Allarme bande di immigrati e Zingari, parola del Questore

17-12-2012

La perla: “I Sinti hanno una specie di ‘codice d’onore, svaligiano solo case incustodite”

 

LUCCA – Un uomo è morto a causa di un furto nalla propria abitazione. La sensazione che qualcosa di brutto sarebbe prima o poi successa era palpabile già dopo la notizia di una rapina a Porcari durante la quale una coppia di ultrasettantenni, lui reduce da un’operazione al cuore, aveva passato una buona mezz’ora in balia di tre malviventi con pochi scrupoli.

Adesso è accaduto. Anziano, cardiopatico, ansioso, poco importa. Sta di fatto che una persona ha perso la vita perchè qualcuno si è introdotto nella sua casa, ha frugato tra le sue cose, si è impossessato di risparmi, di gioielli, fondamentalmente di ricordi, giocando con l’esistenza come fosse una partita a dadi e tutti, istituizioni in primis, devono farci i conti.

Stando all’elaborazione fatta dal Sole 24 Ore in base agli ultimi dati del ministero dell’Interno sui delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria, Lucca – con circa 650 furti ogni 100mila abitanti – è la provincia italiana più colpita dai furti ma, al di là delle statistiche nazionali, sulle quali inevitabilemente pesano parametri che possono in qualche modo restituire un quadro falsato rispetto a quello reale – i lucchesi denunciano molto di più che in altra parti d’Italia -, è ormai assodato che questa fattispecie di reato è aumentata. E non di poco.

“Il totale dei furti e delle rapine nel territorio provinciale, è sostanzialmente stabile rispetto allo scorso anno – spiega il questore Claudio Cracovia -. Ci sono però delle zone sensibili, la Piana ad esempio e la Versilia, dove i furti, specie quelli in abitazione, hanno subito un’impennata. Nel comune di Capannori in particolare si viaggia su una media di uno al giorno e più”.

Colpa della recrudescenza del fenomeno, almeno secondo il questore, va alla crisi, che da un lato porta meno denaro ‘arraffabile’ nelle case delle vittime e determina quindi un aumento nella frequenza dei colpi da chi con i furti ci si mantiene e dall’altro ha fatto sì che alcuni sodalizi fino ad oggi dediti allo spaccio, in un clima di contenimento dei consumi (anche di cocaina) si siano riconvertiti ai furti e alle rapine.

Attenzione alle prossime frasi del dirigente della Mobile, dove non può fare a meno di dire la verità e tenta di “addolcirla” definendo gli Zingari Sinti “ItalianI”.

Ma chi è che compie i furti? “Il furto è un reato di tipo trasversale – spiega il dirigente della Squadra Mobile di Lucca, Virgilio Russo – e viene messo in atto sia dagli italiani che dagli stranieri. Per la nostra esperienza i reati predatori di un certo tipo sono ad opera di stranieri: ad esempio i furti con la gente in casa di solito vengono compiuti dagli albanesi, mentre gli italiani Sinti hanno una specie di ‘codice d’onore’ e svaligiano solo case incustodite”.

Al di là del facile populismo, comunque, è un fatto che esistono bande, composte per lo più da stranieri, comunitari e non, che si sono specializzate in determinate fattispecie di reato. Di questi giorni la notizia del tentato furto all’ospedale ad opera di tre rumeni che, per loro stessa ammissione, giravano l’Italia per colpire sempre sugli stessi obiettivi. Con loro un’attrezzatura per ogni evenienza, dai piedi di porco ai cacciavite, ai dischi per tagliare il ferro.

E le forze dell’ordine stanno a guardare? Non proprio, ma la situazione non è certo facile e per una pletora di motivi.

Primo fra tutti la carenza di fondi. Inutile parlare di nuovo in questa sede di spending review e di tagli al personale: se le risorse sono poche dobbiamo gestirle in maniera diversa. Il qeustore di Lucca, Claudio Cracovia, ad esempio, da uomo concreto e pratico qual è, ha sottratto gli agenti agli uffici amministrativi per portare più uomini sulla strada. Forse adesso servirà più tempo per ottenere un passaporto, a meno che il servizio non venga preso in carico da un ente, ma come spiegato dal questore “Ogni cosa deve avere la giusta priorità”.

Secondo punto debole: la macchina della Giustizia. A parte lentezze burocratiche che per un certo tipo di reati potrebbero essere accantonate, manca la certezza della pena. “Non sono io che devo decidere quale sia la giusta pena per un reato – è ancora Russo a parlare -. Sicuramente c’è troppa premialità. Faccio un esempio: una persona incensurata che viene sorpresa a rubare, tra indulto e rito abbreviato, difficilmente andrà in galera”.

Terzo punto infine, la difficoltà maggiore: acchiappare i malviventi. Se gli italiani sono infatti più o meno tutti conosciuti e riconoscibili, “La delinquenza straniera – spiega il capitano Lorenzo Angioni, comandante della Compagnia dei carabinieri di Lucca – è composta da ectoplasmi. Gente senza documenti e senza fissa dimora. Veri e propri spettri che si muovono su e giù per il paese, da una provincia all’altra, con poco da perdere e tutto da guadagnare”.

Detto questo, come si corre ai ripari? Venerdì scorso dal prefetto Giovanna Cagliostro, è stato convocato un summit per analizzare la situazione lucchese: la strategia vincente, secondo il prefetto, è quella di sfruttare al massimo l’interazione tra forze di polizia ed enti vicini fra loro territorialmente. Una sinergia che dovrebbe portare a mettere in campo più uomini e a farli lavorare con mezzi più avanzati e in situazioni migliori.

Intanto sorvegliati speciali sono i ‘compro oro’ attività sorte un po’ ovunque ultimamente che hanno come solo obbligo quello di registrare i documenti del venditore di turno e di mettere agli atti una descrizione accurata dei gioielli venduti: “In alcuni casi li abbiamo sanzionati – continua Cracovia – e stiamo premendo perchè facciano fotografie ai preziosi che acquistano. In modo che sia più facile per noi individuare la merce rubata”.

Chiudendo, al di la’ dei proclami adesso, i cittadini lucchesi, chiedono soluzioni e le chiedono in fretta. Perché, se fino ad oggi potevamo credere alla favola che l’insicurezza percepita fosse maggiore di quella reale, dopo un uomo che muore, la prospettiva cambia completamente.

http://www.loschermo.it/articoli/view/48766

Quasi comica la definizione del “codice d’onore dei Sinti”. C’è un unico modo per correre ai ripari: smetterla con il politicamente corretto e chiudere le frontiere. A cominciare da Schengen che ha creato il fenomeno dei “pendolari del crimine”.

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