I ‘nuovi italiani’ imbrattano le città con ‘graffiti’ in arabo anti-italiani

20-11-2013

chieaimbrattataCi mancava solo questa nel panorama dei vandalismi: il graffito in arabo. Si tratta semplicemente di scarabocchi, tali e quali a quelli italiani, altrettanto fastidiosi, insignificanti e volgari. Ma in arabo. Una testimonianza della Milano che sta cambiando e si sta popolando di una nuova generazione di vandali. A denunciare lo scempio di muri e portoni è un residente di via Arqué, una traversa di via Leoncavallo, zona Palmanova. Il suo palazzo, come quelli vicini, ha dovuto fare i conti con la bomboletta spray color oro di un graffitaro improvvisato, probabilmente di origine tunisina, che, in certi casi, giusto per essere più chiaro nel manifestare la sua rabbia, si è perfino lanciato in un testo a fronte, traducendo per chi non sa l’arabo. E il contenuto dei suoi scarabocchi diciamo che non suona come un complimento per l’Italia.

«Ecco cosa imparano gli stranieri dai sostenitori di Pisapia» denuncia il signor Alberto, abitante della zona. Del resto, se un tunisino arriva in città e trova i palazzi pieni di scritte, i tabelloni del tram ricoperti di tag indelebili e i finestrini dei treni oscurati dall’«arte» di strada, che voglia ha di mantenere pulita Milano? Si adegua. Punto.
I graffiti arabeggianti non sono l’unico problema della periferia. «Nei giardinetti in fondo alla via – denuncia ancora il signor Alberto – dove due o tre anni fa c’erano sempre i soldati e dove i sostenitori di Pisapia appendevano striscioni con la scritta “Non esercito“, ora, dalle 13 in avanti, ci sono trans e viados e sembra di stare nella peggior favelas brasiliana. Uno spettacolo da rabbrividire».

http://www.ilgiornale.it/news/milano/linternazionale-dei-graffiti-arabo-traduzione-968576.html

EVIDENZA, Milano

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