Dopo il massacro di Viterbo: Manifesto d’Identità Nazionale

12-04-2012

Marco Zappa, il figlio dell’uomo brutalmente ammazzato da una banda di immigrati, ha deciso di dare vita ad un’iniziativa di “ribellione popolare” contro l’invasione in atto della nostra terra:

E’ un tentativo, forse ingenuo ma sentito, di svegliare tutti noi dal torpore del perbenismo, dall’ignavia e dall’ipocrisia dilagante che hanno corrotto le nostre coscienze. Ammesso e riconosciuto lo scadimento etico della nostra società, a partire dalla carenza educativa della famiglia e la ricerca di vani ideali, tanto effimeri quanto superficiali, dobbiamo pur registrare un fenomeno sconosciuto a noi italiani, che ci ha trovato impreparati, quindi privi di difese. Mi riferisco alla massiccia invasione di immigrati comunitari dell’Est europeo, in primo luogo romeni, e di extracomunitari di varie provenienze che sta destabilizzando la qualità della nostra vita e, soprattutto, le abitudini consolidate da in secoli di sviluppo culturali che hanno sancito la grandezza del nostro Paese. Un’invasione che ha dato buoni frutti di integrazione e rispetto reciproco, ma che ha anche generato una spirale di violenza brutale ad opera di frange criminali giunte in Italia al solo scopo di delinquere.
Riteniamo che i veri razzisti siano loro. Quegli esseri bestiali, assimilabili a quelli che un tempo venivano definiti ‘barbari’, che agiscono con modalità ormai tristemente note: reiterati casi di stupro, pestaggi violentissimi e casi sempre più frequenti di omicidio. Un comportamento che denota un disprezzo misto a odio verso gli italiani. Ecco perché diciamo che i razzisti sono loro”.

Noi appoggiamo totalmente questa iniziativa e ce ne facciamo, a nostra volta, promotori: vogliamo aspettare che ammazzino i nostri padri e i nostri figli, prima di reagire?

Questo il testo integrale del manifesto ”Movimento d’Identità Nazionale” redatto da Marco Zappa, sul quale avviare una petizione a livello nazionale. La raccolta di firme, come ha spiegato a  il promotore, partirà da Bagnaia, luogo in cui è avvenuta la brutale aggressione che ha portato alla morte il padre Ausonio.

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– Noi vogliamo risvegliarci dal torpore del perbenismo ipocrita che ci ha reso indifferenti e privati del valore primo dell’Italia: l’identità culturale.

– Vogliamo tornare a essere liberi di agire, di muoverci, di vivere le nostre città e le nostre case con la tranquillità dei forti e la serenità dei giusti.

– Vogliamo poter difendere le nostre case e i nostri nuclei familiari attraverso leggi che tutelino chi subisce un’aggressione domestica e condannino a prescindere l’enorme gravità dell’invasione della proprietà privata.

– Vogliamo che i comuni, ad opera del governo centrale, forniscano ogni nucleo familiare di un salvavita collegato con le forze dell’ordine, un’intesa anche con gli istituti di vigilanza privata, per un pronto intervento in caso di irruzione criminale.

– Vogliamo una riforma della giustizia con norme più adeguate ai cambiamenti della contemporaneità che hanno trovato impreparata l’Italia; certezza della pena e carcere per i detenuti, da scontare nel proprio paese d’origine (soprattutto nei casi più gravi).

– Noi non siamo razzisti o xenofobi e condanniamo ogni forma di violenza fisica, verbale e morale.

– Non siamo interessati ad un’azione politica ma siamo uniti dall’idea di reagire alla sopraffazione violenta o subdola nei confronti della nostra identità storico-cristiana.

Riconosciamo il valore di tutti gli stranieri presenti in Italia che vivono la nostra realtà di tutti i giorni nel rispetto delle norme costituzionali: a loro chiediamo la creazione di comitati o nuclei di rappresentanza per segnalare elementi sovversivi dall’Italia.

– Proponiamo che il demanio conceda terreni agricoli o strutture dismesse, anche restaurabili, in gestione a liberi cittadini, italiani e stranieri, riuniti in comunità autogestite e autofinanziate per risolvere problemi imminenti di sopravvivenza, tramite risorse agricole e laboratori per imparare quei mestieri che oggi nessuno vuol più fare.

Crediamo importante per una vera integrazione la possibilità di convivenza in tali comunità con un grosso vantaggio per lo Stato, in termini economici e di prevenzione verso le forme di microcriminalità: infatti in una struttura così agile verrebbero subito individuati gli elementi destabilizzanti.

– Chiediamo la collaborazione a tutte le forze politiche presenti sul territorio, vicino ai problemi reali della popolazione.

– Chiediamo la collaborazione di tutti voi, stanchi di questo pietoso far niente.

– E’ tempo di svegliarci dal sonno, riprendiamoci la nostra identità.

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Ovviamente, non condividiamo i punti che abbiamo segnato con una riga: noi infatti non riconosciamo alcun valore nell’immigrazione di massa, che è, sempre, un’aggressione culturale, anche quando non è aggressione fisica. Ed è, sempre, una minaccia all’esistenza del nostro popolo.
Non crediamo nell’integrazione, perché riteniamo impossibile (lo prova la realtà quotidiana, oltre agli articoli scientifici che pubblichiamo) integrare culture così distanti.
E nemmeno la riteniamo, l’integrazione, auspicabile. Perché integrazione è sinonimo di “appiattimento culturale” e confusione biologica. Di perdita delle identità e della molteplice bellezza delle differenze.

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