Roma: finti poveri ‘nomadi’ assistiti dal Comune – Inchiesta ilTempo

06-12-2013


 

Occupazioni di alloggi, che in alternativa vengono ceduti a terzi tramite affitto o vendita ai capi-clan, mancanza «di dati certi e aggiornati sugli effettivi legittimi assegnatari dei moduli abitativi» con conseguente «ostativa in caso di controlli sui soggetti non autorizzati», permanenza all’interno dei campi di numerosi nuclei familiari formalmente «decaduti» per reddito, finti poveri, ma che ancora beneficiano invece dell’assistenza del Campidoglio. Documentata la fitta rete di accampamenti abusivi (127) esplosi in città negli ultimi mesi, il dossier choc redatto a fine luglio dalla Municipale, da cui è partita la nostra inchiesta, rivela che l’anarchia regna anche in molti dei villaggi «autorizzati», Barbuta, Salone, Cesare Lombroso, Camping River, Castel Romano, Gordiani e Candoni, dove alla presenza di profili criminosi si associa l’oggettiva impossibilità di portare a termine i controlli, a partire da un banale censimento della popolazione residente.

 

I problemi nascono già al momento delle verifiche sui legittimi assegnatari degli alloggi. Ad aprile, ricordiamo, in seguito ad un’operazione congiunta che aveva coinvolto anche la GdF, erano stati smascherati 88 nomadi «Paperoni», residenti nei villaggi e sequestrati 10 milioni di euro. Ha fatto ancora più discutere la conseguente sospensiva decisa dal Tar del Lazio, adito dai rom in quel caso di via Salone, con cui si è congelato il provvedimento di allontanamento disposto dal Comune. Non si è trattato, in realtà, di un episodio isolato. Anche a settembre, sempre il Tar si è espresso su una situazione analoga – un inquilino di Castel Romano stando alle indagini delle forze dell’ordine intestatario di almeno 12 veicoli tra Porsche, Bmw e Mercedes – concedendo infine la sospensiva e dunque all’uomo di restare all’interno del villaggio. In entrambe le circostanze la burocrazia ha «salvato» i nomadi, almeno temporaneamente. Tra vizi di procedura, riformulazione delle richieste di allontanamento, per via Salone si è dovuta attendere un’altra pronuncia, e anche nel caso di Castel Romano l’iter è ripartito daccapo: per evitare «vittorie facili» ai nomadi che si sono rivolti ai giudici si sono approfondite le indagini, ripresentando un ulteriore provvedimento di allontanamento che però, anche questo, può essere «legittimamente» oggetto di contestazione. Insomma un lavoro immenso, per le forze dell’ordine, e troppo lungo per garantire casa a chi invece ne avrebbe diritto. Ora, diversi nuclei familiari sono stati allontanati, non tutti: «Risultano ancora numerosi gli assegnatari in carico ai servizi sociali di Roma Capitale pur essendo stato accertato che dispongono di beni di ingente valore economico – scrive la municipale nel suo report – In alcuni casi il Dipartimento XIV ha completato le procedure amministrative per la revoca delle assegnazioni ma i soggetti risultano ancora all’interno». Gli sgomberi, quindi, continueranno.

 

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