Bambine schiavizzate: se sei Zingaro, non è reato

08-05-2012

Il magistrato libera lo Zingaro: ribaltata la condanna a 9 anni.

Di questa ultima decisione ha usufruito Giovanni Duric, il nomade di 40 anni che al momento in cui era stato arrestato pesava 170 chili. È stato assolto dall’accusa di aver ridotto in schiavitù due ragazzine del suo clan, una delle quali pare essere sua figlia. La vergognosa sentenza è stata pronunciata dalla Corte d’assise d’appello presieduta dal giudice Piervalerio Reinotti che ha profondamente riformato la decisione assunta due anni fa dai giudici di primo grado.

Giovanni Duric era stato condannato a otto anni e 11 mesi di carcere dopo essere stato riconosciuto colpevole di tutti i reati contestatigli dal pm Federico Frezza. Il rappresentante dell’accusa aveva chiesto complessivamente per lui, ritenuto all’epoca il regista della baby-gang, 17 anni di detenzione: i tre reati contestati erano la riduzione in schiavitù, la rapina e il furto. La schiavitù è stata cancellata nel processo appena concluso mentre per gli altri due reati i giudici di appello gli hanno applicato la pena di cinque anni di carcere.

Il nomade, difeso dall’avvocato Luca Maria Ferrucci, ha già trascorso quasi tre anni in una cella del Coroneo e potrebbe essere scarcerato fra non molto. La detenzione ha profondamente cambiato il suo aspetto: la gran parte degli originari 170 chili non esiste più e Duric non assomiglia lontanamente all’uomo che tre anni fa era stato bloccato dagli investigatori della Squadra mobile. Nuovamente assolta Silvana Velicovic moglie di Giovanni Duric, sulla quale pendevano le stesse imputazioni.

Era stata questa la prima sentenza “triestina” che aveva riconosciuto questo specifico e gravissimo reato e il merito di averlo contestato va al pm Federico Frezza. Il suo “impianto accusatorio” ha retto ad entrambi i gradi di giudizio. L’indagine si è avvalsa di numerosissime intercettazioni telefoniche disposte dalla Procura distrettuale antimafia e ha avuto anche il grande merito di liberare otto bambini- schiavi costretti a rubare. Erano tutti analfabeti ed era stato loro tolta ogni alternativa di vita. Erano costretti a procurare il denaro necessario al loro clan, con le buone o le cattive maniere, chiedendo l’elemosina, svaligiando appartamenti o compiendo borseggi. Le più “brave” tra le ladre bambine – è emerso nell’indagine – venivano vendute ad altri clan di zingari dove dovevano continuare la loro attività di ladre, asservite non più al padre, ma a un marito che non avevano scelto e che erano state costrette a sposare. Un asservimento totale. In sintesi, schiavitù. I maschi del clan – lo ha detto l’inchiesta – non lavorano, ma incassano quanto le bambine riescono a mettersi in tasca coi furti. Se un territorio è «bruciato», cambiano clan e regione. Quasi impossibile per loro ribellarsi o scappare.

Non possiedono infatti gli strumenti culturali per farlo, perché sono state sempre tenute all’esterno del nostro mondo. Chi non è rom per loro è «gagi» e come è accaduto nel corso del tentato furto in una casa di via San Francesco, che ha innescato tutta questa indagine, se ne tengono bene alla larga.

«Un gagio mi ha visto, io scappo». l’indagine era partita anche per tentare di limitare il numero di furti negli appartamenti e nelle ville della città e della periferia cittadina.

Determinanti per mettere a fuoco questa situazione si erano rivelati anche i pedinamenti alla bambina arrestata in via San Francesco, che una volta liberata, stava per essere venduta. Questa minorenne finora è stata denunciata una settantina di volte per furto. Un tempo avrebbe fornito agli inquirenti nomi sempre diversi. Oggi questo non è più possibile perché le impronte digitali vengono rilevate anche sui minorenni finiti in qualche indagine.

Se sei Zingaro, puoi vendere le bambine al mercato degli schiavi. Puoi picchiarle e “addestrarle” come animali da tiro. Parola di magistrati.

http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2012/05/07/news/piccole-nomadi-addestrate-ai-furti-non-fu-riduzione-in-schiavitu-1.4475109

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