A questo fine viene allegata una foto recente di Calevo: capelli ricci corti, barba rada, occhi verdi. A parlare di un contatto con i rapitori, per quanto «evanescente», era stata la Dda di Genova. Un contatto avvolto dal mistero e sul quale dopo le dichiarazioni della famiglia è nato un giallo, anche se un amico della sorella di Andrea lo ha confermato, precisando però: «non lo definirei sostanziale». Il sequestro ha ancora molti lati oscuri. I carabinieri del Ros e l’Arma territoriale, supportati dallo Sco e dalla polizia oltre che dalla Guardia di finanza, stanno cercando di mettere insieme il difficile puzzle di una vicenda che ha ancora i contorni troppo sfumati per dare certezze.
Villa Calevo, alture di Lerici: già dal primo mattino amici e familiari vanno e vengono con visi tristi e qualche lacrima trattenuta a stento. C’è Francesco, l’amico della sorella di Andrea e c’è Ines, la fidanzata spagnola dell’imprenditore spezzino. C’è don Luigi Vegini, parroco di Romito Magra, che si offre come ostaggio al posto di Andrea e organizza una veglia di preghiera in parrocchia. E ci sono la mamma, Sandra Podestà e Laura, la sorella dell’imprenditore. È Francesco che conferma il contatto: «c’è stato, non so dire quanto importante ma c’è stato». Intanto in una sala della villa si riuniscono il comandante del Ros di Genova, maggiore Paolo Storoni, la mamma e la sorella di Andrea. «Sono cautamente ottimista – ha detto Francesco – chi volete che possa far male ad Andrea? È un ragazzo buono». Lo dicono tutti: anche gli operai della Calevo & figli di Romito Magra: «è un ragazzo eccezionale, Andrea. E queste per noi sono ore di ansia e disperazione – affermano prima di entrare per il turno – speriamo che finisca presto e bene».
Le indagini. A sequestrare Andrea è stata una banda dell’est specializzata in sequestri mordi-e-fuggi. Non hanno telefonato per mettersi d’accordo sul riscatto, ma si sono accordati prima, durante le fasi del sequestro, con la madre. A lei avrebbero detto: «non ti preoccupare, te lo riportiamo presto». Ma questa è stata la frase finale della trattativa. Il Ros e l’arma territoriale lavorano senza soluzione di continuità: viene sentita in serata anche la madre, su alcuni particolari forniti durante la prima deposizione. «In questa indagine i particolari sono fondamentali – dicono gli investigatori – anche quelli che sembrano meno importanti. Sono ore delicatissime e il silenzio è importante per un esito positivo». Ma le indiscrezioni sulle indagini escono lo stesso: l’incrocio dei dati delle porte Telepass forniti dalla società Autostrade indicano che l’Audi sulla quale quella sera sono partiti i sequestratori e l’imprenditore ha viaggiato in autostrada da Sarzana a Viareggio, e da qui ancora alla Spezia e poi a Vezzano, per finire nel fiume Magra.
Quella macchina non ha fornito molte indicazioni agli inquirenti: a bordo sono stati trovati abiti probabilmente appartenenti ad Andrea. Nessuna macchia di sangue, finestrini tutti chiusi a parte uno, quello del passeggero anteriore, leggermente abbassato. Vengono incrociati anche i dati delle celle telefoniche fin da una settimana prima del sequestro. E vengono analizzate anche le condizioni patrimoniali del giovane, i suoi contatti in ambito extrafamiliare. Nulla è lasciato al caso. Ma gli investigatori sanno che è necessario fare in fretta e che le prossime ore possono essere determinanti.
http://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/imprenditore_rapito_lerici_calevo_riscatto/notizie/238957.shtml
Usano il confine che non esiste più, come una porta girevole.
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