Donne che si “innamorano” degli immigrati e poi vengono pestate a sangue.

14-09-2012

Una giovane donna si innamora di un giovane magrebino il cui recondito scopo forse è solo quello di sfruttare una facile occasione per avere il permesso di soggiorno. Mohamed, infatti, è clandestino e se la sposasse o avesse un figlio con lei sarebbe fatta. Dopo pochi mesi Irene è incinta. La nascita del piccolo e forse la consapevolezza che non potrà più essere espulso fa gettare la maschera a Mohammed; lascia il lavoro, torna a notte fonda ubriaco, picchia ripetutamente la sua compagna, la maltratta e la isola.

Sono stati sufficienti pochi giorni, per il personale specializzato nel “Codice rosa” in servizio al commissariato di Viareggio, per intervenire in un delicato caso di maltrattamento in famiglia, concertando un primo immediato intervento con i servizi sociali dell’Usl e del comune e richiedendo all’autorità giudiziaria competente l’emissione di provvedimenti coercitivi, nei confronti di un padre che ha ripetutamente picchiato e maltrattato la propria compagna con la quale aveva avuto un figlio.

Irene, ovviamente tutti i nomi sono di fantasia, è una giovane donna che a diciannove anni si innamora di un giovane magrebino il cui recondito scopo forse è solo quello di sfruttare una facile occasione per avere il permesso di soggiorno. Mohamed, infatti, è clandestino e se la sposasse o avesse un figlio con lei sarebbe fatta. Dopo pochi mesi Irene è incinta e prima ancora di compiere vent’anni si ritrova tra le braccia il piccolo Ahmed.

La nascita del piccolo e forse la consapevolezza che non potrà più essere espulso fa gettare la maschera a Mohammed e viene fuori il peggio che un essere umano possa offrire; lascia il lavoro, torna a notte fonda ubriaco, picchia ripetutamente la sua compagna, la maltratta e la isola. Così Irene, seppur sfinita dalla vita, con la dignità e la ferocia di una madre che difende i propri figli, racconta tutto in commissariato, agli agenti della polizia.

La rete del Codice rosa si attiva, gli organi competenti intervengono in stretta sinergia, gli assistenti sociali dell’Usl e del comune si prendono cura della giovane donna, la sostengono e le trovano una sistemazione dove potrà vivere con il suo piccolo, i poliziotti specializzati del commissariato, a tutela della loro incolumità, richiedono all’autorità giudiziaria, sussistendo i presupposti di gravità e pericolo, la misura coercitiva dell’allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, nei confronti del maghrebino e il Gip del Tribunale di Lucca accogliendo detta richiesta emette immediatamente il provvedimento che viene notificato nello stesso giorno. Mohammed, oltre ad essere stato denunciato per lesioni personali aggravate e maltrattamenti in famiglia, non potrà più avvicinarsi a Irene, né comunicare con lei in alcun modo.

Una storia drammatica, come purtroppo tante altre, che però deve trasmettere un messaggio chiaro e preciso: denunciare senza paura ogni sopruso. La Polizia, anche in questo caso, è presente, e se interpellata riesce a far uscire una donna da quell’incubo chiamato violenza.

http://www.lagazzettadiviareggio.it/cronaca/2012/09/Massacra-di-botte-la-giovane-moglie-che-gli-aveva-dato-un-figlio-allontanato-da-casa/

L’unico messaggio forte e chiaro trasmesso da questa storia drammatica è il seguente: è meglio non frequentare immigrati.

Uncategorized

RSS Feed Widget

Lascia un commento