La pestava a sangue perché l’aveva “comprata”: lei vuole tornare dal ‘padrone’

20-12-2013

Era stato arrestato per maltrattamenti in famiglia, picchiava la moglie, e quando gli agenti lo avevano bloccato si era giustificato: “Faccio quello che voglio, me la sono comprata”.

Adesso la compagna, che si trova in una comunità protetta, a spese nostre, ha mostrato agli inquirenti la volontà di voler tornare con lui. Si arricchisce di nuovi particolari la vicenda dell’indiano, di 36 anni, arrestato la settimana scorsa per aver segregato in casa la moglie, assieme alla figlia di un anno, costretta a chieder il permesso per poter uscire.

La donna, alla quale il marito-padrone contestava l’aver messo al mondo una figlia femmina anziché un maschietto, si era rivolta alla Polizia. L’uomo arrestato ha patteggiato tre anni e mezzo di reclusione, finendo ai domiciliari.

La donna, nel frattempo, è stata ospitata in una struttura protetta. Nonostante la sua paura, mostrata anche la settimana scorsa agli agenti della Squadra Volante interventi dopo l’aggressione subita dal marito, che l’avrebbe presa a schiaffi e pugni per strada trascinandola anche per i capelli, avrebbe fatto sapere agli inquirenti di voler tornare con lui.

LA STORIA – Segregata in casa insieme alla figlia, i suoi documenti chiusi in una valigetta con le chiavi dell’appartamento per impedirle di fuggire da quell’inferno. Picchiata, tormentata psicologicamente, terrorizzata e costretta a subire la violenza di quel marito-padrone. Nel racconto dell’Ansa del 14 dicembre, l’indiano di 36 anni, non nascondeva il suo “potere” nei confronti della donna nemmeno a chi lo aveva arrestato e poi condannato. “Io faccio quello che voglio, ne ho tutti i diritti, me la sono comprata”. Una storia di paura e violenza. La moglie aveva chiamato il 113 in lacrime, raccontando di essere stata presa a schiaffi, pugni e trascinata via per i capelli solo perché era uscita di casa senza permesso. Era bastato poco agli agenti della Squadra volante per scoprire che dietro quell’ultimo episodio si nascondevano mesi e mesi di botte, di soprusi e pressioni psicologiche. Lo hanno compreso guardando negli occhi quella donna, che nonostante il dolore al viso e alla testa per le percosse ricevute, ha rifiutato di andare in ospedale. “Non posso farlo se non chiedo il permesso a mio marito, altrimenti mi picchia nuovamente”, la paura le era stampata sul volto. La sua storia, come emerso dagli accertamenti effettuati dalla Polizia, era nota ai servizi sociali e alla Procura che aveva incaricato i carabinieri delle indagini.

I militari erano riusciti a ricostruire l’inferno domestico vissuto dalla straniera, iniziato subito dopo la nascita della figlia che oggi ha solo un anno. Il marito-padrone pretendeva un primogenito maschio e la nascita della femminuccia ha solo versato benzina sul fuoco, trasformando la vita della moglie in un incubo. Non poteva uscire di casa se non prima aver chiesto il permesso al marito, era rinchiusa in una specie di gabbia, costretta a subire le angherie di quel “padrone”. Picchiata, insultata e terrorizzata da quell’uomo che forse ogni giorno le faceva pesare – con le parole e con le botte – l’errore di aver messo al mondo una bambina. Eppure ora vuol tornare lui.

http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca_sardegna/2013/12/19/picchiata_a_cagliari_da_marito_padrone_dopo_vita_d_inferno_vuol_tornare_da_lui-6-346433.html

Vengano espulsi entrambi.

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