CONEGLIANO. La banda delle slotmachine è quasi completamente uscita di prigione. In carcere a Treviso restano ora solo Alan Cassol, 19 anni di Fontanelle (figlio di Albano, il rapinatore ucciso dal benzinaio di Nanto, Graziano Stacchio) e Denis Maronese, ventenne di Mareno. Nei giorni scorsi sono infatti andati agli arresti domiciliari Nicolls Garbin, 20 anni, e Matteo Zilli, anch’egli ventenne. Facevano tutti parte della banda dei videopoker che è stata sgominata diverse settimane fa dai carabinieri della compagnia di Conegliano.
Nei giorni scorsi, dopo Giacomo Zolini, era stato scarcerato anche Michele Garbin. Il 23enne di Mareno di Piave, difeso dall’avvocato Giuseppe Muzzupappa, aveva infatti ottenuto gli arresti domiciliari con la possibilità di andare a lavoro. La richiesta di modifica della misura cautelare era stata firmata dal gip Umberto Donà. I giovani erano tutti ritenuti dalla Procura di Treviso gli appartenenti alla “banda delle slotmachine”. Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata ai furti. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, sarebbero due i “capi” della banda: il primo sarebbe Alan Cassol, il secondo sarebbe invece Nicolls Garbin, 20 anni di Mareno di Piave e fratello di Michele. In carcere erano poi finiti anche Matteo Zilli e Denis Maronese, entrambi ventenni di Mareno di Piave e Nicholas Floriani, 20 anni di Loria.
L’indagine penale era partita nel gennaio scorso e aveva portato al sequestro di alcuni sacchi di monete, sotterrati nel terreno a pochi passi dalle roulotte di un campo nomadi, ma anche pistole giocattolo e altra refurtiva tra cui televisori e attrezzature per parrucchieri. Fondamentale nell’indagine era stata la visione delle telecamere di sorveglianza di diversi locali, alcuni dei quali colpiti anche più volte.
Sono tutti giovani i componenti della banda di ladri, specializzata a rubare i soldi dei videopoker da bar e sale slotmachine. Sei dei sette ladri hanno un’età compresa tra i 19 e i 23 anni. L’età è un fattore importante perché i colpi dovevano essere rapidissimi. Una lotta contro il tempo, soprattutto quando scattavano gli allarmi dei locali. I blitz dovevano durare non più di tre o quattro minuti, tempo massimo oltre il quale il rischio di essere presi dalle forze dell’ordine diventava concreto.
E i filmati delle telecamere a circuito chiuso dei locali presi di mira dal commando di giostrai lo testimoniano.
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