Ridotto in coma dalla banda di ladri che aveva sorpreso a rubare nell’abitazione dello zio. Francesco Scalvini, elettricista 36enne di Ghedi è stato colpito alla testa da un corpo contundente, una pietra o forse una spranga ed è ora ricoverato in prognosi riservata alla Poliambulanza. Nella colluttazione ingaggiata con tre banditi sono rimasti feriti anche il padre Ignazio, di 66 anni e lo zio 71enne Giancarlo. I due anziani sono stati accompagnati al pronto soccorso di Montichiari da un’ambulanza del Cosp di Flero: sono sotto shock, ovviamente. Hanno riportato delle abrasioni e delle contusioni ma non sono gravi. «Erano belve, cercavano di colpirci alla testa con le pietre», ha ripetuto come un mantra al personale sanitario Giancarlo provato dalla terribile esperienza. Le concitate fasi del furto degenerato in rapina sono in fase di accertamento da parte dei carabinieri del nucleo investigativo della compagnia di Verolanuova ma stando alla prima ricostruzione, tutto si è consumato nel giro di un quarto d’ora, attorno alle 19,30. Giancarlo che con il fratello Ignazio e il nipote Giancarlo conduce l’azienda di famiglia, torna dal lavoro nella sua abitazione al civico 16 di via Petrarca, in un quartiere residenziale di Ghedi. La villetta dell’artigiano è distribuita su tre livelli: al primo piano c’è un deposito di materiale e pezzi di ricambio per la ditta, sui due piani superiori alloggi separati. Giancarlo Scalvini sente distintamente un rumore di trapano provenire al secondo piano della palazzina. Sono i ladri entrati in azione dopo essere saliti appoggiando una scala al muro e forzato una finestra. Con il cellulare avvisa il fratello e il nipote che abitano a poca distanza. Poi sale dall’interno e prova ad aprire la porta della stanza da dove provengono i rumori ma i ladri si sono chiusi dentro.
L’artigiano capisce che cosa sta succedendo e scende le scale incrociando Francesco e Ignazio. I tre elettricisti escono all’esterno della villetta trovandosi faccia a faccia con tre individui descritti come giovani di corporatura atletica, sicuramente slavi. La situazione precipita: i banditi armati di pietre, spranghe e pare un piede di porco si avventano contro le vittime che provano a difendersi. Francesco si getta con tutta la sua foga contro gli stranieri per proteggere lo zio e il papà ma nei pressi dell’ingresso viene colpito alla testa. Compie altri due passi per inerzia, poi si accascia incosciente nel piazzale della villetta. Scatta l’allarme: sul posto arriva un’autoambulanza che rianima il 36enne. Sono attimi interminabili. Le condizioni del ferito vengono stabilizzate e poi di corsa l’ambulanza lo accompagna alla Poliambulanza dove viene sottoposto a una Tac: le sue condizioni vengono giudicate molto serie dai medici, ma sarà decisivo il decorso del quadro clinico delle prossime ore. Al momento il paziente è in coma. Sul luogo dell’aggressione si forma una piccola folla di residenti che ribolle di rabbia e indignazione. La centrale operativa dei carabinieri fa scattare il protocollo anti-rapine ma dell’auto bianca su cui sarebbero fuggiti i rapinatori nessuna traccia. Gli investigatori effettuano i primi rilievi con il supporto dei colleghi della Sezione investigazioni scientifiche dell’Arma. Vengono sequestrati alcuni reperti, pietre, una spranga in ferro e un bastone: fra queste potrebbe esserci l’arma usata per ferire il 36enne. In via Petrarca arriva anche il sindaco Lorenzo Borzi che abita a un isolato di distanza: ha il volto tiratissimo. Forse pensa alla raffica dei furti registrati in paese nelle ultime settimane. Nulla però che lasciasse presagire una simile tragedia.
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