Immigrati dell’Est irrompono in Chiesa: 5 preti seviziati per ore. Saccheggiate le offerte

26-05-2012

ROMA – «Ringrazio Dio che sono ancora vivo. A me è andata meglio, a padre Angelo invece hanno rotto uno zigomo, fatto un occhio nero e dato una botta in testa. Una cosa del genere nemmeno qui a Tor Bella Monaca era mai successa». Padre Giuseppe Piervincenzi, 60 anni, «Peppone» per i parrocchiani, è il parroco di Santa Rita da Cascia in via Acquaroni. È stato lui giovedì notte, poco dopo le due, a chiamare la polizia dopo che un commando di almeno tre immigrati con passamontagna, pistole, fucili a canne mozze e bastoni avevano assalito la parrocchia passando dalla scuola vicina e costretto i sacerdoti a rivelare la combinazione della cassaforte. Un’aggressione inaudita, senza precedenti. «Finora una chiesa non era mai stata rapinata – ricorda padre Giuseppe, dell’ordine degli Agostiniani, dimesso dall’ospedale con qualche giorno di prognosi – I banditi sapevano dei soldi in cassaforte (alcune migliaia di euro) che servivano per la festa patronale di sabato e domenica. Ma ci sarà lo stesso, in qualche modo faremo».

Padre Angelo Di Placidi, 69 anni, il vice parroco, è ricoverato al Policlinico di Tor Vergata in prognosi riservata. Il sacerdote dovrà essere sottoposto a un intervento chirurgico al volto. «I rapinatori sono arrivati all’improvviso all’1.40 – racconta ancora il parroco -. Hanno usato una scala di legno per salire ai nostri alloggi e poi hanno sfondato le porte delle stanze e ci hanno costretto a uscire uno per uno, radunandoci in sagrestia». Un assalto come nel Far West, da Arancia Meccanica. Solo che non è avvenuto in una zona isolata ma nel cuore di Tor Bella Monaca, da sempre quartiere a rischio criminalità.

«Gridavano “abbassa lo sguardo, abbassa lo sguardo”, ci picchiavano con i bastoni e ci minacciavano con le armi – ricorda padre Giuseppe -. Ci hanno fatto sdraiare sul pavimento e ci colpivano. È durata mezz’ora almeno, ma nessuno ci ha soccorso. Ovviamente gli abbiamo detto subito dov’era la cassaforte e la combinazione. Ma loro hanno colpito più forte. Con noi parlavano in italiano, fra loro invece in slavo». Il sospetto più che fondato è che i banditi sapessero perfettamente cosa trovare nella cassaforte. E per questo è caccia aperta al basista che potrebbe aver fornito loro indicazioni fondamentali. «Di furti ne abbiamo subiti parecchi – conclude “Peppone” – ma una rapina mai. Ho avuto la sensazione che cercassero un altro sacerdote che non c’era e hanno scambiato padre Angelo per lui. E forse per questo l’hanno picchiato di più. Ora dovremo correre ai ripari e difenderci anche noi dalle intrusioni».

I veri Preti, devono essere dalla parte del Popolo, della propria gente. Guidarla in questa difesa della nostra terra dall’assalto dei nuovi barbari.

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_maggio_26/frati-picchiati-chiesa-201342729310.shtml

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