Il “richiamo della foresta”. Touadi (Pd): l’Italia intervenga in Congo

12-06-2012

La notizia che riportiamo è la dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, di come dare la Cittadinanza ad un immigrato, non solo è demenziale e autolesionistico, ma non trasforma quell’immigrato in Italiano.
Come mai, infatti, un Parlamentare italiano si occupa del Congo? Il motivo è semplice, è Congolese. Ma se è congolese e si interessa del suo Paese, non può essere Italiano e interessarsi al nostro. La sua è, e sarà sempre, una “lealtà” dimezzata.
E’ ovvio che al personaggio in questione interessa aiutare la propria gente, gli Africani, anche se questo può essere dannoso per l’Italia.
Ma un parlamentare italiano dovrebbe avere come unico interesse il bene dell’Italia che, invece, il sig. Touadi mette in secondo piano chiedendo un intervento diretto nel vespaio dell’Africa Centrale.
Pensiamo ad un possibile scenario e analizziamo come potrebbe comportarsi uno come Touadi.
In Congo la situazione precipita e l’Onu chiede all’Italia l’invio di mille soldati. Cosa farebbe, in questo caso il “nuovo italiano”, seguirebbe l’interesse dei propri simili votando l’invio di soldati italiani per salvare degli Africani, o quello italiano, votando contro per non mandare degli Italiani al massacro?
Di questo parliamo, quando diciamo che un immigrato non è, e mai sarà, Italiano.

Il depuato Pd ha presentato un’interrogazione al Ministro degli affari esteri

Jean-Léonard Touadi, deputato Pd  e scrittore originario della Repubblica del Congo, ha presentato oggi un’interrogazione al Ministro degli affari esteri, proprio rigurado agli ultimi sviluppi nella regione africana. Come scrive infatti lo stesso Touadi «la situazione nella Repubblica Democratica del Congo si è gravemente deteriorata negli ultimi mesi, a seguito degli scontri tra le forze armate della Repubblica Democratica del Congo e le milizie del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cdnp), in particolare nei territori di Rutshuru e Masisi».

Il Paese centrafricano infatti, in preda ad una ventennale instabilità nelle regioni dell’est, vede il protrarsi di conflitti armati alimentati dagli interessi delle multinazionali per le importantissime risorse minerarie del suo sottosuolo (oro, rame, diamanti e coltan).  Per il deputato «a destare maggiore preoccupazione è la situazione umanitaria nel Nord Kivu dove gli scontri armati hanno determinato spostamenti massicci delle popolazioni, verso la città di Goma (20.000 persone registrate dal 29 aprile), verso il Ruanda (oltre 8.000 rifugiati a partire dal 27 aprile) e l’Uganda (30.000 rifugiati nel mese di maggio). Secondo i dati ufficiali (UNOCHA) più di 74.000 profughi si stanno spostando dai territori di Lubero, Masisi e Rutshuru, zone del conflitto, verso territori limitrofi.

Agli scontri nel territorio di Rutshuru si aggiungono quelli tra le forze regolari e altri gruppi armati nel territorio di Walikale; le milizie del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cdnp) – legate al generale Bosco Ntaganda, per il quale la Corte penale internazionale ha spiccato un mandato di arresto per crimini contro l’umanità per reclutamento di bambini soldato – sono uscite lo scorso aprile dai ranghi dell’esercito regolare nel quale erano state incorporate dopo gli accordi di pace del 2009».

A confermare il precipitare della situazione anche il rapporto dell’organizzazione Human Rights Watch, pubblicato il 4 giugno 2012, in cui si spiega che l’ammutinamento sarebbe stato organizzato con il sostegno di ufficiali dell’esercito ruandese, che avrebbero dato armi, munizioni e rifugio a Bosco Ntaganda e alle sue milizie.

«Il 5 giugno 2012», continua Touadi, «François Rutugiza, alto esponente nazionale per la difesa del popolo (Cdnp) e ministro della giustizia nel governo provinciale del Nord Kivu, ha annunciato che l’ala politica del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cdnp) ha rotto con la maggioranza presidenziale, coalizione a sostegno del presidente congolese Joseph Kabila. Dunque, oltre all’ala militare della Cdnp, anche la sua ala politica è entrata in dissenso con la maggioranza presidenziale, destabilizzando nuovamente la provincia, in preda a scontri, confusione e violenze a catena di cui sono protagonisti vari gruppi armati» Non solo. A complicare il quadro politico e militare nel paese africano, è apparso di recente sulla scena anche un nuovo gruppo armato, il Movimento del 23 Marzo (M23), guidato dal colonnello Sultani Makenga, anche lui membro del Cdnp, il quale rivendica nuove trattative con il Governo per completare la realizzazione degli accordi di pace firmati il 23 marzo 2009 a Goma. «Nonostante le dichiarazioni di indipendenza da Bosco Ntaganda», spiega il deputato, «dietro la nuova formazione potrebbe nascondersi una diversa strategia messa in atto dallo stesso Cndp volta ad ostacolare l’arresto di Bosco Ntaganda e a mettere il Governo congolese in ulteriori difficoltà, in vista di nuove rivendicazioni militari e politiche».

Contemporaneamente, i ribelli ruandesi delle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda – FDLR (originariamente costituita da ruandesi coinvolti nel genocidio e nei massacri del 1994) hanno intensificato i loro attacchi contro la popolazione massacrando, negli ultimi mesi oltre 250 persone (secondo i dati pervenuti alla «Rete pace per il Congo»). Touadi non ha dubbi, «la minaccia delle FDLR è estremamente pericolosa per la popolazione locale; fonti della società civile, dei volontari e dei missionari presenti nel Paese, hanno denunciato ripetute violenze contro la popolazione in alcune aree della regione, con distruzione di campi e raccolti, violenze sfociate anche nell’assassinio del comandante di polizia del villaggio di Bulindi e di sua moglie, ad opera della ribellione delle FDLR».

Ad oggi sarebbero almeno 51 i combattenti di nazionalità ruandese consegnatisi alle autorità congolesi che, con le testimonianze sulle modalità del loro reclutamento, confermerebbero le tesi, già ben radicate, secondo cui l’origine e la causa della costante insicurezza nella regione risiederebbe nelle azioni di ingerenza di milizie ruandesi nel territorio congolese. L’acuirsi dei combattimenti, sottolinea il politco Pd, «ha aggravato anche le condizioni sanitarie del Paese, colpito negli ultimi mesi da un’epidemia di colera, che colpisce soprattutto i bambini: sono oltre mille i casi accertati di colera, a partire dal primo gennaio del 2012, secondo un recente rapporto reso noto dall’Oms a Brazzaville. Anche la situazione umanitaria continua a destare allarme per le pesanti violazioni dei diritti umani, in particolare delle esecuzioni sommarie, delle violenze sessuali sistematiche e del reclutamento e impiego di bambini soldato da parte dei gruppi armati».

Alla luce della gravità del contesto politico e del repentino precipitare della situazione Jean-Léonard Touadi chiede al Ministero «quali iniziative urgenti intenda assumere il nostro Paese di fronte all’aggravarsi della situazione di conflitto nella Repubblica Democratica del Congo, sia a livello bilaterale che multilaterale». Secondo il deputato di origini congolesi sarebbe il caso di «valutare la possibilità che la diplomazia italiana si attivi per la costituzione di un corridoio umanitario in grado di facilitare gli aiuti e la protezione dei civili; sostenere in sede internazionale un adeguamento e un rafforzamento del mandato della missione militare delle Nazioni Unite MONUC, per garantire con maggiore efficacia il mantenimento della pace e la tutela delle popolazioni civili vittime del conflitto, di fronte al mutato quadro del Paese; e infine che l’Italia si faccia promotrice di un’iniziativa internazionale che favorisca il dialogo, la pace e la stabilità nella regione dei Grandi Laghi».

http://www.vita.it/news/view/120957

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