Prese le belve albanesi di Calziocorte

10-03-2013

Lecco, – Le belve che nel giro di una settimana hanno messo a segno tre brutali rapine a Calolziocorte sono state fermate. Si tratta di Fatmir G. e Bekim D. di appena 19 anni e Devis G. di 23, tutti abanesi e tutti insospettabili, perché incensurati. Li hanno fermati sabato scorso a Carnate i carabinieri della Compagnia di Vimercate, alle dipendenze del capitano Marco D’Aleo, mentre cercavano di rubare una Fiat Idea posteggiata lungo la strada al termine dell’ennesimo furto. I militari del Comando provinciale di Lecco, che li avevano già identificati, attendevano solo che commettessero un passo falso per bloccarli.

I tre, arrestati insieme a un quarto complice che tuttavia sembrerebbe non centrare nulla con i raid nell’hinterland lecchese, sono stati trovati in possesso di tutto il necessario del perfetto scassinatore, ma anche di una pistola modello Beretta, un’arma caricata a salve ma identica a quelle vere, la stessa utilizzata per esplodere un colpo d’avvertimento durante la prima irruzione compiuta nel tardo pomeriggio di sabato 16 febbraio.

Gli investigatori, guidati dal tenente colonnello Marco Riscaldati e del suo vice Alessandro Giuliani, hanno tuttavia in mano anche parecchi altri elementi per ritenere che si tratti proprio dei “loro” uomini: stessa semiautomatica appunto, medesimo modus operandi, descrizioni simili, riconoscimenti da parte delle vittime, impronte digitali, filmati di telecamere e dna, per il quale si attendono conferme da parte degli specialisti del Racis di Parma, il Raggruppamento investigazioni scientifiche.
Il profilo genetico sarebbe stato estrapolato grazie a diverse tracce biologiche repertate sulla Fiat Panda rossa razziata all’ultima “preda“, l’operaia 62enne Anna Maria Pia, aggredita e picchiata a sangue nella propria abitazione popolare di via Camillo Benso conte di Cavour mentre stava dormendo. L’utilitaria è stata recuperata nei pressi di Monza nemmeno un giorno e mezzo dopo che è stata fatta sparire e a bordo c’era ancora parte della refurtiva delle varie incursioni.
Determinanti si sono rivelati anche i filmati realizzati grazie agli occhi elettronici posizionati in vari punti durante il tragitto compiuto dai banditi in fuga. Gli operatori del 112 hanno analizzato ore e ore di video. Ma hanno tenuto d’occhio e monitorato anche numeri di cellulari e le celle agganciate dai cellulari. “Un lavoro incessante e certosino”, lo ha definito il numero uno dell’Arma lecchese. Il quale ha pure annunciato che tuttavia le indagini non sono ancora concluse, perché gli immigrati probabilmente sarebbero i responsabili di altri episodi analoghi.
“E’ stata fornita una risposta pronta, tempestiva e ferma a chi commette reati – ha sottolineato il Procuratore della Repubblica di Lecco Tommaso Buonanno -. Nessuno può pensare di rimanere impunito. Questa gente ha destato allarme sociale, utilizzato armi sebbene fine ed è ricorsa alla violenza”. I tre sono adesso in carcere al Saquirico di Monza. Devono rispondere di rapina aggravata, tentata rapina, lesioni gravi e sequestro di persona.

Quando le hanno annunciato che le tre “belve” che la notte del 21 febbraio l’hanno assalita nel proprio appartamento, picchiata a sangue e legata al letto, sono state prese, ha tirato un sospiro di sollievo. A comunicare la bella notizia ad Anna Maria Pia, la 62enne vedova di Calolziocorte, ultima vittima dei brutali assalti in paese, è stato direttamente il maresciallo Fabio Marra, comandante della stazione locale dei carabinieri.

“E’ finito un incubo, per me e per tutti – commenta l’operaia -. Ringrazio di cuore i militari di Calolzio e di Lecco che mi sono stati vicini e che hanno risolto il caso, hanno svolto un lavoro incredibile”. Altro al momento l’operaia malmenata nella sua abitazione di via Cavour, un alloggio popolare, non vuole aggiungere. Non si è ripresa completamente dallo choc ed è affaticata. I segni del brutale pestaggio le bruciano ancora, ci vorranno almeno un’altra trentina di giorni perché le lesioni alle quattro costole che quei criminali le hanno fratturato si rimarginino completamente e dovrà sottoporsi a continui controlli oculistici per l’occhio che le hanno quasi fatto schizzare fuori dalle orbite. Più tempo sarà necessario per le cicatrici psicologiche, ammesso che possano mai rimarginarsi.
Ma almeno è stata dimessa dall’ospedale e adesso si trova a casa, non la sua però. Ha bisogno di assistenza e ha preferito trasferirsi dalla figlia, perché non se la sente di tornare subito in quel posto dove ha temuto veramente di morire di morire massacrata di botte. “Mia madre non ama molto ricordare quello che è successo – riferisce il figlio Emanuele Cruciani, 37enne di Caprino Bergamasco -. Sono molto felice che i colpevoli siano in cella, per lei innanzitutto, ma anche per tutti i cittadini, perché quelli erano dei cani sciolti che avrebbero potuto colpire ovunque e probabilmente sarebbero entrati in azione di nuovo se non fossero stati fermati subito. Si tratta di sprovveduti e per questo di gente imprevedibile e pericolosa, capace di tutto. Non riesco a capacitarmi di quello speravano di ottenere o pensavano di trovare…”.
L’auspicio è che i giudici non vanifichino gli ottimi risultati conseguiti a tempo di record dagli investigatori e dagli inquirenti: “Devono pagare e pagare caro, scontare tutto ciò che hanno commesso; in teoria rischiano decenni di carcere ma so che si tratta di giovani incensurati e quindi avranno sconti di pena, ma vorrei che la condanna che infliggeranno loro sia veramente esemplare perché hanno rapinato, picchiato, derubato e sequestrato almeno quattro persone, compresa mia mamma”.

http://www.ilgiorno.it/lecco/cronaca/2013/03/10/856683-calolzio-belve-arrestate-oggi-finisce-incubo.shtml

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