A Venezia gli immigrati sequestrano le donne

28-10-2012

Un'altra vittima dell'integrazione

Minacciata e percossa, segregata in una stanza dell’ex Umberto I e obbligata a prostituirsi dai suoi carcerieri, dai quali l’11 ottobre è infine riuscita a scappare, chiedendo aiuto al Comune e ai carabinieri, che mercoledì hanno fermato Alexandru Prodan, 42 anni e Cristina Drezaliu, 30 per riduzione in schiavitù, sequestro di persona e sfruttamento della prostituzione. Ieri il giudice per le indagini preliminari (gip) Marta Paccagnella ha convalidato l’arresto solo per gli ultimi due capi d’imputazione.
L’incubo di Magda inizia lo scorso 29 settembre quando i due vanno a prenderla nel suo paese d’origine, in Romania, e la portano a Mestre, assicurandole un posto di lavoro. Ben presto la ragazza si accorge che la realtà dei fatti non è all’altezza delle sue ambizioni. I due connazionali si trasformano in carcerieri: le sottraggono e le nascondono i documenti, la minacciano, anche con due coltelli, la picchiano più volte e la obbligano a prostituirsi. A tenere i contatti con i clienti è la Drezaliu che – secondo quanto ricostruito dai carabinieri del colonnello Giovanni Occhioni – fa anche pubblicare su riviste e siti Internet alcune foto della ragazza.
Quando un cliente chiama per una prestazione, Magda viene accompagnata dai suoi aguzzini sul luogo prefissato, in qualche vicolo isolato di Mestre, e tenuta sotto controllo a distanza per evitare che possa scappare. Lei vorrebbe ma non ce la fa, i suoi carcerieri non la perdono mai di vista. L’11 ottobre le si apre uno spiraglio: i due si distraggono Magda riesce a trovare la via d’uscita. Vaga per Mestre fino a che non raggiunge la stazione ferroviaria, sale su un treno e scappa via. Scende alcune fermate dopo, oltre Venezia. Vaga per il paese fino a che non incontra una connazionale e le chiede aiuto. La donna l’accompagna dai vigili, che a loro volta la mettono in contatto con il Servizio Protezione sociale del Comune di Venezia, un punto di riferimento in tutto il Veneto. La ragazza viene ascoltata dagli operatori, e poi messa in contatto con i carabinieri, con i quali collabora facendo loro vedere i posti in cui andava a prostituirsi, e il luogo dove era tenuta segregata, riconosciuto solo dopo alcuni sopralluoghi. I carabinieri del comando provinciale hanno accertato che i due si trovavano ancora all’interno dell’edificio, e per questo motivo mercoledì all’alba sono entrati in azione nell’area dell’ex ospedale di Mestre, dove hanno trovato la stanza – prigione della ragazza, i due coltelli usati per minacciarla, e i documenti nascosti in un angolino sotto un materasso.
I carabinieri sono convinti che i due siano terminali di un’organizzazione più vasta per lo sfruttamento della prostituzione. Ieri i carcerieri difesi dall’avvocato Riccardo Fattori hanno negato ogni addebito davanti al gip che ha convalidato la custodia cautelare in carcere. La ragazza invece si trova ora in una comunità protetta, assistita dagli operatori sociali del Comune. «Questo successo, frutto della collaudata collaborazione tra le forze dell’ordine e il Comune» dice il vicesindaco Sandro Simionato «ci sprona a continuare su questa strada e a chiedere con maggior forza che la Regione ripristini i fondi destinati anche a questo progetto. Come sospettavamo l’area dell’ex ospedale ospitava non solo disperati, ma veri e proprio delinquenti». Un caso di segregazione e sequestro di persone che si aggiunge a quello di Marghera della ragazzina macedone di 13 anni venduta in sposa, segregata e abusata per mesi da un 17enne con la complicità della madre.

http://nuovavenezia.gelocal.it/cronaca/2012/10/27/news/sequestrata-nei-locali-dell-ex-umberto-i-1.5934966

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