Emergenza immigrati: a Reggio Emilia c’è paura

16-02-2014

In via Emilia adesso c’è paura
Reggio Emilia, 16 febbraio 2014 – Basta entrare, chiedere. E capire come lo scenario che dipingono le commesse del centro storico sia sempre più preoccupante. «Abbiamo paura la sera, quando usciamo dal negozio. E ora anche di giorno». La rapina dell’altro pomeriggio, all’ottica My Optic, è sulla bocca di tutti. C’era luce quando il georgiano è entrato e ha sbattuto l’esercente a terra, per rubare un paio di occhiali da 200 euro. Ma il negoziante lo ha inseguito; dalla via Emilia a piazza della Vittoria, finché non è riuscito a fermarlo. E i carabinieri lo hanno arrestato.

Ma in quella corsa nessuno gli ha dato una mano: «Molti stavano a guardare, solo un ragazzo marocchino e un italiano mi hanno aiutato», raccontava la vittima, Giovanni Lasagni con un braccio al collo e una prognosi di venti giorni. Chi lavora in centro storico, adesso, non si sente più tranquillo. Al punto che preferisce parlare solo a patto dell’anonimato, temendo ritorsioni. «Alle 18,30 c’è il coprifuoco. E i poliziotti di quartiere dove sono? La Municipale pensa a dare le multe, ma quando c’è bisogno non ci sono mai. Basterebbe che passassero un po’ di più per strada, anche solo per fare da deterrente. Quando esco dal negozio, invece, ho molta paura», spiega una commessa di 27 anni. Un timore condiviso anche dai colleghi uomini, però: «Passare di fianco al Valli, la sera, per raggiungere il parcheggio mette i brividi. Sembrano un branco di lupi. Servirebbero più controlli, ma sanno che i tossici sono lì… E nessuno fa niente… Siamo in balìa di spacciatori e degrado… »

Dell’indifferenza generale che ha fatto da teatro alla rapina di mercoledì non si stupiscono Andrea e Simone Beggi, della caffetteria I Fratellini di via Crispi. «Purtroppo la crisi ha reso tutti più egoisti e indifferenti. La gente non è più disposta a rischiare per niente. Si tiene stretta quel che ha — sottolinea Simone —. Manca la solidarietà, non ci si conosce più tutti come una volta. Qui come altrove. In città ci sono molti stranieri e vengono però percepiti come pericolo anche se sono brave persone. L’integrazione è un processo lungo e difficile. Dobbiamo cambiare mentalità. Ma non sarà facile. Intanto, comunque, la polizia municipale dovrebbe fare di più, invece sembra voglia soltanto vessare i commercianti con continui controlli».

 

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