libero, infine, ovviamente, dal sentimento di sicurezza/insicurezza legato a episodi di piccola criminalità quotidiana o a pesanti infiltrazioni di stampo mafioso nei gangli vitali dell’economia produttiva e del commercio.
Nella classifica del Sole 24 Ore, tradizionale appuntamento per valutare lo stato dell’arte della nostra vita quotidiana nelle città, c’è come sempre chi sale e chi scende. Qui si è diffusamente illustrata la situazione di Reggio Emilia, ancora in più che dignitosa posizione al 14mo posto ma segnalata in calo di tre posizioni nella classifica generale, con un significativo crollo al 63mo posto per quel che riguarda la sicurezza.
Altre città di analoghe dimensioni, terrei fuori per ora le metropoli, Roma, Milano, Torino, Palermo, Napoli, sono scese dai gradini più alti del podio. La mia amatissima Siena, gli amici della Nobile Contrada dell’Aquila mi hanno onorato a settembre del battesimo che mi ha reso un contradaiolo a pieno titolo, insieme a mio figlio, pur posizionata molto in alto nella classifica della qualità della vita, è scesa rispetto al recente passato, anche e soprattutto a causa del combinato disposto della crisi economica e sociale conseguente lo scandalo giudiziario e politico, perché tale è di fatto, delle vicende legate alla vecchia, gloriosa ma profondamente ferita banca del Monte dei Paschi. La mancanza dei vecchi finanziamenti da parte della Fondazione a varie istituzioni culturali e ad attività imprenditoriali e commerciali, ha ridotto di molto la qualità, ad esempio, dell’offerta culturale della antica città toscana. Resta invece positivo per i cittadini senesi l’impatto col delicato tema della sicurezza, con un tasso di criminalità diffusa più basso rispetto ad altre situazioni a parità di numero di abitanti e di estensione territoriale.
Se però guardiamo a città molto popolate ed estese, come Roma e Milano, ma anche Napoli e Palermo, la situazione, proprio nell’ambito del parametro della sicurezza, diventa molto meno sostenibile e crea nella cittadinanza un diffuso sentimento di protesta e di indignazione. Giorni fa ho denunciato nella mia trasmissione radiofonica della domenica mattina su Rtl102,5, la mail significativa di una signora romana che lamentava il fatto che suo figlio di sedici anni era stato pesantemente redarguito dai vigili urbani per avere rovistato in un cassonetto della spazzatura dove incautamente aveva fatto cadere, gettando la pattumiera, un oggetto che teneva in mano e che non doveva essere buttato. La signora non si lamentava della reazione dei vigili, che dopo la cortese giustificazione del ragazzo hanno lasciato perdere, quanto del fatto che nel suo quartiere, e la cosa avviene regolarmente in tutta Roma, essendoci ancora lungo le strade i famigerati e vecchi cassonetti, a Milano da tempo eliminati con una accurata raccolta differenziata, gruppi di Rom provenienti dai campi installati nelle periferie, muniti di carrelli rubati dai supermercati, razzolano a tutte le ore nei cassonetti per raccogliere oggetti usati e buttati via e rivenderli in improvvisati banchi nei mercatini, ad esempio la domenica nel tradizionale luogo romano di Porta Portese. “Perché hanno redarguito mio figlio e nulla dicono a queste persone che imbrattano i marciapiedi lasciando parte dei rifiuti selezionati fuori dai cassonetti, lordando così le nostre strade e i marciapiedi?”
Domanda posta in modo civile e francamente legittima.
Nello scorso mese di agosto ho subito un tentativo di furto con scasso del mio appartamento in un quartiere di Roma. La scorsa settimana l’architetto che ha studio sotto casa mia si è visto portare via tutti i computer e mettere a soqquadro l’archivio con gesto di sprezzo, vista l’inutilità del materiale per i ladri. E un altro vicino di casa, mentre in poltrona con la moglie guardava alle nove di sera un film in televisione, per un pelo non si è visto entrare in casa dalla finestra della terrazzina della cucina sul garage, due ragazzi armati di bastoni di alluminio atti allo scasso. Essendo un omone di quasi due metri è intervenuto in tempo e ha respinto a calci l’assalto. Risultato?
Tutto il condominio sta provvedendo, io tra questi, a impiantare un sistema antifurto collegato alle forze dell’ordine, nella speranza di salvaguardare la propria casa. La risposta dei Carabinieri alle tante lamentele dei cittadini della zona è stata disarmante: “Non possiamo fare quasi nulla”, al punto che gli stessi militari mi hanno sconsigliato in agosto di presentare regolare denuncia del tentato furto. “In fondo non le hanno portato via nulla, e anche se lei denuncia non possiamo certo metterci a fare adeguate indagini”.
Ecco, questi fatti, piccoli se volete nella quotidiana cronaca di estorsioni e delitti, a volte efferati, creano un senso diffuso di disagio e di malessere. Accentuato dal fatto che le istituzioni, in primis lo Stato, ai cittadini continuano a chiedere contributi sotto forma di fantasiose tasse, soldi che ci sembrano inutili e mal spesi in quanto non garantiscono adeguata ed efficiente qualità dei servizi offerti.

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Crimini Immigrati

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