Stupratore kosovaro ai domiciliari, il governo Monti applaude

14-01-2013


Se fosse in vigore la legge targata Pd, questo crimine sarebbe stato commesso da "italiani"

Il ministro della Giustizia, la montiana Severino, difende la scelta della procura di non tenere in galere lo stupratore della 24enne incinta.

“Comprendo le tensioni perchè il caso è terribile, orrendo, aggravato ancor di più dallo stato di gravidanza della giovane vittima – ha spiegato la Guardasigilli – allo stesso tempo bisogna ricordare che il nostro codice prevede da sempre che si possa attendere la sentenza in carcere o ai arresti domiciliari, è una scelta tecnica del giudice”.

Appunto, una scelta che poteva e non poteva prendere, e che ha vergognosamente preso.

“Abbiamo applicato le norme del Codice di procedura penale”, ha spiegato nei giorni scorsi il procuratore Francesco Dettori facendo presente che le linee del Codice di procedura penale impongono certe linee di comportamento “Sono linee di operatività imprescindibili – ha continuato – bisogna capire che il pm non è un accusatore puro e semplice, ma è anche il tutore della legalità. Il Codice va utilizzato come si deve, non possiamo essere asserviti alle reazioni più o meno razionali dell’opinione pubblica. Nemmeno noi magistrati possiamo essere al di sopra della legge”, bizzarro, da parte di magistrati che interpretano sempre la legge a modo loro per favorire delinquenti e immigrati.

E’ vero che la Consulta – vergognosamente – un paio di anni fa giudicò incostituzionale la legge Maroni che imponeva il carcere per tutti gli stupratori, ma il Pm, se pensa vi sia pericolo di fuga o di inquinamento prove – e sappiamo come lasca sia l’interpretazione di queste eventualità – può decidere per il carcere. Il Pm non l’ha fatto, inutile cerchi scuse. La responsabilità è sua, sig. Francesco Dettori.

Nel frattempo il legale di Romaj è pronto – come da noi anticipato ieri notte – a chiedere il cambio di domicilio dopo che sabato sera, sotto la casa dell’immigrato kosovaro, si era raccolto un gruppo di duecento persone infuriate che avevano giustamente lanciato fumogeni, bottiglie e altri oggetti contro l’abitazione.




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