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Uccise David Raggi con un coccio di bottiglia: 30 anni di carcere al …
Il Secolo d’Italia La Corte d’assise d’appello di Perugia ha confermato la condanna a 30 anni di reclusione, inflitta in primo grado dal tribunale di Terni con rito abbreviato, nei … Omicidio Raggi, dopo la conferma della condanna marocchino …Il Messaggero |
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Uccise David Raggi con un coccio di bottiglia: 30 anni di carcere
Profughi: l’assassino di David era l’incubo delle vecchiete
Era l’incubo delle vecchiette di Fermo e aveva picchiato e rapinato un prete di Porto San Giorgio. Amine Aassoul, detto Aziz, era uno dei componenti della banda dello scippo che sette anni fa aveva terrorizzò con una raffica di scippi e rapine le due cittadine. La notizia è riportata da Il Resto del Carlino.
Scippi e rapine nelle Marche In particolare secondo il quotidiano l’assassino di David Raggi era stato arrestato per ben tre volte, dopodiché espulso dal questore di Ascoli Piceno proprio alla luce dei crimini commessi nelle Marche. All’epoca a capo del commissariato di Fermo c’era proprio Giuseppe Taschetti, il capo della squadra volante di Terni che lo ha arrestato per il barbaro omicidio del ventisettenne ternano. Secondo il quotidiano Aziz aveva seminato il terrore tra Porto San Giorgio e Fermo, arrivando perfino a rapinare un prete, don Davide Veccerica, non prima di averlo picchiato violentemente.
Interrogatorio di garanzia Poi il rientro in Italia da Lampedusa e l’arrivo a Terni, dove vive la madre, rintracciata nelle ultime ore dagli uomini della Questura. Lunedì mattina Aziz sarà sottoposto a interrogatorio di garanzia nel carcere di Sabbione, mentre il medico legale eseguirà l’autopsia sulla salma di David, come disposto dal sostituto Raffaele Pesiri. I funerali del giovane ternano dovrebbero svolgersi martedì.
http://www.umbria24.it/omicidio-raggi-le-scorribande-violente-di-aziz-nelle-marche-prete-picchiato-e-vecchiette-scippate/349127.html
Ragazzino aggredito brutalmente da romeno
Era un sabato sera come tanti per 5 minorenni di Terni, quando intorno a mezzanotte, passando in piazza Solferino, si è trasformato in un incubo. Hanno subito una brutale aggressione, senza motivo, a distanza di un anno esatto dall’omicidio in piazza dell’Olmo di David Raggi.
Due ragazzi e tre ragazze intorno ai 16 anni, stavano passeggiando quando si sono imbattuti in un gruppo di 5 giovani. Uno di questi, un rumeno, si è parato di fronte ai ternani e, rivolgendosi ai maschi, ha detto: “Adesso voi due froci levatevi di torno che le ragazze ce le facciamo noi”. Uno di loro, Filippo, ha accennato a rispondere, ma non ha fatto in tempo a finire di pronunciare la parola “perché” che è stato raggiunto da pugni e calci in faccia. L’aggressione è proseguita anche mentre il 16enne era a terra. Vedendo la situazione, una delle tre amiche che era con lui, si è messa in mezzo cercando di proteggerlo ed è stata a sua volta colpita da calci e pugni.
Filippo ha riportato la frattura del naso e di uno zigomo: ora è ricoverato in ospedale con 25 giorni di prognosi. La sua amica, intervenuta per difenderlo, ha riportato qualche contusione. Il giovane rumeno autore della violenta aggressione è stato riconosciuto dalle vittime su Facebook e denunciato alle forze dell’ordine che ora stanno indagando sull’episodio.
http://www.ternioggi.it/terni-16enne-aggredito-brutalmente-da-giovane-rumeno-2
Ragazzo italiano ucciso da africano a bottigliate
Un ragazzo ternano di 27 anni è stato ucciso nella tarda serata di giovedì a Terni, di fronte al People, locale molto frequentato dai giovani in piazza dell’Olmo. Secondo le prime informazioni a causare la morte sarebbe stata una bottigliata sferrata da un uomo, un nordafricano ubriaco, durante un’aggressione, e non dopo una rissa come parso in un primo momento.
L’uomo, come ha confermato anche il questore Carmine Belfiore, è stato fermato dagli agenti della polizia di Terni a poche centinaia di metri dal luogo del delitto, nei pressi dei giardini della Passeggiata. «È un fatto gravissimo – ha detto il questore ai giornalisti – stiamo ricostruendo quanto accaduto e nella disgrazia siamo stati fortunati a fermare subito l’aggressore». Secondo quanto ricostruito al momento l’aggressore, ubriaco, in un primo momento sarebbe stato allontanato dal locale; poi sarebbe tornato sui suoi passi, avrebbe afferrato una bottiglia e si sarebbe scagliato contro la vittima senza un motivo preciso, forse solo per sfogare la propria rabbia. Un colpo fatale, al collo, che ha causato un’emorragia. Per il ragazzo, D.R. le sue iniziali, non c’è stato nulla da fare: una morte tragica per il 27enne che probabilmente si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
http://www.umbria24.it/terni-rissa-di-fronte-al-people-ucciso-con-una-bottigliata-un-ragazzo-ternano-di-27-anni/348893.html
Si, in Italia al tempo dell’immigrazione.
TERNI – David Raggi, 27 anni, colpito casualmente davanti a un bar da un marocchino che ha dato in escandescenze in un bar per una birra, poi all’uscita si è trovato casualmente davanti il giovanee lo ha colpito mortalmente al collo con una bottiglia rotta. «Che mi guardi? Che cosa vuoi?», ha detto lo straniero al giovane ternano, informatore farmaceutico e in passato impegnato con il 118.
Inutili i soccorsi al giovane che è morto praticamente sul posto. L’omicidio è avvenuto in una delle principali piazze di Terni dove si trovano diversi locali notturni.
IL MAROCCHINO ESPULSO NEL 2007 Era stato espulso nel 2007 il marocchino arrestato dalla polizia per l’omicidio di David Raggi. Gli investigatori stanno ora ricostruendo come e quando sia tornato a Terni. Lo straniero ha dato in escandescenze in un bar per una birra. Probabilmente ubriaco è stato allontanato dal locale. Sono intervenuti anche due agenti che erano lì, rimasti leggermente contusi in una colluttazione con il nordafricano. Hanno subito dato l’allarme ai loro colleghi e il 113 ha inviato sul posto una pattuglia. Nel frattempo il marocchino è stato allontanato dal bar da dove è uscito con il collo di bottiglia rotta in mano colpendo David Raggi che era all’esterno. AGGRESSORE AVEVA CHIESTO ASILO Aveva fatto ricorso contro la decisione di respingere la sua richiesta di asilo politico in Italia il marocchino Amine Aassoul, 29 anni, arrestato a Terni dalla polizia per avere ucciso il ventisettenne David Raggi. Lo straniero era quindi in attesa di una decisione in merito. A riferirlo sono stati gli investigatori nel corso di un conferenza stampa tenuta stamani in questura. Il marocchino era arrivato a Terni nel 2007 dove aveva raggiunto la madre sposata con un uomo del posto. Dopo alcuni furti compiuti tra Porto Recanati, Fermo e Civitanova Marche gli era stato revocato il permesso di soggiorno e rimpatriato. Assoul – secondo quanto si è appreso – era tornato in Italia nel maggio dell’anno scorso, sbarcando a Lampedusa. La sua richiesta di asilo politico era stata respinta a ottobre e la squadra volante di Terni gli aveva notificato la decisione. Il marocchino aveva però fatto ricorso nei 30 giorni previsti ed era in attesa di una decisione in merito.
http://www.leggo.it/NEWS/ITALIA/david_raggi_sgozzato_marocchino_espulso_foto/notizie/1235752.shtml
Albanese uccide Rom, festa multietnica ad Alba Adriatica
Alba Adriatica, rom accoltellato a morte da un albanese. Una discussione, nata con tutta probabilità per futili motivi forse la gelosia, è degenerata in tragedia ieri sera, poco dopo le 23,30 davanti ad un pub ad Alba Adriatica dove Manuel Spinelli, un rom di 22 anni è stato accoltellato a morte. Arrestato un albanese di 24 anni.
A sferrare la pugnalata mortale all’altezza del cuore un un albanese di 24 anni arrestato, dai carabinieri, subito dopo la sua fuga in automobile. Una prima ricostruzione degli investigatori, basate anche sulle immagine delle telecamere esterne presenti e sulle testimonianze raccolte, indica infatti che l’aggressore, in auto con la sua fidanzata – ex ragazza del giovane rom ucciso – ha incontrato il rivale davanti al pub in compagnia di due suoi amici, è sceso dal mezzo ed è nata una discussione degenerata fino a quando non è stato estratto un coltello con il quale sono stati scagliati i due fendenti. I Carabinieri hanno raggiunto l’albanese mentre tornava a casa. L’arma non sarebbe stata ancora trovata. L’episodio si è verificato sul Lungomare Marconi all’altezza di Via Mazzini davanti al pub ristorante Wolf a quell’ora frequentatissimo e pieno di turisti e villeggianti. Il primo fendente avrebbe colpito il rom di striscio al volto mentre la seconda pugnalata lo avrebbe raggiunto al torace all’altezza del cuore. Lo zingaro sanguinante si è trascinato per alcuni metri, sull’asfalto ancora visibili stamani le traccie di sangue che ha lasciato prima di essere caricato su un’automobile diretta al Pronto Soccorso dell’ospedale di Giulianova. Il padre del 22 enne per tentare di bloccare l’emorragia si è sfilato la camicia ed ha tentato di bloccare il flusso di sangue. Giunto all’Ospedale di Giulianova per il giovane rom non c’è stato nulla da fare è spirato dopo qualche minuto. Stamani all’obitorio del nosocomio via vai di parenti del giovane zingaro. Il magistrato di turno che ha assunto la direzione delle indagini, il PM David Rosati, ha disposto l’esame autoptico. Sul luogo dell’aggressione mortale sono giunti ieri sera i Carabinieri della Compagnia di Alba Adriatica, coordinati dal Maggiore Emanuele Mazzotta, che hanno acquisito tutti gli elementi per far luce su quanto accaduto. Sono state acquisite anche le immagini delle telecamere di sicurezza del ristorante Wolf. In alcuni fotogrammi sarebbe ben visibile l’aggressore. Gli elementi raccolti dai Carabinieri hanno consentito nel corso della notte di individuare l’albanese che avrebbe sferrato la pugnalata mortale. In manette è finito Farim Koldashi, 24 anni, già noto alle forze dell’ordine per spaccio di sostanze stupefacenti. Il giovane albanese, arrestato con l’accusa di omicidio volontario, è attualmente piantonato all’Ospedale Mazzini di Teramo. Nel corso della colluttazione il 24 enne albanese ha riportato alcune contusioni al volto. In queste ore sono in atto gli interrogatori delle persone identificate nel corso dell’ aggressione mortale. Le loro dichiarazioni potrebbero contribuire a ricostruire il movente dell’omicidio. Intanto ad Alba Adriatica torna la paura tra i cittadini per questa nuova ondata di violenza. Qualcuno, a telecamere spente, si è sfogato ribadendo che zingari e albanesi sono diventati ormai i padroni del territorio e fanno ciò che vogliono.
http://www.rete8.it/cronaca/23475753alba-adriatica-rom-accoltellato-a-morte-da-un-albanese/
La strage di donne del serial killer marocchino: da Rimini a Catania
RIMINI. Clamorosa svolta nella tragica vicenda di Anna Maria “Luna” Stellato, la ragazza ligure di 24 anni trovata morta a Rimini in mare (nelle acque del bagno 61 di Torre Pedrera) il 14 luglio 2012, per “cause accidentali” secondo la prima inchiesta. La giovane donna, invece, potrebbe essere stata uccisa da quello che si profila addirittura come un serial killer. La Procura di Rimini ha appena riaperto il caso e, con l’accusa di omicidio volontario, è indagato un trentaduenne marocchino, finito in carcere tre settimane fa in Sicilia perché sospettato di aver commesso, tra novembre 2014 e febbraio 2015, altri due delitti a Latiano (Brindisi) e a Catania.
Si tratta di Zakaria Ismaini, 32 anni, per lungo tempo domiciliato a Rimini. L’uomo era stato sfiorato dall’indagine riminese per la morte di “Luna”. Gli inquirenti erano risaliti a lui attraverso le indagini e l’avevano messo alla strette. Lui però, alla fine, se l’era cavata con una semplice denuncia per omissione di soccorso. Con la sua faccia pulita, nel corso degli interrogatori, aveva sfoderato maniere rispettose. Il suo atteggiamento collaborativo nella ricostruzione dei fatti aveva finito per premiarlo: era stato l’ultimo a vedere il vita la ragazza, che aveva conosciuto durante la Notte rosa e con la quale aveva familiarizzato. Raccontò di non aver avuto il coraggio di tentare di salvarla dall’annegamento. «L’ho vista agonizzante, ero spaventato, sono scappato via perché temevo di essere coinvolto». Ammise di aver preso la borsa della donna, senza ragione, e disse di averla gettata in un cassonetto. A riguardare adesso la sua deposizione riemergono però delle forti contraddizioni e si fa largo il sospetto che il suo sia stato un abile e spregiudicato depistaggio. Il marocchino fornì un quadro credibile e dettagliato della fine della ragazza, colta a suo dire da un malore in acqua dopo essersi iniettata una dose di eroina, e dette in pasto agli investigatori il “colpevole” che cercavano: lo spacciatore della presunta ultima dose fatale. Il pusher, un tunisino di 26 anni, incastrato dalla testimonianza di Zakaria Ismaini, finì in manette e venne condannato in primo grado a tre anni e mezzo di reclusione per la morte di “Luna”, conseguenza non voluta del reato di spaccio. Una sentenza ribaltata in appello dove la circostanza non è stata giudicata sufficientemente provata (assolto dal capo di imputazione più grave è stato però riconosciuto colpevole di altri episodi di spaccio). A collegare l’arresto del 32enne marocchino, al momento detenuto nel carcere di Siracusa con l’accusa di aver ucciso due persone, con la fine di “Luna” è stato il cronista del Corriere Romagna che, dopo verifiche in proprio, ha segnalato la circostanza alle autorità siciliane e riminesi. Nel frattempo, lo stesso pm Davide Ercolani, nell’apprendere autonomamente la notizia da un carabiniere che si era occupato del caso e aveva riconosciuto in foto sul web il “testimone” del caso “Luna”. si era prontamente attivato. Si è arrivati così all’apertura di un nuovo fascicolo, stavolta per omicidio volontario. Il sostituto procuratore, mai del tutto convinto della versione del 32enne, e i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile sono già al lavoro a caccia di nuovi elementi. Nelle ultime ore, dal riesame degli atti e dei tabulati telefonici, sarebbero emersi dettagli che alla luce di quanto accaduto in Sicilia e in Puglia, gettano pesanti ombre sul marocchino.
L’autopsia di Anna “Luna” Stellato, effettuata dal dottor Pier Paolo Balli, parlò di morte da annegamento. La ragazza indossava soltanto il reggiseno (a riva furono trovati gli slip, ma nessun altro indumento né accessorio) e aveva una ferita alla testa e un livido alla spalla. «Compatibile – disse il medico legale – con un urto sugli scogli presenti nella zona del ritrovamento». Ma anche, evidentemente, con l’opera di terzi. Impressionanti le analogie con il delitto avvenuto un mese fa a Catania. La vittima, una vedova cinquantenne, è stata ritrovata senza documenti nel tratto d’acqua davanti a una spiaggia del litorale etneo. Aveva una lesione alla testa e presentava ferite superficiali. Era scomparsa da casa il 29 novembre 2014, e i familiari avevano lanciati appelli pubblici perché preoccupati per lo stato di salute della donna, da tempo in depressione. Sulle prime si era pensato al suicidio, ma delle tracce di sangue trovate all’interno di un bungalow sulla spiaggia, un rifugio di sbandati dato alle fiamme hanno portato a ulteriori accertamenti: secondo il decreto di fermo catanese la donna sarebbe stata colpita con una trave di legno alla testa e poi gettata in mare.
E’ possibile però che il presunto serial killer sia stato smascherato in virtù delle intercettazioni telefoniche disposte a Brindisi, dopo l’uccisione di un pensionato. Il cadavere dell’uomo, carbonizzato, venne ritrovato l’11 novembre 2014 all’interno di una villetta di Latiano, in Puglia. Un incendio accidentale, fu la prima conclusione degli investigatori. Poi però, qualche giorno dopo l’“incidente”, il figlio della vittima, che vive in un’altra città, fece notare ai carabinieri che qualcuno aveva cancellato il profilo Facebook del padre, uomo solitario e riservato. Si scoprì così che dall’abitazione del pensionato era sparito un computer portatile. Gli accertamenti tecnici hanno permesso di risalire agli ultimi contatti. L’uomo era stato adescato sul web da un nordafricano di bella presenza su un sito di soli uomini. Zakaria Ismaini, aiuto cuoco a Rimini, pescatore a Catania. Il “bravo ragazzo” dalla doppia vita: adesso tre procure passeranno al setaccio il suo passato che potrebbe nascondere altri terribili segreti.
http://www.corriereromagna.it/news/rimini/10646/Morte-di–Luna–.html
Dopo il massacro ridono: “nuovi italiani”
L’imprenditore di Pesaro ucciso dal dipendente più amato e un complice. Su Facebook le foto scattate a colazione
DOPO il sangue, i cornetti alla crema. Se davvero il macedone Donald Sabanov, 24 anni, e Karim Bari, di un anno più giovane, sono i killer dell’imprenditore pesarese Andrea Ferri, come ritengono i carabinieri che li hanno arrestati, significa che il male ha una gran fame. I due, secondo l’accusa, gli sparano a bruciapelo quattro colpi di pistola alla testa e uno alla schiena.
A mezzanotte e mezzo di lunedì scorso lo lasciano sul marciapiede in una pozza di sangue. Due ore dopo, alle 2.30, Donald posta sulla sua pagina Facebook tre fotografie scattate in una pasticceria di Morciano, poco distante dalla scena del crimine. Sorridono divertiti, con i cornetti caldi in bocca. “3 chili di paste del garden…”, commentano, “hhhhhhh…. i bomberoni…”. Come se fossero usciti da poco da una discoteca. Dopo l’arresto, qualcuno le ha rimosse dal suo profilo.
Lui, “Donald il barbaro” come lo chiamano gli amici per quei muscoli esagerati, lavora a uno dei quattro
distributori di benzina gestiti da Ferri a Pesaro. Ieri aveva lo sguardo piantato a terra mentre usciva in manette dalla caserma. Per poco i colleghi che lavorano con lui alla stazione di servizio non lo hanno linciato. “Lasciatelo a noi quel figlio di puttana…”, gridavano, prendendo a cazzotti la volante, sgommata via a sirene accese. Seguita da quella che trasportava Karim Bari, marocchino con cittadinanza italiana, centrocampista del Cesenatico. Tornata la calma, la folla ha fatto un lungo applauso ai carabinieri.
http://www.signoraggio.it/ridono-su-facebook-subito-dopo-lomicidio/
Ecco cosa succede a fidarsi degli immigrati e dare retta alle “boldrini”. Ecco cosa succede a dare lavoro a loro invece che alla tua gente.
Finalmente sono stati affidati alla giustizia i due killer che hanno colpito mortalmente Andrea Ferri, ma tra la gente resta la rabbia e l’incredulità di un simile gesto. Per meglio capire chi sia Sabanov Donald abbiamo intervistato Davide Zanchi, che per 5 anni ha quotidianamente lavorato spalla a spalla con il macedone.
Davide Zanchi lavora al distributore “Iperstation Tamoil” di Montecchio nel quale fino a qualche giorno fa operava anche Sabanov Donald, il 25enne macedone, che la notte del 4 giugno scorso ha sparato contro il suo titolare uccidendolo a morte. Arrabbiato e affranto, cerchiamo di capire da Davide chi è Sabanov Donald.
Da quanto tempo lavori al Tamoil di Montecchio e da quanto tempo ci lavorava Donald?
Io ci lavoro da quasi 5 anni…Donald era stato assunto un annetto prima.
In questi anni di lavoro assieme cosa pensavi di Donald?
Che era un extracomunitario e aveva poca voglia di lavorare…..ad Andrea Ferri dicevo che andava licenziato…lui ci rispondeva che se lo licenziava finiva in mezzo ad una strada…..era come suo figlio….quella merda lo chiamava babbo..pensa…..
Che effetto ti fa sapere di aver convissuto 5 anni con un killer?
Mi fa schifo toccarmi…mi fa schifo pensare che l’ho chiamato fratello….io a 33 anni ho cercato di volergli bene a sta’ merda. Come mi sento….male….pochi capiscono come lo vedeva Ferri….noi si…e’ lui lo ha ucciso senza pietà per niente.
Saputo del delitto hai mai pensato che potesse essere stato un tuo collega?
Mai fino al giorno della rapina….guardando il video delle telecamere abbiamo visto subito che il ladro si muoveva molto bene in ufficio…sapeva dove erano le chiavi….solo pochi che lavorano lì lo sanno.
In questi 5 anni Donald ha mai dimostrato atteggiamenti prepotenti o offensivi?
Mai….un attore nato!!! Recitava benissimo.
Cosa mi puoi dire di Andrea Ferri imprenditore?
Che era l’imprenditore che non ha mai alzato la voce….ridendo e scherzando faceva sempre la cosa giusta.
Come giudichi il rapporto di lavoro tra Andrea e Donald? Hanno mai avuto screzi?
Mai, loro mai, come mai nessuno di noi. Ferri gestiva un’isola felice, era così equilibrato che gestiva senza provocare screzi.
Donald era al funerale, lo hai visto? Come ti è parso?
Era al funerale ma fortunatamente non l’ho visto.
Hai mai avuto rapporti con Donald al di fuori del lavoro?
Una volta e’ venuto al mare con me…basta….non eravamo compatibili nei divertimenti.
Conosci Karim il complice?
No…ci siamo visti sabato in caserma, mi ha detto che si era rotto di aspettare che Donald uscisse dall’interrogatorio.
Si é detto che Donald fosse in malattia é vero?
Questa settimana era in ferie, concessa da Ferri per farlo riposare…perché lo vedeva assente dal lavoro….pensa bravo Ferri.
In merito a questo terribile fatto cosa vorresti far sapere ai cittadini, qual’é il tuo messaggio?
Di diffondere il piu’ possibile la sua foto in modo che fra 10 anni (in italia non spero in di più) la gente ancora si ricordi di lui e gli chiuda la porta in faccia…..mi sono spiegato?? Voglio che la gente capisca cos’ e’ successo….non solo che uno ha ucciso un altro per soldi…..ma di una persona che ha dato una pugnalata alla schiena ad un babbo amico. Un mostro!!!!
http://www.viverepesaro.it/index.php?page=articolo&articolo_id=411212
Rapina nel Forlivese: picchiato a sangue da tre immigrati
Tre immigrati gli hanno fatto un’imboscata subito dopo che l’uomo ha disattivato l’allarme. Erano in tre. Incappucciati, vestiti di nero, coi guanti. Bellini non ha avuto scampo: i tre prima l’hanno riempito di calci e pugni e poi l’hanno legato mani e piedi. L’hanno trascinato per casa sanguinante. Fino a che non si son fatti aprire la cassaforte. Poi sono svaniti nel nulla. Portandosi via sei orologi, oro e gioielli e tremila euro in contanti. Il valore del malloppo è ancora al vaglio dei carabinieri. Dovrebbe comunque aggirarsi in diverse migliaia di euro. Bellini ha riportato la frattura del naso, due denti spezzati, un forte trauma facciale. È uscito dall’ospedale con 20 giorni di prognosi. Secondo quanto dichiarato ai militari, i tre parlavano con accento slavo.
È L’ENNESIMO episodio per Forlì e il suo circondario. L’ultimo, due giorni fa: uno Zingaro s’è introdotto in una casa del centro storico, a due passi dalla prefettura. L’uomo, Ivan Marinelli, 28 anni, senza fissa dimora (spesso ospite della Caritas) è stato alla fine arrestato per tentato omicidio.
DOPO il colpo fallito, è scappato per le strade del centro. Un carabiniere l’ha braccato, raggiunto. Marinelli allora — che sarebbe stato sotto l’effetto della cocaina — ha estratto un coltello di venti centimetri. Per quattro volte (gridando «T’ammazzo, t’ammazzo») ha dato l’assalto al militare, che ha sempre evitato i colpi. Marinelli è stato bloccato e ammanettato. Ieri è stato convalidato l’arresto.
NEGLI ultimi tre mesi nel Forlivese è un’emergenza continua. In luglio a Castrocaro una donna è stata aggredita in casa da un paio di nordafricani. Dopo essere stata picchiata, un malvivente l’ha minacciata col coltello alla gola mentre il complice faceva razzìa di tutto ciò che trovava in casa. Il 13 agosto, nel ristorante che sorge all’interno del parco urbano, un ladro colto in flagranza si scaglia contro i poliziotti, gettandogli contro coltelli, sedie e tavolini. Feriti un paio di agenti. (Nello stesso ristorante, sabato notte, stessa scena, con tre ladri colti in fallo che si scagliano contro i carabinieri, due di loro feriti; i tre verranno arrestati).
SEMPRE in agosto l’allarme arriva da Meldola, comune del Forlivese. Una donna viene aggredita in casa da un ladro in piena notte. La donna resterà ferita. Qualche giorno dopo, una ragazza di 20 anni viene aggredita in strada in una frazione di Forlimpopoli; a dare l’assalto è un immigrato in scooter, che le punta il coltello alla gola strappandole la borsa. Una lunga scia di crimini. E’ la società multietnica.
http://www.ilrestodelcarlino.it/forli/cronaca/2012/10/25/792062-rapina-villa-imprenditore-castrocaro.shtml
Piccole Sant’Egidio crescono: prostitute ‘sanate’ come badanti
Riccardi docet: altri parassiti cercano di guadagnare dal business immigrazione creando piccole associazioni in stile Sant’Egidio in giro per l’Italia per lucrare sugli immigrati, a scapito della società nel suo complesso
CASERTA – Una truffa sulla sanatoria di lavoratori extracomunitari, il cui iter, come previsto dal Decreto Legislativo 109 del 2012, è partito il 15 settembre scorso, è stata scoperta dagli agenti dell’Ufficio di Polizia Amministrativa e dell’Immigrazione del Commissariato di Castel Volturno che hanno denunciato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina due coniugi italiani residenti a Casal di Principe e tre immigrati nigeriani, tra cui una trentenne, la cui pratica di emersione è risultata del tutto fittizia. La mente del raggiro, secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dal vice-questore Davide Della Cioppa, era un cinquantasettene; è lui che qualche giorno fa si è presentato presso lo sportello unico dell’immigrazione di Caserta sottoscrivendo un contratto di lavoro a nome della trentenne, ufficialmente assunta come colf. Sono così partiti gli accertamenti. Gli investigatori hanno così scoperto che la ragazza non svolgeva alcun lavoro presso il cinquantasettenne, anzi era stato quest’ultimo a rintracciarla tramite un nigeriano di 47 anni, anch’egli denunciato, che ha svolto il ruolo di mediatore; la trentenne ha dovuto pagare una somma per rientrare nella sanatoria il cui ammontare al momento non è stato ancora accertato. La Polizia ha forti sospetti che l’italiano possa aver creato un vera e propria organizzazione per l’emersione di immigrati irregolari; sul punto le indagini proseguono.
http://www.ilmattino.it/campania/caserta/sanatoria_extracomunitari_denunce_per_truffa_nel_casertano/notizie/220982.shtml
Perugia: ecco come diventano ricchi gli immigrati, arrestati 15 nigeriani
Bottiglie di champagne da 800 euro, e poi vestiti da Gucci, iPhone di ultimissima generazione, gioielli. Potevano arrivare a spendere anche 40-50 mila euro in tre giorni i componenti della banda di nigeriani che avevano messo in piedi un ingegnoso giro di truffe basate sull’uso di carte di credito clonate in tutto il mondo.
14 in manette In manette sono finiti in 14 e uno è ricercato in esecuzione di 15 ordinanze di custodia cautelare (11 in carcere e 4 ai domiciliari) spiccate dal gip di Perugia Carla Giangamboni su richiesta dei pm Gemma Miliani e di Perugia dopo la lunga indagine «Cards & Bros» del compartimento di polizia postale di Perugia. I dettagli sono stati forniti in una conferenza stampa dalla dirigente Anna Lisa Lillini.
Gli arrestati A Brescia sono stati arrestati John Clinton Ebony e Kenneth Ajbayo Olajide, a Gualdo Tadino Adiketu Zekeri e il compagno Obiy Anthony Osuala, a Montevarchi (Arezzo) Christian Imonina Ajghevi, Joy Ogbeifun e Kolawole David Odunaiya detto Kola di 32 anni (considerato il coordinatore dei gruppi criminali), a Novara Paul Usman, Ande Matthews Ibuie, Glory Ishiewene, Davis Agboje, Patience Ogun e Osamudiamen Davis Irabor detto Osas, a Reggio Emilia Jude Osamudiamen Agbonlahor. E’ ancora ricercato un uomo che si trova in Olanda per cui verrà spiccato un mandato di cattura internazionale. Altre 5 persone sono state denunciate. L’accusa principale è di associazione per delinquere finalizzata all’utilizzo fraudolento di carte di credito.
Giro di truffe milionario Il gruppo operava con lo stesso metodo – è stato accertato – da circa quattro anni. Ma il meccanismo che avevano predisposto, insieme alla compattezza in seno alla comunità nigeriana e alla difficile traduzione del gergo usato tra i componenti hanno reso molto difficile trovare il bandolo di una matassa intricata come i flussi di informazioni che viaggiano ogni giorno sul web. Alla polizia postale sono giunte centinaia di segnalazioni da tutta Italia e anche da paesi stranieri come Usa e Canada di aziende e possessori di carte truffati per un giro (ma si stima che il grosso non sia ancora venuto a galla) per un giro di milioni di euro.
L’appiglio di Gualdo Le indagini sono partite dalla segnalazione di una nota società di vendite online, che ha individuato una serie di anomalie nei pagamenti per vendite di oggetti che venivano recapitati a Gualdo Tadino, in provincia di Perugia. Da questo appiglio e dalla scoperta di tre nigeriani (una coppia residente a Gualdo e un altro che faceva la spola tra l’Umbria e Novara) la polposta risale a tutto il giro milionario.
Come nasce la truffa Secondo quanto appurato (ma le indagini sono ancora in pieno svolgimento) la gang nigeriana acquisiva pacchetti di codici di carte di credito da un’organizzazione ancora più vasta: codici di carte internazionali specie dagli Usa, carpiti con i modi più vari, dal phishing all’utilizzo di skimmer. Ogni codice ha un prezzo: per le carte con possibilità di spesa più elevata (le carte gold) il prezzo è maggiore. L’esperto e punto di riferimento del gruppo è Kola, il 32enne di Montevarchi, a cui tutti portano rispetto per le sue conoscenze informatiche. I codici venivano poi «monetizzati» in due modi.
La merce online Un primo gruppo di nigeriani si occupava della merce online. I nigeriani si registravano con nomi e numeri telefonici fittizi a siti di vendita online e acquistavano merce con i numeri delle carte di credito clonate. Quando il corriere si recava all’indirizzo, per lo più a Gualdo Tadino, non trovava il destinatario e tornava in magazzino. Il giorno successivo si faceva vivo uno dei nigeriani che concordava un appuntamento per la consegna dei prodotti. La merce di ogni tipo (molti elettrodomestici) veniva stoccata in casa o in un negozio gestito dalla coppia e poi rivenduta. La polizia postale nel corso di perquisizioni ha sequestrato tantissimi prodotti, oltre ai computer usati dal gruppo. I soldi venivano ridistribuiti anche usando money transfer.
Le carte stampate Un altro gruppo di nigeriani trasferiva invece i codici su carte «vergini» fatte stampare ad hoc. Con carte «bianche» si effettuavano pagamenti fittizi in negozi complici, che ricevevano il denaro e lo dividevano. Con carte del tutto simili a quelle originali il gruppo, invece spendeva e spandeva: in pochi giorni arrivavano a spendere anche decine di migliaia di euro in negozi e centri commerciali soprattutto al Nord Italia: tutto in fretta prima che le carte venissero bloccate. Ecco allora spese folli come bottiglie di champagne da 800 euro, gioielli, abiti di lusso. Poi se la carta si bloccava loro sparivano e ricominciavano con altri numeri.
Le indagini proseguono La polizia postale e la procura proseguono ora le indagini: verranno scandagliati i pc sequestrati e messe in fila le denunce dei truffati. Il filone più interessante è senza dubbio quello del reperimento dei numeri delle carte di credito. Per questo verranno fatte rogatorie internazionali e si cercheranno i contatti con un’organizzazione molto più ampia e i cui componenti molto probabilmente hanno la pelle bianca e vestono in doppiopetto.
E poi qualcuno ha il coraggio di sostenere che gli immigrati rappresentano una “risorsa” per il paese. Al massimo riescono a sottrarre risorse e a renderci tutti più poveri. Milioni di euro sottratti alle aziende e ai cittadini per fare la bella vita, che scempio. Non bastava avere una pressione fiscale tra le più alte al mondo, dovevano anche arrivare gli immigrati a “succhiare il sangue” agli italiani.
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