Disturba le loro prostitute, la portano in campo nomadi e la stuprano

05-03-2016

“Chiede soldi a tutte le ragazze, litigava con le altre e urlava. Anche a me ha chiesto soldi e un’altra ragazza che conosco continua a darglieli. Una volta ha fatto portare un’altra prostituta nei campi e l’ha fatta violentare da un gruppo di zingari”. È un racconto che non può lasciare indifferenti quello di una donna di nazionalità rumena chiamata a testimoniare nel tribunale di Ferrara, durante un processo che vedeva alla sbarra una prostituta di origine bosniaca e due suoi conoscenti rumeni per minacce aggravate ai danni di un’altra ‘lucciola’.

La testimone racconta di aver già vissuto in prima persona il ‘trattamento’ riservato alla giovane vittima delle intimidazioni e le sue accuse sono decisamente più pesanti di quelle che emergono dai capi di imputazione della procura, descrivendo uno scenario di continue prevaricazioni, situazioni di sfruttamento e violenze fisiche e verbali all’interno del mondo della prostituzione. E si dice sicura che, per ogni caso che emerge – completamente o in parte – nelle aule del tribunale, “ce ne sono centinaia di altri” destinati a rimanere confinati tra le strade e i marciapiedi delle periferie ferraresi.

La testimone è anche lei una prostituta, che nel 22 marzo 2014 si trovò ad assistere in prima persona ai fatti di cui si discute nel processo: nei primi mesi del 2014 una giovane lucciola italiana aveva cominciato a frequentare la sua stessa zona – nella periferia sud di Ferrara -, attirando l’astio di altre più ‘navigate’ professioniste che temevano di vedersi rovinare la piazza. E in particolare quello della ragazza bosniaca – l’imputata -, che secondo la testimone dettava le ‘gerarchie’ tra le prostitute della zona e che cercava – a volte con successo – di ottenere parte dei loro incassi della serata. “Visto che la ragazza italiana lavorava bene non la voleva lì vicina, doveva andarsene. Io vedevo le litigate, una volta dalla parte opposta della strada le ho detto che se aveva bisogno di aiuto chiamavo i carabinieri”

Il 22 marzo del 2015 avviene l’episodio incriminato: la giovane italiana viene aggredita dalla ‘rivale’, che urla e sbraita cercando di cacciarla dalla zona e attirando l’attenzione del circondario, fiancheggiata anche da due uomini dall’atteggiamento silenzioso ma intimidatorio. Neanche all’arrivo dei carabinieri la sua ira si placa: la lucciola continua a gridare violente minacce e viene denunciata assieme ai due conoscenti che si trovavano con lei.

Il processo si conclude con pene più lievi rispetto alle richieste della pm Barbara Cavallo (che aveva chiesto un anno e mezzo come pena minima): sei mesi con pena sospesa per i tre imputati. Ma la testimone, anche una volta uscita dall’aula, continua la raffica di accuse già ribadite durante il dibattimento: “Quella là vuole soldi da tutte, e alcune glieli hanno dati. Non la deve passare liscia”.

http://www.estense.com/?p=531720

Crimini Immigrati, Ferrara

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