Aggredita da immigrato che le faceva pena: «Ho avuto paura»

04-12-2015

Pubblichiamo la testimonianza di una donna aggredita in pieno giorno in centro città.

* * *

È successo ieri alle 11.30 in pieno centro. È successo a me e mi è andata bene. Non ci metto la faccia perchè voglio stare tranquilla ma racconto il fatto perchè le donne siano esse signore, ragazze, ragazzine … che girano per Bolzano a piedi o in bici sappiano che è meglio fare attenzione. Anche di giorno. Ecco i fatti.

Erano circa le 11.30, stavo camminando spedita in via Laurino, accompagnando la bici a mano. Arrivata all’angolo con via Grappoli vedo un immigrato, probabilmente un senegalese giovane e ben piazzato, seduto davanti alla banca a bere “Tavernello” e insultare i passanti. Non faccio a tempo a cambiare direzione che gli sono davanti. Mi fa pena e penso che a poche centinaia di metri dalle luci del Mercatino la disperazione si fa sentire e vedere. Lui mi insulta e tira un calcio alla bici. Tiro dritto e non mi volto. Una decina di metri più su entro in un negozio. Dopo tre, quattro minuti, sento del rumore, guardo fuori dalla vetrina e lo vedo imprecare e mimare gesti scurrili davanti alla gente, poi lo vedo sollevare la mia bici, buttarla a terra e prenderla a calci.

Prendo l’Iphone, cerco in Internet il numero della polizia municipale ma mi risponde una voce registrata ed io non ho tempo ecc. (dopo richiamo ed al centralino mi fanno sapere che il numero delle emergenze è 0471/977777).

Esco dal negozio e gli dico di smetterla e lui mi guarda e se la prende con me. Iniziano gli insulti ma quel che è peggio è che mi rincorre urlando che se mi prende mi picchia. Non sto lì a trattare e a calmarlo perchè è in preda all’alcol. Scappo e mi riparo dietro una macchina all’incrocio tra via Grappoli e via della Rena. Il tutto in mezzo alla gente. Il tizio non molla. Corro da una parte e lui dietro. Corro dall’altra e ancora dietro e poi urla e insulti. Tutt’attorno la gente si blocca, guarda immobile preoccupata la scena ma non interviene. Per fortuna esce dal negozio – dove ero entrata prima – uno dei responsabili – alto e ben piazzato – che lo blocca, gli mette le mani dietro la schiena, lo tiene contro la macchina. Siccome da solo non ce la fa gli da una mano un passante. Assisto alla scena da lontano mentre scappo. Chiamo il 118 che mi mette subito in contatto con il 112: «Dov’è esattamente, arriviamo subito». Dico via Bottai ma sono in via Grappoli. La paura non mi passa, tremo con quel tizio che urla. Ho paura che non riescano a tenerlo fermo. Arriva la polizia, tre Volanti, che lo portano via.

Ci vogliono quattro agenti per caricarlo in macchina. Non ha documenti, mi dicono che alle 13.30 fosse a inveire in via Roma contro altri poveretti. Non sono razzista, non sono per il pugno duro. Ma la sensazione più che concreta è che le leggi che abbiamo non difendono i cittadini.

Ringrazio la Polizia e ringrazio il negoziante che mi ha salvato rischiando di prenderle: «Quell’uomo è entrato da noi ed ha tentato

per due volte di denudarsi e l’ho cacciato – mi dice. Lavoro a Milano e sono poco qui ma in centro a Bolzano vedo scene preoccupanti». Cosa mi succedeva se erano le sette di sera ed i negozi chiusi? Chi mi aiutava? Signore e ragazze, fate attenzione. Sempre.

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Crimini Immigrati

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