​Tunisino aggredisce agente: ​”Sei morto, qui comando io”

24-05-2017


il Giornale
Tunisino assalta poliziotto: “Sei morto, togliti la divisa. Qui …
il Giornale
“Spegnete quel cazzo di lampeggiante che state a casa mia e qua comando io”. Non sono le parole di un comandante di pattuglia a qualche suo subortinato, ma la follia di un immigrato tunisino di 22 anni che ha aggredito, insultato e minacciato due poliziotti intervenuti a Rimini per arrestarlo.

La vicenda ha dell’assurdo e dimostra la totale prepotenza che spesso hanno gli stranieri nei confronti delle nostre forze dell’ordine. Riavvolgiamo il nastro. È la notte tra lunedì e martedì quando due agenti della questura di Rimini ricevono la segnalzione di una donna, madre della fidanzata del tunisino. La signora temeva l’uomo avesse sequestrato e aggredito sua figlia. In un primo momento, i poliziotti chiamano al cellulare la giovane, sperando così di far ragionare il compagno violento. Niente da fare: la telefonata viene interrotta bruscamente dai modi maneschi dell’uomo, che le impedisce di parlare con le autorità imprecando e insultando. E infatti, scrive RiminiToday, quando i due agenti arrivano sul posto trovano l’uomo e la giovane seduti sul muretto di fronte alla casa. Alla vista della voltante, il 22enne cerca e poi inizia a ricoprire di insulti gli agenti. “Spegnete quel cazzo di lampeggiante che state a casa mia e qua comando io”, urla l’immigrato, come riportato da altrimini.it. E poi minaccia uno dei due poliziotti: “Togliti la divisa, finocchio napoletano – urla – sei un uomo morto”.

Sul posto nel frattempo arrivano i genitori del giovane. La madre tenta di far ragionare il figlio, mentre il padre gli dà man forte nella sua resistenza agli agenti. Quando i poliziotti afferrano il 22enne per ammanettarlo, il padre 46enne prende la rincorsa, strattona il figlio per sottrarlo all’arresto e poi scaglia una ginocchiata contro il poliziotto. Entrmbi, ovviamente, sono stati arresati per violenza e resistenza a pubblico ufficiale e ieri sono comparsi di fronte al giudice per il processo per direttissima.

EVIDENZA, Rimini

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