I “pendolari” del furto dalla Romania al Nordest: 40 colpi messi a segno

21-12-2013

Grazie agli accordi di Schengen i romeni possono liberamente circolare in Italia.

Grazie agli accordi di Schengen i confini non esistono più: per la gioia di trafficanti, latri, magnaccia e multinazionali

PORDENONE – Dieci persone arrestate e altre sette denunciate: è il bilancio di una vasta operazione contro ifurti nelle aziende portata a termine dai carabinieri di Sacile (Pordenone).

Le indagini, durate molti mesi, hanno permesso di sgominare una banda di cittadini romeni che facevano ipendolari tra il loro Paese e l’Italia: qui alloggiavano nel campo nomadi di via San Dionigi, a Milano. Nei numerosiraid notturni, i malviventi hanno messo a segno una quarantina di colpi, per una refurtiva di alcune centinaia di migliaia di euro, in gran parte recuperata.

L’attività criminale si svolgeva in tutto il Nord Italia, tra Lombardia, Friuli e Veneto. Appena messi a segno i furti, i ladri rientravano nella notte nel capoluogo lombardo, mentre alcuni complici portavano all’estero la refurtiva. I particolari dell’inchiesta, che ha visto il coinvolgimento anche della Polizia slovena, saranno resi noti stamani in una conferenza stampa del comandante della Compagnia di Sacile, Pierluigi Grosseto, presso il Comando provinciale dell’Arma, a Pordenone.

L’indagine è stata denominata “Rom-Ciot”, dal nome del capo della banda, Costantin Chiriac (alias Ciot), 27 anni,romeno come tutte le altre persone coinvolte. L’uomo aveva il compito di arruolare giovani leve del crimine nel suo Paese d’origine, individui non noti alle Forze di Polizia italiane e per questo meno sospette. Gli altri arrestati, in varie occasioni, sono Dan Paul Samciuc, Ion Mitran, Ionel Marius Troie, Ionut Chiriac, Daniel Silviu Scripcaruu e Costel Lungu.

L’attività di indagine ha preso avvio dopo i furti del 26 gennaio 2012 in numerose aziende di Brugnera e Porcia, dove i ladri avevano sottratto un furgone, attrezzatura e materiali per circa 80mila euro. Nei mesi successivi si sono verificati altri raid nella zona industriale del pordenonese. In occasione di una delle trasferte nel Nordest, i componenti della banda hanno anche avuto un incidente, sulla tangenziale di Mestre, abbandonando uno dei furgoni rubati in strada e proseguendo la fuga con un altro veicolo sottratto nel corso dei raid ladreschi.

Tra i tanti indizi di colpevolezza a carico del gruppo criminale, anche un’intercettazione telefonica nella quale uno dei malviventi confida alla compagna di essere divenuto un ladro di professione, attività che gli fruttava denaro facile e in grande quantità, per ottenere il quale, in Romania, ci sarebbero voluti anni di lavoro regolare. Per scardinare la banda, i Carabinieri hanno anche dovuto appostarsi di notte lungo l’A4: all’altezza del casello di Cessalto, i militari dell’Arma, avuta certezza che all’interno di un furgone si trovavano i tre componenti più in vista del gruppo di delinquenti romeni, li ha tratti in arresto dopo un rocambolesco inseguimento a grande velocità.

EVIDENZA, Pordenone

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